Dexter New Blood, un’operazione che funziona guardando al passato ed al futuro: la recensione
Dopo otto anni, Dexter torna in azione, e non delude. L’operazione ci riporta indietro nel tempo, quando la tv via cavo era la regina dei racconti
Quando ci ritroviamo ad avere a che fare con dei revival e dei sequel anni dopo un series finale, la paura è tanta. Più la serie è stata cult ed ha segnato un’era televisiva, più l’idea di rimettere mano a quella storia, a prescindere dal fatto che il finale sia piaciuto o meno, genera in noi preoccupazione. E Dexter New Blood è uno di quei casi.
Dexter New Blood, la recensione
La presenza di Clyde Phillips, showrunner delle prime quattro stagioni, non garantisce un ritorno alle origini (di cui non avremmo avuto bisogno) ma una naturale evoluzione di un personaggio tra i più amati degli anni Duemila in tv. Ripresi i panni dell'(ex) anatomopatologo, Michael C. Hall sa come gestire la tensione ed il ritorno in scena del suo personaggio.
Non fatevi ingannare dal primo episodio, che evidentemente genera un effetto di spaesamento: non siamo più a Miami, i colori caldi a cui ci hanno abituato per otto stagioni sono sostituiti da quelli freddi, il nostro Dexter non è immediatamente colui che abbiamo conosciuto. Insomma, ci vuole del tempo per tornare nel mood.
Eppure, la sensazione è che l’operazione sia stata ben pensata: certo, bisognerà vedere anche l’evolversi della stagione, e soprattutto il finale: i fan criticarono quello del 2013, tant’è che il motivo principale di questo revival sta proprio nella volontà di dare agli appassionati una degna conclusione. Va poi capito, però, se davvero una conclusione sarà, o se sarà lasciata aperta una porta per un altro ritorno di Dexter.
Intanto, godiamoci questa nona stagione che, tra rimandi al passato (lo pseudonimo usato dal protagonista, Jim Lindsay, è un omaggio a Jeff Lindsay, autore dei libri da cui è tratta la serie) e citazioni (da quanto sognavamo di risentire Dexter dire “Stanotte è la notte”?) ci trascina verso l’uscita dal letargo omicida del protagonista, e ci ricorda quei tempi in cui la tv via cavo era la vera regina delle storie in tv.