Le parole accorcia il titolo, ma non la durata. Così si potrebbe sintetizzare il debutto della nuova edizione del programma condotto da Massimo Gramellini, il cui titolo da Le parole della settimana è stato ridotto a Le parole. L’esordio non regala ai telespettatori di Rai 3 momenti inattesi che si distacchino da quanto già conosciuto nella scorsa annata.
Non manca infatti nell’anteprima Roberto Vecchioni, che quest’anno porta insieme ai suoi giochi sulla lingua anche il racconto di vicende letterarie. A giocare con lui c’è Filippo Tortu, oro olimpico di Tokyo, che si rivela un ottimo compagno di gioco, piacevole non solo per ricordare i successi sportivi di quest’estate, ma anche come interlocutore del professore Vecchioni.
Riconfermato poi Saverio Raimondo, che firma un servizio che tratteggia con la sua immancabile ironia il profilo dei no vax. Seguono poi Veronica Pivetti e Jacopo Veneziani, anche loro delle riconferme dallo scorso anno, che portano con sé in dote alla trasmissione quanto già mostrato nella precedente edizione.
Immancabile poi anche la dottoressa Antonella Viola, come sempre in collegamento: nel suo caso cambiano gli spunti di attualità, legati alla pandemia, di cui si discute. La vera novità, Lodo Guenzi, non colpisce particolarmente per brillantezza e viene quindi da porsi qualche interrogativo sulla necessità dell’inserimento di questo nuovo innesto.
Le parole, comprese quelle finali dedicate alla più stretta attualità di giornata con Lilli Gruber che entra in studio dopo le 21:10 per evitare sulla carta la sovrapposizione con In onda, che invece alla fine si viene a creare per pochi minuti, scorrono senza particolari problemi, grazie anche a una buona scrittura, tanto che alla fine sembrerebbe quasi auspicabile qualche minuto in più, che purtroppo non è a disposizione.
Un access prime time decisamente troppo lungo, una prima serata che per definizione, soprattutto nel panorama televisivo italiano, non può essere considerata tale, Le parole continuerà anche questa stagione ad avere questa duplicità in sé, che non è detto che un giorno non possa sciogliersi. Che l’ostacolo per il passaggio a un prime time vero e proprio stia nella conduzione forse troppo debole e legata alla cartellina di Massimo Gramellini? Questo non sta a noi dirlo…