O anche no tenta di cambiare veduta sul racconto della “diversità” partendo dalla Mostra del Cinema di Venezia: alcuni film presentati la scorsa settimana si prestano infatti a fornire utili spunti per la trasmissione condotta da Paola Severini Melograni. L’unico difetto del programma (soprattutto della sua conduttrice) resta quello di prendersi troppo sul serio. La trasmissione, che esprime a pieno il concetto di Servizio Pubblico e nasce con un intento del tutto nobile come raccontare storie di disabilità e di integrazione di questa nelle quotidianità, a volte pare troppo egoriferita: se la conduttrice parlando con il disegnatore Stefano Disegni non può che citare se stessa, evidentemente un problema c’è.
Intelligente però la scelta di confermare anche per la stagione autunnale di O anche no le new entry estive Mario Acampa, che ha intervistato Gabriele Mainetti e gli attori del film Freaks out, e Riccardo Cresci, che a Venezia ha invece incontrato la regista del film La ragazza ha volato. I due nuovi volti maschili aiutano a svincolare maggiormente il programma dalla presenza talvolta ingombrante di Paola Severini Melograni, che resta comunque un punto di riferimento non solo per la trasmissione, ma anche per il racconto del sociale in Rai.
Apprezzabile anche la scelta di partire da tre film presentati alla Mostra del Cinema, che offrono così al programma una nuova prospettiva sul racconto della disabilità e più in generale della diversità. Una veduta talvolta laterale, che tocca trasversalmente anche altre tematiche, come ad esempio la musica, di cui si parla nella chiacchierata con Giorgio Verdelli, regista del film documentario su Ezio Bosso (Ezio Bosso – Le cose che restano).
Con ulteriori correttivi e con un’impaginazione più agile e fresca, O anche no, dopo alcuni anni, meriterebbe però sicuramente una collocazione in palinsesto migliore, non schiacciato fra la seconda e la quarta serata rappresentata attualmente dal simulcast con Rai Radio 2 con la trasmissione I lunatici.