Home Rai 2 Il Cacciatore 3 cerca di privarsi degli stereotipi con l’arma della paura: la recensione

Il Cacciatore 3 cerca di privarsi degli stereotipi con l’arma della paura: la recensione

Francesco Montanari ha dovuto lavorare invertendo la rotta per il proprio personaggio, che ora inizia ad avere paura, diventando sempre più umano

20 Ottobre 2021 21:02

Cosa succede quando la preda inizia a fare paura? E’ questa la premessa da cui parte Il Cacciatore 3: la terza stagione della fortunata serie tv di Raidue torna in onda dal 20 ottobre 2021 (i primi due episodi sono disponibili in anteprima su RaiPlay) cercando di stravolgere parte di quanto il pubblico ha appreso nelle prime due stagioni. E ricordandoci che tutti, anche i più temerari, possono andare in crisi.

Il Cacciatore 3, recensione

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Il lavoro che Francesco Montanari ha dovuto fare sul suo Saverio Barone per questa stagione è stato indubbiamente faticoso: dopo aver costruito un personaggio che più determinato non si può, disposto a tutto pur di catturare quei mafiosi per cui ha messo in pausa la propria vita privata, ora l’attore romano ha dovuto lavorare all’inverso, mettendo in risalto i dubbi e le paure prima, e solo poi quella voglia di arrivare in fondo che ci aveva fatto appassionare così tanto alla serie.

La terza stagione de Il Cacciatore parte da questa consapevolezza: che il Male, in quanto tale, non può passare inosservato neanche agli occhi di chi si dice pronto a tutto. Perché, prima o poi, la paura ti prenderà. Barone, almeno nei primi episodi della stagione, si ritrova così a diventare lui stesso una preda di quegli attacchi d’ansia di cui diventa vittima da quando Vito Vitale (Paolo Ricca) ha deciso che deve morire.

Così facendo, la serie non si ripete, ma scava dentro nuovi meandri, aggiungendo alla trama il giusto pizzico di novità rappresentato dalla nuova collega del protagonista, quella Paola Romano (Linda Caridi) che va a rappresentare, da una parte, la necessità del ricambio generazionale e, dall’altra, il bisogno di fare squadra di fronte ai nemici più duri. Il Cacciatore 3 diventa quindi la stagione della consapevolezza per il protagonista, quella in cui si troverà davanti ad un bivio sia professionale che personale. E scoprire quale sarà la sua prossima mossa diventa interessante tanto quanto seguire la sua “caccia”.

A proposito della caccia di Barone: uno dei tratti distintivi de Il Cacciatore è sempre stato come ogni dettaglio, dalla regia ai dialoghi fino alle interpretazioni di attori accuratamente scelti, abbia cercato di descrivere i boss ed i loro bracci destri senza mai cadere nella macchietta. Di loro seguiamo follie, gesti estremi, passioni, ma anche momenti di debolezza, dubbi e paure. Sia chiaro: la serie non fa nessuna rivalutazione di questi personaggi, mettendo bene in evidenza come ogni loro mossa sia da condannare. Ma così come Barone non può essere considerato un eroe in tutto e per tutto, neanche i suoi nemici incarnano lo stereotipo del villain come lo conosciamo.

La serie, insomma, trova il suo fascino nel privarsi di alcuni luoghi comuni, spogliando ogni personaggio fino a renderlo nudo di fronte a se stesso. Un gioco che continua a funzionare, ma non sarà così a lungo: anche per questo ci sentiamo di dire che Il Cacciatore deve avere ben chiara una propria deadline, una sua conclusione. Solo conoscendo adesso il futuro dei propri personaggi, la serie potrà costruire un finale davvero epico, di quelli che potranno rendere la serie un “crime drama” da rivedere anche una volta terminata.

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