“Report No Vax”, Sigfrido Ranucci risponde alle accuse della politica
Nuovo caso politico intorno a Report (che strano, eh!). Stavolta l’accusa rivolta al programma di Rai3 da alcuni esponenti di Pd e di Forza Italia è di aver diffuso messaggi no-vax. #Report ha scoperto nella campagna vaccinale un cortocircuito, a cavallo tra fine settembre e inizio ottobre, tra Aifa e ministero della Salute. Per quasi
Nuovo caso politico intorno a Report (che strano, eh!). Stavolta l’accusa rivolta al programma di Rai3 da alcuni esponenti di Pd e di Forza Italia è di aver diffuso messaggi no-vax.
I parlamentari Pd membri della Commissione di Vigilanza Rai hanno commentato così il servizio ‘incriminato’ dal titolo Non c’è due senza tre, firmato da Samuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale e andato in onda ieri sera:
Ieri sera su Report è andato in onda un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No Vax e No Green Pass; su questo chiediamo un un chiarimento ai vertici Rai. Sedicenti infermieri, irriconoscibili e coperti dall’anonimato come se si trattasse di pentiti di mafia, che affermano di essersi infettati per responsabilità delle aziende farmaceutiche.
Gli esponenti del Pd proseguo parlando di “episodio molto grave di disinformazione” e annunciano di aver “chiesto al Presidente e all’Amministratore Delegato della Rai, insieme al Direttore di RaiTre Franco Di Mare, se fossero a conoscenza dei contenuti del servizio summenzionato, se ne avessero avallato la diffusione, quali iniziativa intendono mettere in campo per ristabilire un livello corretto e veritiero di informazione sui vaccini anti Covid, sul lavoro del Comitato Tecnico Scientifico e sulle decisioni assunte dal Parlamento e dal Governo a tutela della salute pubblica dall’avvio dell’epidemia di Covid 19 e fino ad oggi“.
Ci va giù duro anche Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia e membro della commissione di Vigilanza Rai:
Mi spiace ascoltare da Report la lagna qualunquista per cui ‘il vaccino è il business delle case farmaceutiche’, che per inciso hanno salvato il mondo. Mi spiace perché Report è la seguitissima trasmissione di un’azienda che dovrebbe esaltare il progresso scientifico e i suoi benefici anziché offrire argomenti agli scettici verso la bontà del vaccino, e perché è un po’ come se qualcuno dicesse che medici, infermieri e altri professionisti abbiano tratto profitto dalla pandemia grazie ai molti straordinari retribuiti nell’emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus.
Critiche alle quali Sigfrido Ranucci ha replicato poco fa all’Ansa:
Sono stufo di queste accuse. Sono vaccinato come tutta la redazione di Report, ma come giornalista devo essere libero di raccontare delle criticità. Quali sarebbero i contenuti no vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio. È da no vax dire che il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose?. È da no vax chiedere che venga fatto il tampone più frequentemente agli infermieri che rischiano di contagiarsi perché cala l’efficacia del vaccino? È da no vax chiedere di sorvegliare con attenzione gli anticorpi per fare prevenzione?
Ranucci precisa che nell’inchiesta è stato dato spazio a “scienziati del calibro dei membri del Fda” e che “solo un infermiere non è apparso in video, ma gli altri, a cominciare dai sindacati, ci hanno messo la faccia” e che “non esiste nessuna infermiera che dice di essersi infettata a causa delle case farmaceutiche. Non so quale programma abbiano visto“.
Quindi ha chiosato ricordando che “Report è da sempre a favore del vaccino come migliore prevenzione, ma un fatto non ha colorazioni no vax. E’ un fatto punto, che piaccia o no“:
Cercare di nascondere degli errori è il miglior modo di alimentare chi non crede nel vaccino. Inoltre, la conclusione della puntata era che bisogna fare la terza dose, chiedendo attenzione però di farla ai giovani, e soprattutto che il Green Pass ha validità sei mesi non 12. Il contrario di quello di cui ci accusano. Semmai c’era un messaggio etico: pensiamo anche a vaccinare chi nel terzo mondo non ha neppure la prima dose.