Agorà, ecco come nascono i geniali calembour nei titoli
Agorà è ormai un modello televisivo per i titoli con giochi di parole, talvolta davvero geniali. L’autore Francesco Caldarola parla a TvBlog
Non è Delta l’ultima, quando arrivò la variante del covid, Insieme a Ter non ci sto più, quando il governo Conte era in crisi, Fiala cosa giusta e Vieni avanti vaccino nel pieno della campagna vaccinale. Ma anche il maneskiano Zitti e mutua, Sieri oggi e domani e Si vax in vacanza. Sono solo alcuni dei geniali calembour targati Agorà, la trasmissione che da oltre dieci anni racconta l’attualità politica ogni mattina su Rai3.
In fatto di titolazione, Agorà (qui la recensione della prima puntata stagionale) è ormai il modello di riferimento per i talk show tv, come lo è per la stampa Il Manifesto.
Il capo degli autori del programma condotto da Luisella Costamagna, Francesco Caldarola, racconta a TvBlog come nascono i deliziosi giochi di parole che strappano un sorriso ai telespettatori, anche quando i temi trattati nel dibattito in studio sono delicati e seri:
Tutto è nato dalla passione di David Becchetti, uno degli autori storici di Agorà. Una passione che ha contagiato tutti, negli anni. Ormai è un nostro marchio di fabbrica. Ogni mattina alle 7.30 redazione, inviati e produzione in chat scrivono la proposta di titolo della puntata del giorno. Sceglierne 300 all’anno non è semplice, considerando anche che al giochino partecipano pure dirigenti Rai, amici e giornalisti. Preferiamo parole evocative, che permettano un collegamento di pensiero. E cerchiamo di evitare le parole inglesi, perché altrimenti rischiamo di essere escludenti. Così come i titoli troppo lunghi, anche perché in alto a destra compare la luminosa che annuncia il programma della sera.
Non è mai capitato che un titolo di Agorà provocasse incidenti diplomatici in azienda o nel mondo politico, assicura Caldarola, il quale racconta che “una sola volta in 12 anni” è accaduto che fosse uguale identico a quello di Omnibus, trasmissione in onda su La7 nella stessa fascia oraria: “Primo dicembre dello scorso anno, entrambi titoliamo Mes di Natale. Ci abbiamo scherzato su – tutti gli autori dei talk tv si conoscono tra loro – ma nessuno ha ceduto e i titoli sono rimasti in onda così“.
Certo, sbirciando Twitter forse è diventato facile inventarsi giochi di parole. Caldarola replica così: “Sì, è vero, su Twitter ci sono dei campioni, per esempio Alessio Viola. Ma la regola è: se qualcuno l’ha già scritto, il titolo è bruciato. Capita anche che la mattina guardiamo la prima pagina de Il Manifesto e ci diciamo: ‘Caxxo, no, ce l’hanno bruciato!“.
A proposito, un titolo per questo articolo? “Un bel titolo non fu mai scritto“. Grazie!