Le fiction e l’identità di rete: il caso di Canonico su Tv2000
L’obiettivo di Tv2000, con Canonico, non sono gli ascolti, ma avere un prodotto originale che non tradisca le aspettative e che ne porti di nuovo
Fonte: Stefania Casellato
E’ partita il 14 dicembre scorso, senza particolari tam tam mediatici, ma con una copertura base, quella che giustamente si dà sempre alle nuove serie tv in arrivo sui nostri schermi. Eppure, Canonico ha una particolarità in più: è la prima serie tv prodotta da Tv2000 (dove va in onda dal lunedì al venerdì alle 19:30).
La decisione della tv appartenente alla Cei è stata quindi quella di buttarsi nel mondo della serialità con un prodotto che rispecchiasse i valori e la mission che da sempre Tv2000 persegue, sempre all’interno di un’ispirazione cattolica. E così, dopo programmi, talk show e varietà, il palinsesto aveva bisogno di quest’ultimo tassello. Era necessario? Assolutamente sì.
Lasciamo perdere per un attimo la trama ed il giudizio sulla serie, che resta fedele ai valori della rete e non ha nessuna intenzione di fare da rottura con il resto della programmazione: piuttosto, Canonico ci ricorda quanto il linguaggio delle serie tv sia importante non solo sul lato del racconto e lettura della società contemporanea, ma anche su quello più tecnico dei palinsesti e della fidelizzazione del pubblico.
Sappiamo bene che le serie tv hanno un potere che gli altri generi televisivi non hanno: sanno creare “dipendenza”, costringere il telespettatore a tornare più volte su quel canale ed a restarci. E, magari, lo invogliano a seguire anche gli altri programmi. Una strategia che sembra facile, ma che non lo è per niente: per funzionare, ci deve essere una linea editoriale che sia chiara, ovvero un’offerta costante e coerente che formi un target di riferimento ben definito.
Lo fanno tutte le reti tv: da Raiuno, le cui fiction sono sempre più familiari e rassicuranti (senza farsi mancare qualche titolo evento), a Raidue, a cui è consentito di sperimentare un po’ di più guardando ad un pubblico giovane; così come Canale 5 (il cui comparto fiction sappiamo essere da tempo al centro di un processo di rinnovamento) e Sky, che invece sta facendo delle proprie Originals una vera e propria colonna portante del suo catalogo. Per un breve periodo ci aveva provato anche La 7, collaborando proprio con Sky nella produzione di alcune serie (come la saga di 1990), salvo poi dedicarsi esclusivamente all’attualità.
Uno sforzo non indifferente dal punto di vista produttivo, dal momento che girare una serie tv costa molto di più di un qualsiasi altro programma: tra cast artistico e tecnico, location ed attrezzature, l’impegno è sempre notevole. Un impegno che, però, può dare i suoi frutti, se le serie sono pensate come ciliegina sulla torta di un palinsesto con una precisa identità.
Ecco che, quindi, comprendiamo meglio il caso di Canonico: a Tv2000 non interessa evidentemente fare il botto di ascolti. Piuttosto, l’obiettivo della serie con Michele La Ginestra è quello di fornire al pubblico della rete un prodotto in più, differente dagli altri già in onda, ma che non tradisca la propria linea. E che, appunto, convinca a tornare a sintonizzarsi anche il giorno successivo.
Canonico ha una trama semplice ma immediata, un cast giovane, non famosissimo (ad eccezione di Le Ginestra e Fabio Ferrari, mitico Chicco de I ragazzi della 3^ C qui nei panni del Vescovo) e soprattuto dei messaggi che si sovrappongono perfettamente al resto della programmazione di Tv2000. Il pubblico che già vi bazzicava avrà quindi trovato qualcosa di nuovo ma non eccessivamente nuovo, mentre tutti gli altri, facendo zapping, potrebbero restarne incuriositi.
Un esempio molto semplice, questo, per sottolineare quanto il ruolo del genere fiction nella tv italiana sia diventato sempre più importante nelle logiche di costruzione di un palinsesto e soprattutto di un’identità: non puoi definirti un canale tv se non hai in programmazione delle serie tv, ed a maggior ragione se offri una produzione originale il valore della tua proposta assumerà ancora più importanza a livello di immagine e messaggio. Mica poco, per quelle che sono “solo” delle serie.