Parigi 2024 è la vera protagonista della Cerimonia di Chiusura di Tokyo 2020
Le Olimpiadi di Tokyo 2020 si chiudono con una cerimonia triste, ancor più di quella di apertura: la festa arriva da Parigi, pronta alla prossima edizione.
La Cerimonia di Chiusura delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha avuto una sola vera protagonista: Parigi 2024. La capitale francese ha acceso le emozioni di una Closing ceremony davvero mesta, ancor più fredda e autoreferenziale della cerimonia di apertura, che almeno aveva potuto contare sull’aspetto festoso e pittoresco dell’ingresso delle delegazioni nazionali. Sebbene dovesse essere una festa per celebrare gli sforzi degli atleti in queste due settimane di gare, la Cerimonia di Chiusura di Tokyo 2020 si è consumata tra qualche danza di scarso appeal televisivo, di qualche clip omaggio alle tradizioni locali e di momenti malinconici in ricordo di chi non c’è più: non proprio un clima festoso.
Per quanto si continui a dire che tanto understatement sia dovuto al clima difficile dovuto alla pandemia, all’impossibilità di avere grandi coreografie, alla mancanza del pubblico nello stadio, direi che le due Cerimonie di Tokyo 2020 si sono distinte per la sostanziale mancanza di idee e per la giustapposizione di momenti sì legati alla tradizione, sì legati all’orgoglio nazionale, sì motivati dalla voglia di mostrarsi al mondo, ma di fatto narrativamente slegati tra loro. Una mancanza di coerenza narrativa unita a una mancanza di coesione di tono, subito spento quando iniziava ad alzarsi un po’. Come spiegare del resto le clip sulle danze tradizionali in una cerimonia di chiusura? Sono in genere contenuti di presentazione, a fronte di una chiusura che in genere guarda al futuro e alle gesta degli atleti.
E dire che le possibilità per un coinvolgimento attivo ed emotivo dei presenti nello stadio e soprattutto per il pubblico a casa, vero destinatario delle cerimonie, c’erano e il Giappone le ha anche mostrate nei quadri grafici e di realtà aumentata che hanno offerto i (pochi) momenti davvero scenografici ed emozionanti di questa celebrazione sotto tono. Momenti sciolti, malinconia dominante: certo, la cultura giapponese ha questa nota amara, nostalgica e malinconica, ma nelle due cerimonie ha di fatto suonato solo quella.
Una cerimonia in sé così fredda non aver aver scaldato particolarmente neanche nel momento solitamente più emotivamente coinvolgente come lo spegnimento del braciere olimpico:una immagine fissa, ravvicinata, sul fiore che ha chiuso i suoi petali spegnendo la fiamma. Una inquadratura secca, distaccata: certo, senza pubblico non si poteva giocare molto di riprese aeree, ma c’è pur sempre a disposizione una platea di atleti che stanno per chiudere un’esperienza indimenticabile.
E come la regia è apparsa quasi disorientata, capace di staccare nei momenti meno opportuni (come in un recente Sanremo, per dire) o di scegliere inquadrature storte e inespressive per i momenti più simbolici (si veda l’inquadratura dal basso per il passaggio della bandiera olimpica dal presidente del Cio alla sindaca di Parigi) così anche altri comparti tecnici sono sembrati distratti o addirittura impreparati: penso al buio che ha accolto gli atleti al loro ingresso nello stadio o alla danza in memoria di chi non c’è più che è stato per buona parte in ombra, come se non ci fossero state prove a sufficienza per l’evento.
Olimpiadi Paris 2024, à bientot
Il momento migliore della cerimonia di chiusura di Tokyo 2020 è invece arrivata da Parigi, pronta ad accogliere i prossimi giochi estivi. Una grande e colorata festa quella in diretta dal Campo di Marte della capitale francese, con zero distanziamento, senza paura del Covid o quasi. Immagini che stridono non solo con quelle di Tokyo, ma in generale con la recrudescenza del virus che sta tornando a far crescere i suoi contagi con la variante Delta. A Parigi, invece, sembra che il Covid sia scomparso: certo, non un bene in assoluto visto che così non è, ma le immagini di una Parigi luminosa, col cielo azzurro solcato dalle frecce tricolori della Patrouille de France che avvolge la Tour Eiffel, i sorrisi entusiasti, le note della Marsigliese eseguite in alcuni dei luoghi più simbolici della città danno davvero il senso di una desiderata rinascita, di una possibile ripresa.
Ce lo auguriamo: mancano solo 3 anni alle Olimpiadi di Parigi 2024 e siamo alla seconda estate di pandemia. Almeno le immagini arrivate da Paris ci hanno restituito quella speranza, quella voglia di guardare al futuro, quell’entusiasmo che la triste festa passatista di Tokyo non ha saputo esprimere. Ha la chance di rifarsi con le cerimonie delle Paralimpiadi, al via il prossimo 24 agosto, ma abbiamo poche speranze. Non ci resta che guardare al futuro.
À bientôt, Paris.