Lo scrivemmo poco meno di un anno fa e il concetto è ancora attuale: All Together Now non trova pace.
Il talent show, o musical game show, di Canale 5, con questa quarta edizione, tenta un ennesimo cambio di rotta, dopo le migliorie apportate nella seconda edizione, che non risolsero del tutto i limiti notati nella prima, e dopo la svolta “emotional” della scorsa edizione.
In questa quarta edizione, lo show condotto da Michelle Hunziker, infatti, torna ad essere meno “buono”, tentando una timida virata, o ritorno, verso il talent show vero e proprio, per provare anche a mettersi in competizione con i talent per eccellenza, Amici e X Factor.
Il risultato è una via di mezzo che porta il programma, dopo ben 4 edizioni, a non possedere ancora un’identità ben definita.
All Together Now: la prima puntata
Prima di tutto, finché, tra i concorrenti, si pescheranno volti già noti, visti altrove, in alcuni casi spacciati anche come esordienti, All Together Now verrà sempre visto come un’ultima spiaggia per chi ha già tentato la fortuna altrove. Altri cantanti sono debuttanti, altri hanno comunque una carriera avviata, con esperienze di rilievo. Si può evincere chiaramente una scarsa coerenza sulla modalità di selezione dei concorrenti.
La parte “emotional” c’è ancora, i ragazzi e le ragazzi, con un vissuto difficile, che esternano nei loro video di presentazione, non sono mancati, esattamente come l’anno scorso, ma questo aspetto viene presentato in una veste decisamente meno melodrammatica e ciò è indubbiamente un punto a favore. L’atmosfera è meno emotivamente pesante rispetto alla scorsa edizione, nonostante le musichette strappalacrime.
La gara si è fatta più “cattivella”, con l’inserimento di alcuni elementi che, in altri talent show, non passerebbero nemmeno i provini. Ciò aiuta indubbiamente a favorire uno scarto tra i concorrenti più bravi e quelli meno talentuosi, al fine di evitare una gara troppo buonista, contornata da soli complimenti. Anche questo fatto denota scaltrezza.
Il problema di All Together Now, però, è che non è coraggioso fino in fondo perché vuole tenere il piede in due scarpe: continuare ad essere un talent show “buono”, che non illude, un game show basato sulla musica e nulla più ma al contempo vuole apparire come un programma televisivo acceso, dove l’atmosfera può infiammarsi da un momento all’altro, come i talent show che conosciamo.
Durante questa prima puntata, ne sono capitati di episodi di questo tipo: una componente del Muro (Micol Ronchi) che ha invitato una concorrente a non puntare troppo sul Body Positive (che ha replicato a tono senza troppe perifrasi) o Anna Tatangelo che ha invitato un componente del Muro (Pedro) a togliersi gli occhiali da sole per una questione di educazione (tutto vero!).
Questi episodi appena citati hanno intrattenuto non poco, peccato che la conduttrice non li abbia minimamente evidenziati o alimentati, optando, non per una conduzione a sottrazione, come la De Filippi, ma per una conduzione “a sparizione”. Quando l’atmosfera si accende, la Hunziker sparisce proprio, ed è un peccato, perché le parti effervescenti di un programma si spengono rapidamente come una secchiata d’acqua in un camino.
La giuria non è male perché tutti, in modo non macchiettistico, si ritagliano un ruolo: J-Ax è intelligente a non fare esagerare con le battute portate da casa, come faceva a The Voice, perché rischierebbe l’autoparodia; Francesco Renga sembra severo ma, in realtà, vuole solo apparire coerente ed equilibrato; Rita Pavone è schietta così come Anna Tatangelo che quando c’è da discutere, come scritto in precedenza, non si tira certo indietro.
Anche nei premi, poi, c’è poca omogeneità: 100mila euro sono una bella cifra ma una cover da mandare in radio e sulle piattaforme sembra un contentino.
All Together Now, in breve, non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande ed è un peccato constatare così poca chiarezza nella strada da percorrere, visto anche l’impianto scenico da grande show, un impianto scenico che meriterebbe un programma più delineato.