Succession su Sky e NOW la terza stagione della migliore serie tv in circolazione
La serie tv HBO è già stata rinnovata per una quarta stagione.
Sciogliete le campane a festa, portate la notizia negli angoli più remoti della penisola, dopo una lunga attesa di due anni causata (e come ti sbagli) dalla pandemia, torna Succession da oggi lunedì 29 novembre su Sky Atlantic, NOW in streaming e naturalmente on demand con i primi due episodi della terza stagione disponibili già dal mattino e il successivo rilascio settimanale. Negli USA, su HBO, sono già in festa da 6 settimane, la nostra consolazione è che i 9 episodi saranno smaltiti alla svelta al ritmo di due a settimana (3 nell’ultimo appuntamento).
Con nelle orecchie e nella mente il ritmo incalzante del meraviglioso tappeto sonoro di Nicholas Britell che fin dalla prima stagione accompagna le scene di Succession, siamo pronti a riaccogliere quella che per distacco è la migliore serie tv in circolazione. Un brillante racconto di una ricca famiglia americana, costruito con la forza della parola, del dialogo che sovrasta sull’azione. I personaggi si muovono come conseguenza del loro dire o non dire, con lunghi silenzi che nascondono amare verità.
Ripartire dalla fine
Proprio le parole secche e spietate con cui Kendall Roy (Jeremy Strong) ha esposto i punti deboli del padre Logan (Brian Cox) con cui si è conclusa la seconda stagione, sono il punto di partenza del terzo capitolo di Succession. Quando ritroviamo i personaggi per noi sono passati due anni, per loro pochi minuti. La bomba sganciata da Kendall, ha portato alla luce i tentativi di copertura di scandali sessuali all’interno dei parchi di famiglia, delle crociere tematiche, mettendo tutto l’impero a rischio. Kendall gioca d’azzardo mettendo il padre sulla difensiva, ma per ottenere il successo sperato e la guida dell’azienda ha bisogno di alleati, come i fratelli Roman (Kieran Culkin), Connor (Alan Ruck) e soprattutto della sorella Shiv (Sarah Snook).
Questa è la linea portante della terza stagione, di cui abbiamo avuto modo di vedere i primi 7 episodi in anteprima, che sembra tornare al punto di partenza, alla lotta per la successione al padre malato della prima stagione. Ma è solo un’illusione. Perchè il passato è solo una base su cui costruire il futuro e la penna di Jesse Armstrong lo sa benissimo, dipingendo degli affreschi del potere in modo quasi perfetto, senza filtri, senza porsi limiti, soprattutto senza giudizi e pregiudizi.
Mentre Kendall è riunito con il suo staff e riesce ad accaparrarsi l’avvocato che tutti vorrebbero (interpretata da Sanaa Lathan), il resto della famiglia Roy cerca rifugio in un paese senza estradizione per rimettere insieme le idee e cercare il modo giusto per reagire all’attacco del figlio ribelle. E quando Kendall, in piedi sui suoi privilegi, grida contro il patriarcato, cerca l’appoggio della Gen Z, tutta la forza caustica di Succession esplode. Ogni singola scena, ogni sguardo sarebbe da analizzare nel dettaglio per la carica di significati che racchiude, ma ovviamente non si può spoilerare tutta una stagione. Quello che possiamo dire è che è facile ritrovare nella serie tv tanti temi legati all’attualità politica, sociale, culturale americana e non solo.
Succession è la base della serialità
La forza di Succession è la sua capacità di rendere popolare una serie tv d’autore, mostrare a tutti come sia possibile elevare il livello del racconto senza perdere di vista il pubblico. In fondo la struttura narrativa di Succession è forse una delle più basiche della costruzione del racconto. La serie tv di HBO e Sky è la storia di una famiglia, come tante altre ne sono state raccontate, della voglia di ricevere l’attenzione paterna, di sentirsi dire “bravo”, di ricevere quella carezza mai avuta prima. Una famiglia che però è tra le più potenti degli Stati Uniti e forse del mondo, di quelle che hanno il Presidente tra le chiamate rapidi e partecipa alle feste dei ricchi pronti a scegliere il prossimo presidente (una delle puntate più potenti di questa stagione).
Tensioni, rivalità, tradimenti non sono forse alla base di ogni soap o fiction? Eppure in Succession tutto questo assume una forma completamente diversa grazie alla qualità dei suoi dialoghi, alla forza di strutture narrative capaci di ipnotizzare lo spettatore (e in questo ritorna con prepotenza l’importanza della musica), soprattutto nelle scene ricche di personaggi. Nella gestione del caos organizzato di una folla, di un gruppo, la serie si diverte a gestire il flusso continuo di pensieri e parole che si muovono come una coreografia immaginaria.
La forza che si è conquistata negli anni la serie ha portato in questa stagione diverse guest star di livello come Adrien Brody nei panni di un piccolo azionista della società della famiglia Roy che ha però una quota fondamentale per il controllo della stessa e per questo riceve una visita affettuosa da Logan e Kendall, di nuovo riuniti per l’occasione. Hope Davis è la figlia del rivale di Logan, ridotto a un vegetale ma ancora capace di mettere in difficoltà i Roy. Guest star, ma verso gli ultimi episodi di stagione, anche Alexander Skarsgård.
Ma Succession quasi non avrebbe bisogno di guest star importanti per valorizzare le sue puntate vista la bravura dei suoi protagonisti. Su tutti Kieran Culkin perfetto nel ruolo dell’imprevedibile Roman che da pecora nera, drogato e instabile si ritaglia sempre più un ruolo centrale pur restando incapace di prendere decisioni in autonomia; Nicholas Braun nei panni di Greg, il cugino giovane, un po’ imbranato, vittima degli eventi; e Matthew Macfadyen che interpreta Tom, il marito di Shiv.
Un futuro radioso
Gli appassionati spettatori di Succession possono stare tranquilli: HBO ha già rinnovato la serie tv per una quarta stagione, forte del successo di pubblico e critica, con la serie che è pronta per tornare a dire la sua nella stagione di premi tra Emmy e Critics Choice Awards, dopo l’assenza.