La prima intervista di Mario Draghi è la notizia televisiva della settimana appena terminata – al netto del caso Dazn, scoppiato con l’inizio della Serie A e che presumibilmente non è da considerarsi chiuso.
Il Presidente del Consiglio per la sua prima ‘uscita’ sul piccolo schermo ha scelto il contesto istituzionale del Tg1 e un tema di profilo alto come quello della crisi in Afghanistan. Niente vere domande, ma solo assist per alcune dichiarazioni alla nazione pronunciate con chiarezza e sicurezza (e senza obiezioni giornalistiche).
Una scelta prevedibile (lo avevamo scritto quando si era insediato) ed efficace. Il Premier, comodamente raggiunto dalla troupe televisiva a Palazzo Chigi, ha risposto in poco meno di cinque minuti alle domande dell’intervistatore Mario De Pizzo (che ha parlato per un totale di 21 secondi).
Quella di Mario Draghi è una scelta comunicativa molto diversa rispetto a quella del suo predecessore Giuseppe Conte, che per la sua prima intervista tv nel 2018 optò per DiMartedì di Giovanni Floris su La7 (in precedenza aveva rilasciato alcune dichiarazioni a Bruno Vespa per Porta a Porta, limitatamente però alla sua devozione a Padre Pio). All’epoca l’intervista fu vera, nel campo nemico (ossia nello studio televisivo) con domande ficcanti, pubblico sugli spalti (c’era anche Rocco Casalino, ben inquadrato alle sue spalle) e buona capacità di reazione da parte dell’allora Presidente del Consiglio.
L’abissale distanza comunicativa tra i due politici era già nota e prescinde dalla televisione. Basti pensare all’approccio rispetto ai social media, dove il Mario Draghi persona è totalmente assente e dove invece Giuseppe Conte era sufficientemente attivo, soprattutto durante il suo incarico.
Ora resta da capire se e quanto Draghi – figura più super partes di Conte, che da subito è stato designato prima di tutti dal Movimento 5 Stelle – resisterà alle lusinghe dei programmi politici, che lo corteggiano da mesi. E se, come e quanto peserà sulle prossime mosse comunicative del Premier la campagna elettorale per le amministrazioni del prossimo autunno e il dibattitto legato alla scelta del nuovo Presidente della Repubblica. In attesa della campagna elettorale per le politiche del 2023.