C’è posta per te: se i protagonisti perdono di spontaneità, c’è un problema
Essere un programma di successo, dai meccanismi oliati e dalle dinamiche ben precise, come C’è posta per te, può avere lati negativi.
C’è posta per te è sempre C’è posta per te, con i suoi protagonisti, le sue storie, le sue sorprese, i suoi tormentoni, i suoi tópoi e tutte le altre peculiarità che gli aficionados attendono di vedere ardentemente ogni anno, da venticinque edizioni a questa parte.
Il people show di Maria De Filippi, come scritto più volte in passato, è un rito e i riti televisivi, ma sostanzialmente i riti in generale, non temono la reiterazione anzi ne fanno un punto di forza, un mezzo attraverso il quale inserirsi tra le abitudini e i rituali degli italiani.
La forza del programma del sabato sera di Canale 5 sta anche nel lusso di non dover per forza partire con il botto, di non dover stupire a tutti i costi con effetti speciali, di potersi permettere anche una partenza in tono smorzato, com’è avvenuto stasera.
La prima puntata del 2022, infatti, al di là di qualche dettaglio scabroso contenuto nelle storie e della “novità” del COVID-19, entrato inevitabilmente anche nelle vicende, è stata tutt’altro che scoppiettante.
I programmi prodotti o condotti da Maria De Filippi appaiono tutti un po’ collegati tra loro.
Il ragionamento del rito televisivo, ad esempio, è facilmente attuabile anche con Temptation Island.
C’è anche il discorso della perdita di spontaneità dei protagonisti perché quando un programma televisivo si poggia su meccanismi oliati e su dinamiche che si ripetono con meccanica precisione, il rischio di imbattersi in persone che già sanno cosa fare e dire è altissimo ed è una variabile che non si può non considerare, in quanto va a compromettere la resa finale del programma (anche se al pubblico di oggi, ormai, puoi rifilare qualunque cosa che tanto abbocca ugualmente, come il GF Vip insegna…).
L’incognita di portare inavvertitamente in studio persone poco spontanee, ad esempio, riguarda strettamente anche Uomini e Donne e ancora Temptation Island (forse anche Amici…).
C’è posta per te: la prima puntata
Tornando a C’è posta per te, l’osservazione in questione nasce soprattutto dalla prima vera storia di questa nuova edizione.
Nella prima lettera, infatti, abbiamo visto la storia di un tradimento molto originale, un matrimonio interrotto a causa di un uomo che ha tradito la moglie con una propria parente, un “dettaglio” che ha reso l’ennesima storia di corna, comunque, diversa da quelle affrontate in passato.
La destinataria della lettera, però, improvvisamente, si è trasformata in un personaggio, con battute che hanno puntualmente scatenato il pubblico presente in studio, freddure, in alcuni casi, prive di genuinità.
Se i protagonisti perdono di spontaneità, c’è sempre un problema e a C’è posta per te, è la prima volta che questa costante si presenta così esplicitamente.
Perché finché il destinatario si rivolge alla conduttrice, chiedendogli puntualmente “Posso sapere cosa ti ha detto, Maria?” è un conto, ti fai una risata perché tutto rientra nel precitato discorso della liturgia, ma se, in studio, ci sono praticamente dei caratteristi, il programma perde un po’ della sua forza.
Riguardo ciò, non c’è una soluzione, è una variabile, è normale che chi lavora al programma punti innanzitutto su storie che abbiano risvolti inediti (e la priorità dovrebbe essere sempre questa).
Però, il problema della naturalezza è oggettivo e anche C’è posta per te, ormai, deve averci a che fare.
L’altro lato della medaglia dell’essere un programma (troppo) di successo.