C’era un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui se ti perdevi un programma poi era difficile recuperarlo. Non secoli fa, basta tornare in dietro di appena un decennio, quando ad esempio non era così automatico ripescare in rete le puntate di questa o quella trasmissione.
Oggi il gesto ci appare scontato. Tutto è a disposizione, tutto è archiviabile, tutto è a portata di mano. Ecco allora che il caso de Il circolo degli anelli risulta decisamente anomalo, irrituale, spiazzante.
Per il talk serale di Rai2 che da due settimane racconta le Olimpiadi di Tokyo vale infatti il concetto del “hic et nunc”. Tutto si svolge “qui ed ora”, senza possibilità di repliche. Contenendo immagini dei Giochi, non riproponibili in rete, Il circolo degli anelli non è disponibile su Rai Play. A parlarne è quindi solo chi assiste al programma in diretta, a meno che non si sia deciso preventivamente di registrarlo. In questo caso, però, si tratta in larga parte di affezionati al prodotto e non di spettatori intercettati in corsa.
Insomma, Il circolo degli anelli devi beccarlo in diretta. Altrimenti non esiste. E stando alla forza che ha acquisito strada facendo, la percezione è che ad accrescerne la popolarità sia stato il passaparola. Il passaparola di un qualcosa di raccontato da altri, o promosso da mini-clip diffuse dalla Rai che hanno nutrito il ‘mito’ e fatto esplodere la popolarità di Sara Simeoni (qualche anno fa non riconosciuta da Mara Maionchi a Guess my age), vera e propria rivelazione televisiva di questa estate.
La trasmissione, che poggia sulla disposizione di un lungo tavolo a semicerchio, potrebbe essere ribattezzata scherzosamente Che Tokyo Che Fa, con una Alessandra De Stefano che ha saputo abilmente adottare un atteggiamento autoironico e meno impostato. Abituati alle Notti Europee di un mese fa o ad altri speciali ‘ingessati’, Il circolo degli anelli si è distinto per leggerezza, sfruttando il duplice ruolo di evento di coda e di lancio delle gare della notte per via del fuso orario col Giappone.
Ogni sera due ore e mezzo di chiacchiere, più o meno serie, più o meno illuminanti, più o meno accattivanti. Del resto, non ci si può inventare troppo in un’epoca dove tutto viene raccontato subito, alla velocità della luce. Inevitabili i momenti morti, i collegamenti precari, gli imbarazzi, mescolati tuttavia ad un clima brioso costruito a fari spenti. In queste condizioni, come detto, è esplosa la Simeoni, tra capriole, battute e risate incontenibili rimbalzate immediatamente sui social.
Ed è qui che è scattata l’esaltazione di uno show normale, divenuto altro. Un po’ come il gioco del telefono senza fili, con la parola bisbigliata all’inizio che diventa tutt’altro una volta giunta a destinazione.
Sia chiaro, Il circolo degli anelli ha avuto il suo seguito, favorito pure dalle medaglie pregiate e inaspettate che sono via via arrivate. Tuttavia è innegabile una buona dose di idealizzazione, alimentata da quel “riferito” che, spesse volte, tende ad ingigantire la realtà, stravolgendola e migliorandola agli occhi di chi, magari, il giorno dopo, si è ritrovato in tendenza i commenti ad uno show e irrintracciabile. Una sorta di reperto che, in quanto tale, assume valore.