31 Luglio 2021 13:05
Schumacher: basta il cognome per battezzare il docufilm online su Netflix dal prossimo 15 settembre dedicato alla leggenda della F1, quel Michael che ha entusiasmato con le sue vittorie i tifosi della Ferrari e che dopo una vita trascorsa a 300 km/h è paralizzato in un letto dal dicembre 2013 per una caduta dagli sci. Il documentario, diretto dalla regista Vanessa Nöcker, vuole celebrare la straordinaria carriera sportiva e la sua vita privata: non a caso il progetto si avvale del sostegno, del supporto e della partecipazione della famiglia del campione austriaco, in primis della moglie Corinna che ne ha accompagnato i trionfi nei paddock e che ne preserva salute e privacy da quel 29 dicembre 2013, giorno in cui quello che poteva sembrare un banale incidente sulla neve si rivelò causa di un trauma cerebrale che lo costringe da allora in un letto.
La carriera sportiva è celebrata anche nella locandina ufficiale del docufilm, che immortala la Ferrari F1-2000, la monoposto con la quale Michael vinse il primo Mondiale per la Rossa di Maranello inaugurando una striscia di successi che lo videro sul gradino più alto della F1 per cinque anni consecutivi, dal 2000 al 2004. Cinque titoli che si sommano ai primi due ottenuti in carriera con la Benetton (allora ‘capitanata’ da Flavio Briatore) nel 1994 e nel 1995.
Considerato che la moglie di Schumacher, Corinna, difende strenuamente la vita del campione dopo l’incidente, l’attenzione del docufilm si concentrerà su tutto quello che è successo prima, grazie anche ai racconti e alle testimonianze del fratello Ralf, anche lui ex pilota di F1, e dei figli Gina e Mick: proprio Mick ha raccolto l’eredità del padre e dopo anni nei Go Kart e nelle altre classi, è approdato proprio quest’anno alla Formula 1 nella scuderia Haas, sempre nel mondo Ferrari in attesa, magari, di vestire la tuta rossa del Cavallino Rampante come il padre.
A raccontarne gesta tecniche, e soprattutto la ricchezza umana, ci sono i compagni di una vita, dall’ex direttore sportivo della Ferrari, e amico personale, Jean Todt, dal grande capo della F1 Bernie Ecclestone al 4 volte campione del mondo Sebastian Vettel, passando per Damon Hill e molti altri piloti che con lui hanno affrontato le piste e anche un’epoca che può dirsi gloriosa della F1, diversa da quella molto più asettica, per certi versi, di oggi.
L’obiettivo dichiarato del docufilm è quello di raccontare i due mondi che hanno costituito la grandezza di Schumacher, quello sportivo e quello familiare, che invece ha sempre tenuto separati: è un modo per raccontare Schumacher a tutto tondo, oltre la leggenda, oltre i record e oltre la velocità, in quella dimensione intima e privata che finora è emersa davvero col contagocce. E a volere che il pubblico conosca ‘tutto Schumacher’ è proprio la donna che gli è accanto da decenni.
L’uscita del docufilm riporta l’attenzione anche sulle reali condizioni di salute di Micheal Schumacher e questo omaggio può essere letto in modi opposti: da una parte potrebbe preludere a notizie confortanti sulla sua situazione, dall’altra essere il desiderato tributo a un campione ormai ‘lontano’. Intanto il pubblico avrà modo di celebrarlo, ricordarlo, omaggiarlo. E tifare ancora una volta per lui.