Luna Park, parlano il cast e la creatrice della nuova serie tv Netflix (che s’ispira più a Frozen che a L’Amica Geniale)
Isabella Aguilar ed il cast principale della serie raccontano com’è stato viaggiare fino alla Roma degli anni Sessanta, ambientazione della nuova serie tv
Fonte: Netflix
Netflix sta per aprire il proprio Luna Park. No, non ci riferiamo ad un parco divertimenti tematico con i protagonisti delle sue serie tv di maggiore successi (anche se sarebbe un’idea da tenere in considerazione…), ma alla nuova serie tv originale italiana, nata dalla penna di Isabella Aguilar, che per la piattaforma aveva già contribuito a realizzare Baby. Luna Park, sei episodi da 50 minuti circa ciascuno, debutterà giovedì 30 settembre 2021 in tutti e 190 Paesi in cui la piattaforma è disponibile.
Di cosa parla Luna Park?
Siamo nella Roma degli anni Sessanta: qui vivono Nora (Simona Tabasco) e Rosa (Lia Grieco), due ragazze coetanee ma molto differenti l’una dall’altra. Nora è una giostraia, cresciuta all’interno di un Luna Park dal padre Antonio (Tommaso Ragno) e dalla nonna Miranda (Milvia Marigliano) dopo la morte della madre Stella (Ludovica Martino). Rosa, invece, appartiene ad una famiglia molto benestante, i Gabrielli, composta da papà Tullio (Paolo Calabresi), mamma Lucia (Fabrizia Sacchi) e dal fratello aspirante attore Giggi (Guglielmo Poggi).
Proprio un incontro fortuito all’interno del Luna Park rivela una sconcertante verità: Nora e Rosa sono sorelle. Questa rivelazione cambia per sempre le loro vite e quelle delle loro famiglie, che devono ricostruire quanto accaduto in passato perché le due fossero divise.
Un viaggio alla scoperta delle proprie origini, soprattutto per Nora, che coinvolgerà anche gli amici di Rosa, il fotoreporter Simone (Alessio Lapice) e suo fratello nonché fidanzato di Rosa, Matteo (Edoardo Coen), i cui genitori Lando (Michele Bevilacqua) e Doriana (Lorenza Indovina) sono in combutta proprio con i Gabrielli per via dell’acquisizione di un terreno.
Com’è nato Luna Park?
Nell’incontro con la stampa a cui abbiamo potuto partecipare, Isabella Aguilar ha svelato come sia nata l’idea di realizzare una serie ambientata in un Luna Park degli anni Sessanta:
“Netflix, dopo Baby, cercava una serie ‘feel good’. Ho pensato che intendesse un mondo in cui hai voglia di tornare. Per me un mondo in cui stare bene è quello degli anni Sessanta, che oggi è poco raccontato. C’è stata un’inibizione negli ultimi anni a proposito: li abbiamo raccontati molto bene all’epoca. Ho trovato un angolo divertente e citazionista, mi sono fatta coraggio e ci ho messo quello che mi faceva stare bene, compreso il Luna Park: è un mondo che adoro, con le giuste dosi di luci ed ombre che possono rappresentare degli anni apparentemente così vitali ma che nello stesso tempo covavano anche il germe del disagio e di una bolla che sarebbe scoppiata. Tante di quelle dinamiche e di quei profili sociali somigliano all’oggi: i comunisti di allora, ad esempio, sono i radical chic di oggi.”
La serie, pur mantenendo la sua impronta storica legata al passato, cerca di catturare il pubblico di oggi sia con un cast molto giovane e tematiche sempreverdi (la nascita di un amore, il ruolo della famiglia nella formazione di una persona, l’importanza dell’amicizia) ma anche con la scelta di una colonna sonora che unisse passato e presente. “Abbiamo utilizzato la musica dell’epoca”, aggiunge Aguilar, “c’è una cover di ‘Che cosa c’è’, ma anche ’24mila baci’. Poi abbiamo la non original soundtrack con scelte più coraggiose, fuori da tempo, soft-rock, come ad esempio i Muse. Abbiamo deciso con Netflix di creare un collegamento più libero con il presente dei tempi”.
Per via delle tematiche narrate, dell’ambientazione nel passato e del rapporto che s’instaura tra le due protagoniste, il paragone con L’Amica Geniale potrebbe essere dietro l’angolo. Aguilar, però, ci svela che la saga di Elena Ferrante non è stata la sua fonte d’ispirazione:
“Sebbene ami molto quella saga, non l’ho usata come riferimento. Vi farà ridere, ma c’è molto più Frozen, nel rapporto tra le due sorelle!”.
Il Luna Park di Netflix resterà aperto per più di una stagione? L’idea, ci rivela la sceneggiatrice, è proprio quella: “Direi di sì, una seconda stagione sulla carta esiste! La serie è pensata in tre stagioni, ma ovviamente dipende tutto dal gradimento del pubblico”.
Luna Park, cosa dice il cast?
All’incontro era presente anche il cast principale della serie, vale a dire Simona Tabasco, Lia Grieco, Alessio Lapice, Guglielmo Poggi ed Edoardo Coen. Se Tabasco, Lapice e Poggi sono volti che il pubblico tv già conosce (Tabasco è nel cast di Doc-Nelle tue mani e de I Bastardi di Pizzofalcone; Lapice in quello di Imma Tataranni e Poggi in quello di Cops-Una banda di poliziotti), per Greco e Coen, che arrivano dal cinema e dal teatro, è praticamente un debutto nella serialità.
E’ innegabile che in Luna Park sia molto interessante la presenza femminile, a partire dalle due protagoniste, Nora e Rosa, e dal loro atteggiamento nei confronti della vita, che regala al pubblico due modelli femminili solitamente non rappresentati in tv.
“I personaggi femminili nella serie sono tutti diversi dalle donne che conosciamo, a partire da Rosa, nonna Miranda, Nora”, esordisce Tabasco. “A me fa piacere che i tempi stiano cambiando. Nora è una ragazza libera, che non deve seguire alcun tipo di schema”.
“E’ stato molto interessante cercare di costruire questo personaggio”, le ha fatto eco Grieco, “abbiamo visto molti film degli anni Sessanta, per ambientarci. Molte cose non ci appartengono più, a questi personaggi sono stati scritti in maniera molto autodeterminata al punto che i giovani d’oggi riusciranno a trovare dei link in questa emancipazione cercata un po’ da tutti i personaggi femminili”.
A Poggi è forse andato il compito più difficile: quello di interpretare un giovane totalmente assorbito dalla cultura pop di quegli anni, tanto da finire a lavorare nella Rai di quei tempi. “Ho dovuto trovare una mediazione tra un linguaggio della tv di allora, ispirandomi a Mario Riva e Corrado, ed uno inventato. Mi piace il fatto che chi ha vissuto quegli anni può vedere la serie, ma anche la voglia in quegli anni di buttarsi alle spalle non solo la Guerra, ma anche l’idea di un silenzio ectoplasmico. C’è una voglia di consumare la vita, che copre il silenzio terribile di qualche anno prima, molto vicina ai tempi nostri post-lockdown. Anche noi abbiamo quella stessa voglia di stare fuori: noi attori stessi, sul set, ci cercavamo l’un l’altro”.
Ma cosa ha lasciato loro questa prima stagione di Luna Park?
“La cosa che più mi ha colpito di quegli anni e su cui ho lavorato è stata la loro vitalità, la voglia di essere famelici di vita”, dice Lapice. “Paradossalmente, credo che nel 2021, apparentemente un tempo così evoluto, forse siamo più costretti nelle nostre mentalità di loro”.
“Mi piace che sia stata superata la facciata, il fatto che si facesse attenzione ad ogni tipo di dettaglio”, aggiunge Coen. “Mi fa piacere tutto questo non ci sia più: in quegli anni del Dopoguerra è andato tutto consumandosi. Ho ascoltato delle registrazioni del geloso di quegli anni: avevano un modo di parlare molto ossequioso, è raro oggi sentire persone così eleganti”.
A Tabasco e Lapice l’onore di chiudere la nostra chiacchierata: “La serie ha una patina che contribuisce a farla sembare una fiaba, che è poi quello che raccontiamo tramite due ragazze ventenni”, dice la prima, mentre il secondo è convinto che Luna Park sia “una serie che è una ventata d’aria fresca. Viviamo in un mondo in cui è giusto battersi per tutto quello che non funziona, ma dobbiamo coltivare anche quello che è bello. E questa serie fa sognare: in questo momento storico è il modo migliore per pensare a cose bellissime, di cui abbiamo bisogno”.