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Buoni o cattivi, un docu-reality di ordinario disordine

La recensione della prima puntata di Buoni o cattivi, il nuovo programma di Italia 1 condotto dalla giornalista Veronica Gentili.

pubblicato 8 Settembre 2021 aggiornato 8 Settembre 2021 10:23

Il nuovo programma di Italia 1 Buoni o cattivi ha ufficialmente rotto il ghiaccio della nuova stagione di rete. Un prodotto che sulla carta non aveva nessun genere di aspettative, con un gioco di parole potremmo appellarle pure noi come né buone né cattive. Fatta la prima, il risultato è un docu-reality che strizza l’occhio a quel tipo di reportage schietto, crudo, a tratti persino impressionabile per un certo tipo di pubblico nel suo linguaggio.

Un linguaggio che, però, Italia 1 riconosce avendo già avuto familiarità tramite Le iene che più volte si è occupata di tematiche forti con servizi e contributi persino discussi. Non si tratta di un paragone tra i due programmi, quantomeno una vicinanza.

Buoni o cattivi
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Buoni o cattivi tenta di portare al pubblico un racconto il più reality possibile con buona pace di Veronica Gentili che ha perseverato nel ribattezzare i reportage come un film. Nel primo appuntamento dedicato il racconto si è concentrato sull’odio di strada, protagonisti coloro che hanno vissuto o stanno tutt’ora vivendo una situazione fuori dal comune. In particolare l’obiettivo del programma è stato quello di lasciare il racconto a chi vive l’esperienza in prima persona.

Prendiamo l’esempio di Giacomo, un trapper ex membro di una baby gang che in presa diretta racconta il suo “piccolo problemino, che è uno dei tanti”. Afferma di aver ricevuto uno schiaffone da un signore dopo che lui ha preso a calci un cestino: “A quel punto non ci ho visto più e l’ho preso a pugni in testa“. La telecamera che lo riprende all’interno di quello che sembra uno studio di registrazione insieme alla sua fidanzata, mostra la telefonata con il suo avvocato che lo informa dell’udienza che ha tenuto in tribunale proprio per l’episodio da lui raccontato. Dunque non ci sono filtri, nemmeno censure, tutto va in onda a dimostrazione del vero.

Esattamente come accade per molti altri programmi, al centro rimane il tema portante, ma i rami che si allungano portano tante sfaccettature della piaga dell’odio di strada. Dalle situazioni più degradanti, come un’altalena di alti e bassi si passa a quella risolta di Emanuela, ex leader di una baby gang oggi felice e indipendente, passando per la condizione non facile di Jordan, il trapper che si definisce orgogliosamente “Criminale 2.0”.

Riprendendo la struttura del programma, i punti pro sono andati soprattutto al modo scelto per raccontare più realtà legate fra di loro. Moderno, semplice. Non c’è stata superficialità nel trattare l’argomento della puntata, bensì lo si è spremuto fino all’ultima goccia. Bene, non è mica da tutti stare per minuti e minuti ad ascoltare la stessa persona che spiega cosa vuol dire vivere la strada sulla propria pelle. A questo punto siamo certi che il pubblico, alla lunga, non si annoi? Ecco trovato uno dei punti contro. Il rischio si corre soprattutto quando il ritmo cala col passare dei minuti, diventando quasi pesante. Ci si accorge che il continuo passaggio da un racconto ad un altro in modo troppo repentino, porta una sensazione di ‘ubriacatura’ al telespettatore che potrebbe perdere il filo del discorso. O si inizia e si finisce un unico segmento ed una logica di racconto magari più ordinata e meno intermittente, o il dito sul tasto “off” del telecomando sarà molto più veloce di quanto si possa credere.

Torniamo al film fatto di storie vere” passati i 3/4 della trasmissione, Veronica Gentili introduce l’ultimo atto del primo appuntamento: due storie di due giovani alle prese con il male del cyberbullismo. Anche qua un errore c’è, oltre cambiare totalmente il riferimento del target (si è passati dai 25/30 anni delle storie precedenti a delle millenial), era il caso di posizionare proprio sul finale due storie di questo calibro al posto di valorizzare il loro messaggio ponendole a inizio puntata?

Chiaramente non possiamo non aprire una parentesi sulla conduzione di Veronica Gentili. Al contrario dei ritmi palpitanti e ficcanti di Stasera Italia dove si scatena fra domande provocatorie ai politici e ospiti in studio, qui la conduttrice si misura con un’intervista che spezza a metà la serie di reportage. La conduttrice è in compagnia del rapper Emis Killa, si apre parlando di sé, della sua famiglia e del suo passato fatto anche di episodi critici e come se fosse in un confessionale, un inedito spaccato di un’artista che spesso ha fatto discutere nell’arco della sua carriera. Asciutta, senza troppi fronzoli, la giornalista mantiene un profilo sobrio ma empatico. Brava nel mascherare la lettura del gobbo, la Gentili inizia a prendere dimestichezza anche con una trasmissione fuori comfort zone. Promossa.

A Buoni o cattivi la stessa Gentili prossima settimana ospiterà Diletta Leotta per parlare della triste vicenda sulle foto rubate, una puntata che potrebbe essere ancora più forte della prima. Paradossi in attesa di rivedere un po’ d’ordine.