Salvo Sottile: ritratto di formazione di un giornalista
L’intervista a Salvo Sottile conduttore insieme ad Anna Falchi della nuova serie dei Fatti vostri in onda da settembre su Rai2
L’autunno porterà novità sulla strada professionale di un navigato giornalista del piccolo schermo italico. Salvo Sottile torna a settembre in televisione in un ruolo più centrale nella nuovissima edizione dei Fatti vostri, lo storico programma ideato e diretto da Michele Guardì in onda dalle 11 e fino al Tg2 delle ore 13, dal lunedì al venerdì su Rai2. Una edizione che vedrà in campo una piccola grande rivoluzione rispetto alle ultime, pur ottime in termini di ascolti, stagioni del programma di Rai2. Con il celebre giornalista TvBlog ha voluto fare una chiacchierata che è voluta andare oltre i consueti temi strettamente televisivi.
Iniziamo questa nostra chiacchierata impostandola come fosse un romanzo di formazione e dunque partiamo dall’inizio, chi era Salvo Sottile da ragazzo ?
Un ragazzo timido, un po’ orso ma impaziente di terminare gli studi per iniziare a cercare la sua strada. Non sapevo ancora cosa volevo fare ma avevo grinta e voglia di sperimentare
Quali sono state le tue esperienze, i tuoi pensieri, le tue aspirazioni da ragazzo ?
Sono cresciuto a Palermo, una città meravigliosa, difficile ai miei tempi per un ragazzo ‘curioso’. Ho vissuto tanto la strada, di giorno e di notte. E quando vivi la strada è dura tenere la barra dritta, ci vuole un attimo a ficcarti nei guai, a perderti, a passare dalla parte sbagliata. Ho conosciuto tanta gente, bella e brutta. Ho iniziato a lavorare giovanissimo, a 14 anni. Avevo fretta di essere autonomo. Ho lavorato nei campi, ho fatto il cameriere, ho venduto libri usati, venendo a contatto con un’umanità variegata e imprevedibile che mi ha insegnato tanto.
Cosa ti colpiva di più del mondo dei “grandi” ?
Mi affascinava l’idea che ognuno di loro, sebbene in modo diverso, ad un certo punto era stato gettato in mare aperto e costretto, suo malgrado, a dover nuotare da solo. Volevo tuffarmi anche io. Ero attratto dal libero arbitrio
Com’era il tuo rapporto con i genitori ?
Fatto di alti e bassi. Me lo ricordo sereno durante l’infanzia, un po’ più turbolento durante l’adolescenza. Con mio padre ci scontravamo spesso poi abbiamo capito il motivo, avevano un carattere simile. Mia madre è stata sempre il porto sicuro, ogni tanto si arrabbiava anche lei con me ma se le tenevi il muso ti faceva tornare il sorriso in un attimo con una dolcezza disarmante
C’è un’immagine, un flash, che ti si accende nella mente pensando adesso a loro ?
La disciplina sul lavoro. Hanno sempre avuto un rispetto maniacale, quasi “religioso” per il mestiere. Mia madre fa il medico, ha più di 70 anni e tuttora si alza ogni mattina alle 4 per andare dai suoi pazienti. Mio padre veniva da un paese sperduto tra i monti della Sicilia e la sua “fame” negli anni ’70 lo ha portato a diventare uno dei più bravi cronisti di nera del glorioso giornale L’ora e in seguito un creatore di pagine e di affreschi tra i più raffinati
Quando hai capito di voler fare il giornalista e cosa ti affascinava di questo mestiere ?
All’inizio odiavo questo mestiere perchè da ragazzino lo associavo a qualcosa che mi teneva lontano da mio padre. Vedevo gli altri ragazzini coi papà il pomeriggio al cinema o allo stadio e io andavo sempre solo o col papà di qualche amico. Mi ripromettevo sempre che nella vita avrei fatto di tutto, tranne il giornalista.
Come hai iniziato a fare il giornalista ?
Ho iniziato ad armeggiare con le prime videocamere. Me ne comprai una di seconda mano e me andavo in giro per Palermo per raccontare storie e scoprire ogni angolo, anche il più’ nascosto della mia città. Era la curiosità a muovermi e capii che mi piaceva raccontare storie con le immagini. Degli amici a cui mostrai dei video mi suggerirono di farle vedere a qualcuno “del mestiere”. Iniziai a fare una lunga gavetta nelle tv private, prima a Catania e poi a Palermo, posti dove guadagnavi due soldi e facevi di tutto, anche le fotocopie, ma sono state palestre di vita
A chi devi dire grazie ?
A persone che in questi 30 anni a vario titolo mi hanno dato un’occasione. Me ne vengono in mente alcuni. Mentana perché all’inizio degli anni ’90 scommise su di me e mi arruolò come corrispondente del Tg5 da Palermo, Mauro Crippa (capo dell’informazione Mediaset, ndr) perchè in un momento mi affidò il mio primo programma in prima serata che mi fece conoscere al grande pubblico, Quarto Grado. E poi più recentemente Michele Guardì e la mia amica Giovanna Flora (capo autore dei Fatti Vostri). Quando l’attuale direttore di Rai3, Franco Di Mare, insediandosi lo scorso giugno mi ha voluto fuori da “Mi Manda Rai3” che era un programma di successo, loro mi hanno voluto fortemente in piazza e mi hanno accolto come in una grande famiglia. Erano un paio d’anni che ci rincorrevamo per fare qualcosa insieme e finalmente – mi verrebbe da dire forse grazie all’antipatia del direttore di Rai3 nei miei confronti – ci siamo riusciti. Mi sono rimboccato le maniche e ho ricominciato da lì . E’ stato un anno duro per me, ma anche un’occasione per capire chi sono i veri amici, tante persone, anche miei colleghi che si professavano tali – ce n’era uno pensa che mi mandava messaggi chiamandomi “bro” (fratello) – sono spariti o mi hanno voltato le spalle in modo meschino per conquistare la benevolenza di Di Mare. Guardì e Giovanna Flora in quel momento si sono battuti per avermi ai Fatti Vostri. Non lo dimentico
Come è cambiata la tua idea del giornalismo dall’inizio del tuo percorso professionale ad oggi ?
E’ un mestiere molto cambiato. Prima c’era più tempo per lavorare su una notizia, andavi nei posti, parlavi con le fonti, avevi cura delle storie, delle persone. Adesso, anche con l’arrivo dei social, la velocità di fruizione delle notizie e la crisi dei giornali è tale che la maggior parte del lavoro spesso lo fai al telefono e con una resa inevitabilmente diversa.
C’è un episodio che ci vuoi raccontare che ti ha profondamente cambiato la vita ?
Quando ho fatto l’inviato di guerra nel 2001 durante il conflitto in Afganistan. Mi sono trovato catapultato in un altro mondo, fatto di morte, di odio, di sangue, di sofferenza. Sono stati mesi duri. Durante quella esperienza ho perso un’amica cara uccisa durante una rapina nella strada verso Kabul, una collega del Corriere della sera, Maria Grazia Cutuli. Eravamo molto amici, era siciliana come me, di Catania. Quando sono tornato da quel viaggio non ero più lo stesso, è stato un grande bagno di umiltà.
Giornalismo scritto, giornalismo televisivo, giornalismo radiofonico, la tua scelta verso la tv, perchè ?
Perchè è un mezzo straordinario per raccontare la realtà. Ti consente di avere un rapporto diretto col telespettatore, senza mediazione. La telecamera è una sorta di specchio riflesso. Puoi anche fingere ma prima o poi ti rivela per quello che sei
Se dovessi prendere una gomma, cosa cancelleresti del tuo passato e cosa invece incorniceresti ?
Forse qualche programma che non avrei dovuto fare. Ma in generale del passato cancellerei i colpi di testa, decisioni prese a caldo, senza riflettere sulle conseguenze. Con gli anni ho smorzato certi spigoli caratteriali, ho fatto pace con molta gente con cui avevo avuto scontri, ho imparato a contare fino a dieci e a non fidarmi solo del mio istinto. In una cornice metterei i miei figli, senza dubbio il mio programma meglio riuscito
Riparti in autunno con i nuovi Fatti vostri ed un ruolo più centrale nel programma, cosa ti aspetti da questa nuova esperienza ?
Vorrei che piazza Italia come è stato tutti questi anni con Giancarlo Magalli, al quale voglio mandare un abbraccio, continuasse a essere un luogo caldo, familiare, dove c’e’ un momento per tutto, un momento per raccontare storie, per stare sull’attualità ma anche per giocare e per divertirsi. Il programma di Michele Guardì è una delle certezze di Rai2. Quest’anno si rinnova. Con me a condurre ci sarà Anna Falchi che è una donna in gamba, sono convinto che sarà una bella sorpresa. Con lei, il professor Broccoli, Emanuela Aureli e il ritorno del “comitato” cercheremo di entrare in punta di piedi a casa delle persone per cercare di intrattenerle e di informarle.
Quale deve essere secondo te la misura giusta facendo infotainment del giornalista fra serietà e leggerezza, tu avendo già fatto esperienze di questo tipo in passato, ricordiamo Domenica in ed Estate in diretta ?
Io credo che le due cose, leggerezza e serietà, possano convivere. Dipende dal tipo di patto che fai col pubblico. Un giornalista a volte può anche giocare o divertirsi in onda se la situazione o il clima del programma lo permette. Credo che a volte sporcarsi un po’ sia anche un modo per farti sentire più vicino a chi ti guarda. La leggerezza se e’ manifestata con garbo, con dignità credo sia un valore, e certamente non ti toglie autorevolezza nel momento in cui sei richiamato a fare il giornalista o a raccontare storie meno allegre. Dipende dal tipo di patto che instauri col pubblico. La cosa difficile è avere tanti registri e saperli alternare al meglio.
Di fronte ad una foto con l’immagine di te da piccolo, la prima cosa che ti viene in mente
Mio nonno che faceva il capostazione in un piccolo paese della Sicilia, Cefalù, gli anni più belli della mia infanzia, ho visto un mucchio di treni passare senza neanche prenderne uno.
Fra vent’anni come e dove ti vedi ?
In un borgo sperduto, una casetta di fronte al mare. A pescare all’alba e a leggere un sacco di belle storie