Bruno Barbieri sperimenta il docufilm: “‘Sosia’ è un viaggio nell’anima ed è una scommessa che mi fa felice”
Un docufilm tra noir e psicanalisi: con “Sosia – Le vite degli altri” Bruno Barbieri sperimenta, con entusiasmo, anche il cinema.
Che Chef Bruno Barbieri ami sperimentare, pur rimanendo con i piedi ben saldi nella tradizione, lo sa bene chi lo segue da anni in tv e anche chi magari lo segue da poco sui social: proprio in questi giorni, peraltro, ha raggiunto un milione di followers su Tik Tok, dimostrando così di aver fatto breccia anche nel mondo dei giovanissimi. Un risultato non scontato, così come non era scontato che Barbieri si mettesse ancora in gioco su un terreno particolare come quello della narrazione cinematografica. Lo fa con Sosia – La vita degli altri, docufilm diretto da Salvo Spoto e prima co-produzione cinematografica di Realize Networks, nata da un’idea dello stesso Spoto e di Barbieri durante un viaggio in Giappone e in onda questa sera, mercoledì 9 febbraio, alle 20.10 su SkyUno e in streaming su NOW, e sempre disponibile on demand. A raccontarci, però, genesi e anima di questo progetto che si snoda tra psicanalisi e leggerezza, capace di mescolare i toni del noir e del grottesco, con uno sguardo profondo nella ‘tragica commedia’ di persone che vivono le vite degli altri a tal punto da non riuscire più a uscirne, è lo stesso chef, con un entusiasmo neanche lontanamente paragonabile all’assaggio di una Bernaise ben realizzata a MasterChef Italia.
Battute a parte, l’entusiasmo di chef Barbieri per questo progetto è coinvolgente. Abbiamo avuto il piacere di parlare con lui di questo suo nuovo debutto, che lo vede non più davanti alle telecamere – ormai familiari per MasterChef Italia o 4 Hotel – né davanti alla webcam con cui ci ha fatto compagnia durante il lockdown. Ora lo chef è davanti a una macchina da presa, anch’egli in un ruolo ‘altro da sé. Un gioco di doppi, di identità frammentate e moltiplicate, che Sosia – La Vita degli altri esplora con uno sguardo inedito; raccontati spesso come ‘fenomeni da baraccone’, come freak da articolo di colore a margine di grandi eventi collettivi – e come si fa a non pensare ai carpet del Festival di Sanremo -, qui invece i sosia sono visti nella loro difficile condizione di ‘prigionieri’ di se stessi, della voglia di essere qualcun altro, del bisogno di essere riconosciuti e apprezzati. Una dimensione complessa che Barbieri esplora col piglio da ‘indagatore’ della fragilità della psiche, ma con quella curiosità anche ingenua, bonaria, affettuosa che permette di far luce, in maniera non banale e in modo diverso dal solito, a un fenomeno spesso liquidato con troppa superficialità.
Ma chi meglio dello chef può raccontarci cosa sia Sosia e come ha vissuto questo suo ruolo multiplo che lo ha visto attore, scrittore, imitato e originale e magari per qualcuno anche ‘copia’ dell’originale.
Chef, si direbbe che in cucina e nei media le piaccia sperimentare. Com’è nato questo ‘Sosia’?”
Come una scommessa. Avevo già ‘assaggiato’ il cinema con un cameo nella serie In Treatment, con Sergio Castellitto e devo dire che lì mi si è accesa proprio una lampadina: mi è piaciuto da morire. E così ho colto subito questa occasione arrivata davvero per caso.
Un docufilm dalle tinte noir, ma non sembra facile ‘inquadrare’ questo prodotto: può aiutarci?
Intanto posso dire che è un bellissimo lavoro e sono molto contento di averlo fatto (e la voce tocca corde davvero entusiaste). Mi ha davvero preso, al di là dell’esperienza del set. Mi ha preso proprio psicologicamente: è una storia intrigante perché racconta le storie di persone comuni che entrano, quasi si impossessano dell’anima di personaggi famosi, diventando loro in tutto e per tutto. Ascoltiamo le storie di chi vive con le sembianze di J-Ax, Francesco Gabbani, ma anche di un Freddie Mercury ormai ‘invecchiato’, di Monica Bellucci e c’è anche chi interpreta ‘me’…
Vedremo doppio, quindi? Ha incontrato il suo sosia?
Non l’ho incontrato, ma lo abbiamo ascoltato: e devo ringraziare Antonello Rossi, perché ha raccontato una storia davvero incredibile. Così come incredibile, ad esempio, è la storia della ‘sosia della Bellucci’, che in passato è stata la sosia di altri tre personaggi, anche di Scialpi. Si capisce come dietro ci sia molto di più dell’ammirazione per un personaggio, della somiglianza. Ed è quel qualcosa che vogliamo ‘indagare’.
L’aspetto centrale, quindi, è capire fino a che punto la loro identità è compromessa dalla ricercata somiglianza ad altri…
E infatti l’anima ‘noir’ è proprio nel domandarsi “Ma alla fine chi sono? Riusciranno a liberarsi? Riusciranno a tornare indietro?”. Il paradosso è che spesso raccontano di essere prigionieri, ma alla fine le chiavi per la libertà ce le hanno loro. Ma non è facile ‘essere se stessi’. Sai, alla fine hai a che fare con persone che ormai non sanno più se la gente li saluta perché li conosce o perché riconosce il loro personaggio. E ha anche un retrogusto molto amaro perche alla fine si tratta di persone che non sanno più chi sono.
Una dimensione questa del doppio, del tunnel dal quale è faticoso tornare indietro, della dipendenza psicologica ed emotiva che raramente si associa al racconto mediale del sosia, solitamente giocato sulla ‘bizzarria’, sull’estrosità…
In questo il regista Salvo Spoto è stato molto bravo a entrare nelle storie dei singoli con un taglio quasi psicoanalitico davvero molto profondo. Poi l’abbiamo girato in Pandemia: è stato un lavoro lungo un anno, con mille difficoltà dovute anche all’andamento dei contagi. Ma ne è decisamente valsa la pena.
Storie di vita sempre al limite tra fiction e realtà, un po’ come il suo ruolo nel film, in cui in fondo rappresenta sé ma in una chiave diversa. Ma che ruolo interpreta di preciso?
Non voglio svelare troppo, perché anche questo fa parte del racconto. Diciamo che mi trovo a indagare nei meandri di queste storie e di queste anime complicate. L’ho fatto anche collaborando alla scrittura, ma questo è davvero un lavoro collettivo, fatto di tante persone che hanno fatto un lavoro stupendo.
La sento davvero entusiasta…
Io sono davvero felice di questa esperienza perché è un lavoro bellissimo, che consiglio davvero di vedere, anche più volte perché ha tanti livelli di lettura diversi. E’ un po’ come “La Grande Bellezza” perché va visto più volte per coglierne tutti gli aspetti. Un documentario con i colori del thriller psicologico e del noir non è una cosa comune. E poi è autoprodotto: è la dimostrazione che se ci sono delle belle idee, delle idee forti, non c’è bisogno di budget stellari. E sono anche molto contento che Sky abbia subito accettato il prodotto e lo abbia fortemente voluto. Hanno visto il film, è piaciuto e lo hanno voluto per il loro pubblico: anche questa è una cosa che mi ha fatto felice, perché è stato il riconscimento dello sforzo e del lavoro fatto da tutta la squadra.
Come si dice in cucina, quando c’è la ricetta buona…
Esatto! Quando c’è la mano, quando c’è un’idea si può fare un piatto stellato senza per forza avere budget milionari.
E visto che con le ricette ‘se la cava’, ne ha già qualcun’altra in cantiere? C’è qualche altro progetto fictional, tv o cinematografico, al quale sta lavorando?
Beh, tocchi un bel tasto (sorride). Dico solo che sto scrivendo una nuova cosa… Vediamo cosa succederà. Del resto io sono una persona che ha sempre ‘fame’, ho sempre voglia di cose nuove. E questo è anche un modo per proseguire il mio percorso con Sky in modi diversi.
E a proposito di percorsi e di Sky, MasterChef Italia 11 sta procedendo verso la finale e siamo in attesa di nuove puntate di 4 Hotel…
Sì, stiamo girando la nuova stagione di 4 Hotel e stiamo facendo su e giù per l’Italia, un po’ al Nord e un po’ al Sud. Devo dire che sono davvero molto contento di come sta andando questo programma, nel quale, con Sky, ho creduto da subito. Credo che sia davvero un bellissimo programma. Certo, si può fare sempre meglio, per l’amor di Dio, ma quel che trovo importante è raccontare una bella storia italiana, quella dell’hotellerie, che meritava di essere portata alla ribalta, di essere mostrata nella sua bellezza, anche ‘ripulita’ se vuoi da tanti pregiudizi. E poi è un modo per far vedere e conoscere tantissime bellezze dell’Italia, che ha bisogno davvero di ripartire.
Diciamo che 4 Hotel è uno di quei programmi che insegna qualcosa allo spettatore: ormai negli alberghi verifico che ci sia il topper, storco il naso se trovo il runner…
Ecco, sì, questa cosa mi fa piacere. Sono quei piccoli dettagli che fanno la differenza e che stimolano anche gli albergatori a fare meglio. Ora stiamo facendo una vera e propria battaglia all’abuso della plastica. Sono tutte cose piccole che possono partire dal basso, ma che sono molto importanti. Sono i dettagli che fanno la differenza, nella professione ma anche nella nostra vita”.
E infatti sono i dettagli di vite comuni diventate multiple al centro di questa nuova avventura dello Chef Barbieri, stasera in onda alle 20:10 su Sky e in streaming su NOW, con la prima tv assoluta, “Sosia – La vita degli altri”. In bocca al lupo per tutto.