L’ultima lezione di David Sassoli alla tv
David Sassoli e la sua ultima lezione alla televisione: la familiarità batte a mani basse la sovraesposizione
Il cordoglio sincero e praticamente unanime (salvo le immancabili idiozie che sporcano i social media anche e a maggior ragione durante una pandemia) per la scomparsa di David Sassoli ha tante spiegazioni. La più facile e forse evidente riguarda la carriera politica del Presidente del Parlamento europeo, che ha da subito scelto la strada della sobrietà e della pacatezza dei toni, sottraendosi alla battaglia dialettica di certi talk show.
Ma sulla percezione della gente comune ha certamente inciso il ricordo della carriera televisiva del giornalista David Sassoli, conosciuto dal grande pubblico per i suoi anni alla conduzione del Tg1, di cui è stato anche vice direttore. La presenza quotidiana nella fascia di maggiore ascolto sulla rete generalmente più vista e il ruolo sacro del mezzobusto del telegiornale della rete ammiraglia della tv di Stato sono dettagli non secondari, ma la sensazione è che qui la questione vada ben oltre elementi meramente tecnici.
Il tweet scritto poco fa da Luca Barra, professore associato all’Università di Bologna e penna di Link – Idee per la tv, descrive benissimo l’ultima lezione impartita, come al solito con eleganza e una certa dose di naturalezza, da Sassoli.
Una lezione che spiega la forza e l’incisività del mezzo televisivo (anche nell’era della società liquida e della crossmedialità) e allo stesso tempo la debolezza di certe carriere costruite a tavolino e/o sgomitando davanti alla famosa lucina rossa. Una lezione per chi fa la televisione, e per la televisione stessa, sempre troppo ossessionata dalla ricerca degli eccessi.