A Casa Tutti Bene – La serie è l’apocalisse familiare secondo Muccino, tra impulsi ed emozioni: la recensione
Muccino rispetta i suoi valori ed il suo stile, regalando a Sky un family drama che tra impulsività ed emotività cattura fin dal primo episodio
Parte da un’espressione tipica del colloquiare, una di quelle che si sente spesso anche durante le feste, e la cui risposta a volte altro non è che una bugia, un modo per troncare conversazioni circa quel mondo che tanto amiamo e tanto ci può far soffrire quale è la famiglia. A Casa Tutti Bene – La serie segna il debutto in tv di Gabriele Muccino, che ha accettato la sfida di dirigere tutti ed otto gli episodi di questo racconto che rappresenta anche un’evoluzione per quanto riguarda gli Sky Originals.
A Casa Tutti Bene – La serie, la recensione
D’altra parte, il bello del genere family drama è proprio questo: raccontare entrambi i lati di una medaglia tramite le numerose ramificazioni che la trama consente di ottenere. Perché se vuoi raccontare la storia di una famiglia, non puoi limitarti ad un piccolo nucleo, ma devi esagerare. Da Brothers and sisters (di cui A Casa Tutti Bene potrebbe essere il degno erede italiano) a Six Feet Under ed il più recente Succession, passando per gli italiani Tutto Può Succedere, Una Grande Famiglia ed I Cesaroni, le famiglie raccontate in tv sono sempre allargate e numerose. Così come sono numerosi i loro guai.
Gabriele Muccino ci aggiunge ovviamente del suo: al di là della trama gialla che attraversa tutti gli episodi e che serve da collante per stuzzicare la curiosità del pubblico, il suo tocco lo si nota nei piani sequenza che fanno ballare la macchina da presa con i personaggi e nei confronti tra mariti e mogli e tra padri e figli a cui assistiamo. Non c’è, però, quella nevrosi con cui Muccino si è fatto conoscere al cinema, quanto piuttosto una tensione che aumenta o diminuisce a seconda delle situazioni, ma sempre pronta ad esplodere al momento giusto.
Il regista rispetta la sua visione, ma si mette al servizio di un racconto che per forza di cose necessità di maggiore calma per poter essere accolto dal pubblico. Conosciamo così i Restuccia ed i Mariani con pazienza, imparando l’albero genealogico nel giro di qualche episodio. Bravi gli sceneggiatori, in questo caso, a non mettere troppa carne sul fuoco all’inizio, per permettere di assimilare tutte le nozioni possibili, per poi entrare nel vivo della storia.