Premessa doverosissima: Non è la Rainbow parla di tv e comunità LGBTQIA+, ma la ricorrenza odierna, la Giornata mondiale contro l’AIDS, riguarda chiunque. Oggi parliamo di un documentario di altissimo livello rilasciato da poche ore su Discovery + dal titolo Stigma invisibile, incentrato sulle persone affette da HIV. Un prodotto da servizio pubblico.
Avrete notato che si è scritto “persone affette da HIV“. Non si tratta affatto di una perifrasi (o giro di parole) sinonimica. Tra HIV e AIDS intercorre una bella differenza. La prima sigla indica un virus, la seconda indica il terzo e ultimo stadio della malattia.
Stigma invisibile tocca una serie di temi ancora tabuizzati dalla nostra società: come vive una persona sieropositiva; come viene discriminata anche nei contesti più impensabili; come vive una coppia sierodiscordante (in cui solo uno dei due ha il virus); come avviene oggi la maternità per una donna con HIV, quali sono le terapie e le modalità di prevenzione.
Il documentario, uno speciale realizzato da Story Farm, ideato e scritto da Michela Chimenti con la regia di Alessandro Carlozzo e Luca Cepparo, dà voce a persone come Daniele Calzavara, coordinatore di Milano Check Point; suo marito Matteo Patrucco, scenografo; lo scrittore Jonathan Bazzi, autore del best-seller Febbre;Massimo Cernuschi, infettivologo dell’Ospedale San Raffaele e Presidente di A.S.A. Onlus – Associazione Solidarietà AIDS.; Anna De Bona, infettivologa presso Ospedale San Paolo; l’infettivologo Giovanni Gaiera di Casa Iris Comunità Cascina Contina di Rosate (Milano); tante altre che per motivi professionali e di stigma hanno deciso di non comparire con il loro volto ma solo con la voce.
Proprio Gaiera fa la denuncia più pesante, non prima di aver chiarito una questione terminologica non di poco conto:
“Sieropositivo dal punto di vista scientifico non vuol dire nulla. Significa avere gli anticorpi contro un virus. Siamo tutti sieropositivi a qualcosa, come il Citomegalovirus, l’Herpes virus, virus che ci portiamo dietro sin da piccoli e ci portiamo dietro tutta la vita. La maggior parte dei casi di stigmatizzazione delle persone sieropositive è avvenuta nei contesti socio-sanitari, cioè proprio dalle persone che più dovrebbero manifestare accoglienza senza emarginarle, senza stigmatizzarle”.
Jonathan Bazzi conferma questa discriminazione, citando un episodio recente:
“Quando sono andato a fare la prima dose del vaccino contro il Covid sono andato al centro vaccinale, mi sono trovato in questa stanza con due medici, uno più avanti con gli anni seduto alla scrivania, uno più giovane che avrebbe dovuto inocularmi il vaccino. Quello più anziano quando ha letto che sono sieropositivo ha detto all’altro medico ‘Mi raccomando, il massimo della gentilezza e il massimo delle precauzioni’. Questa è una cosa che ho trovato pessima, uno perchè dimostra ignoranza nel senso che quelle precauzioni devi prenderle con chiunque e due, ho trovato pessima questa comunicazione dal punto di vista deontologico che mi passava sopra la testa, come se io non fossi in quella stanza“.
Ma non solo discriminazione: lo speciale in onda in occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS mostra la normalità di una coppia sierodiscordante: “La scienza dice che non posso contagiare, ma quando investi sull’amore è normale che tu abbia paura“, racconta Daniele Calzavara, coordinatore di Milano Check Point, a proposito del marito Matteo Patrucco, scenografo, che non ne è affetto.
Segno che il quadro non è più nero come un tempo. Oggi l’HIV può essere trattato e non più porta le donne a partorire bimbi con il virus. A dirlo è Anna De Bona dell’Ospedale San Paolo: “Oggi con le nuove terapie il rischio di trasmettere Hiv al proprio figlio per una donna incinta è praticamente zero“.
Tuttavia sorgono delle difficoltà nel sottoporre i minori a test, come racconta sempre Anna De Bona:
“Vengono giovani ragazze di 13-14 anni con herpes vaginale, una malattia a trasmissione sessuale. Dici alla ragazza e alla madre ‘Vi aspettiamo domani per il test dell’Hiv e non vengono””.
“Spero che un giorno riusciremo a combattere lo stigma con i volti e con le nostre voci“, conclude Calzavara in questo documentario privo di retorica ma pieno di umanità. Ci si commuove facilmente, soprattutto davanti alla maturità di una ragazzina che ha infuso coraggio alla madre sieropositiva. Uno speciale assolutamente da mostrare nelle scuole per combattere l’ignoranza e per insegnare a vivere l’amore e la sessualità in maniera più consapevole.
P.S. In occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS, da segnalare anche l’ottima serie tv It’s a sin su StarzPlay (disponibile tra i canali di Amazon Prime Video), qualora ve la foste persa.