Fedeltà, Lucrezia Guidone e Michele Riondino: “Noi per primi siamo stati spettatori di questa storia” (Video)
Abbiamo intervistato i protagonisti di Fedeltà, serie tratta dal romanzo di Marco Missiroli: ci hanno racconto il fascino e le difficoltà della serie
I due protagonisti di Fedeltà sono Michele Riondino e Lucrezia Guidone, ma per chi guarderà la miniserie Netflix in uscita da oggi, lunedì 14 febbraio 2022, diventeranno Carlo e Margherita. I due attori, che guidano il cast della serie italiana, hanno prestato il proprio volto ai personaggi con cui Marco Missiroli ha dato vita al suo romanzo, ora trasposto sul piccolo schermo dai registi Andrea Molaioli e Stefano Cipani.
Non tutti, però, avranno letto il libro: abbiamo quindi chiesto ai due attori protagonisti di Fedeltà di raccontarci chi sono i loro personaggi. “Carlo è uno scrittore che ha avuto la fortuna di vedere il suo primo romanzo vincere dei premi importanti”, ha esordito Riondino. “Ha delle aspettative verso se stesso, ma soprattutto ce le hanno gli altri. Ma queste aspettative restano tali per tanto tempo: intanto è diventato un ottimo insegnante. E’ un personaggio che si fa tante domande su se stesso da un punto di vista professionale ma anche più personale, in relazione alla coppia”.
Missiroli ha seguito la lavorazione alla serie, ma senza mai mettere mano alle decisioni di autori e registi: “Devo dire che ci ha dato grande libertà”, prosegue Guidone. “Ci è venuto a trovare sul set in maniera amichevole, è stata una presenza discreta”.
A proposito della relazione che c’è tra libro e serie tv, Riondino ha voluto specificare che “per chi ha letto il libro la serie sarà una rielaborazione del romanzo. E’ un approfondimento rispetto a piccole parti del romanzo; altri aspetti sono rimasti fuori: la serie è abbastanza indipendente”.
Di questo è convinta anche Guidone, secondo cui lavorare come è stato fatto al racconto: “era l’unico modo per approcciarsi ad un romanzo di grande successo (Fedeltà il vinto il Premio Strega Giovani nel 2019 ed è stato finalista al Premio Strega, ndr), è difficile sostituirsi all’esperienza del lettore”.
Nello scrivere la sceneggiatura, Alessandro Fabbri ha ammesso di aver dovuto lavorare con l’impalpabilità dei temi affrontati nel romanzo: la fedeltà verso gli altri, certo, ma anche e soprattutto quella verso noi stessi ed i compromessi a cui andiamo incontro. Il cast ha incontrato la stessa difficoltà?
“Noi siamo stati mediatori di questo passaggio”, ci ha rivelato Riondino, “il lavoro di scrittura non si è mai interrotto, dalla prima lettura fino alla messa in scena, si è sempre modificato qualcosa, anche considerando l’aspetto interpretativo. E’ stato molto un lavoro di connessione tra i vari reparti”.
Prima di salutarli, non abbiamo potuto non chiedere a Guidone e Riondino se loro per primi sono riusciti a resistere alla tentazione di giudicare i comportamenti dei propri personaggi (e se vedrete la serie, vi renderete conto che non è affatto facile non avere una propria opinione)… “Io ho cercato di resistere”, ci ha detto Guidone, “soprattutto nella prima parte della serie… Però spesso mi chiedevo ‘Ma come fa a fare così?’, io avrei fatto molto peggio (ride, ndr)!”.
Anche Riondino ammette che non è stato semplice non giudicare:
“Noi per primi siamo stati gli spettatori di questa storia. Per interpretare questi personaggi abbiamo dovuto per forza mettere da parte la nostra esperienza ed attitudine a reagire a certe situazioni. E’ stata la parte più interessante ma anche più difficile: costruire un personaggio a partire dalla reazioni che io stesso potrei avere in quel contesto”.