Myrta Merlino e quel suo libro sempre in mostra. Con evitabili autogol
A L’Aria che tira il libro di Myrta Merlino è perennemente protagonista. Citato e addirittura letto in diretta. Fino alla gaffe social
Uno scivolone. Involontario, ma pur sempre uno scivolone. Myrta Merlino pubblica su Instagram la foto di una promozione incrociata con Fabrizio Roncone, ma non si accorge che nel ledwall alle spalle vengono proiettate a tutto schermo le immagini dalla camera ardente per David Sassoli.
Uno scatto realizzato durante la pubblicità, con la conduttrice che tiene per mano il libro del giornalista del Corriere (“Non farmi male”) e quest’ultimo che mostra l’ormai mitologico “Donne che sfidano la tempesta”.
Il contrasto tuttavia è evidente e, probabilmente non a caso, la storia viene ben presto rimossa dal profilo Instagram della padrona di casa de L’Aria che tira.
Se è altamente probabile che la Merlino non si sia accorta di ciò che accadeva alle sue spalle mentre era in posa, è lecito domandarsi come mai la foto sia stata ugualmente caricata sui social in un secondo momento.
Al di là dell’accostamento spiacevole, è proprio l’ultima fatica della Merlino a godere negli ultimi tempi di un’attenzione speciale. Perennemente depositato sul bancone, in mezzo a comunicati, scalette e agenzie, “Donne che sfidano la tempesta” è letteralmente onnipresente. La conduttrice lo sfrutta come ‘gancio’ per introdurre gli ospiti (“durante le presentazioni del mio libro ho conosciuto molte donne, alcune delle quali ho deciso di rincontrare”) e arriva persino a cederlo ai colleghi in studio, come nel caso di Alessandro Cecchi Paone, che martedì ha cominciato a sfogliare il volume nel corso dell’intervista all’infermiera Martina Benedetti. “Myrta, quando abbiamo letto la storia di Martina nel tuo libro abbiamo detto ‘è una storia terribile, ma finita’. Invece non è finita. Martina ci sta dicendo che questo libro avrà bisogno di un aggiornamento”.
Da capire se sia la strada più giusta o se magari sarebbe più opportuno un passo indietro. Per evitare che le autocelebrazioni si trasformino in clamorosi autogol.