Un’informazione sul virus e sui vaccini a senso unico. Ne è convinto Michele Santoro che a Di Martedì ha attaccato il mondo dell’informazione per il servizio svolto nel periodo di pandemia. “In quale telegiornale avete sentito parlare un medico scettico sul vaccino? – ha domandato polemicamente il giornalista – e in quale telegiornale avete trovato un passante critico sulla politica di vaccinazione?”.
In perenne tour per la presentazione del suo libro Nient’altro che la verità, Santoro è sbarcato anche da Floris, dopo che su La7 aveva già accettato gli inviti di Gruber, Purgatori, Mentana, Zoro e Giletti (manca solo il vecchio ‘allievo’ Formigli). Trenta minuti di match serratissimo, nel corso dei quali l’ex conduttore di Servizio Pubblico ha riproposto la foga di un tempo, stupendo tuttavia per posizioni e tesi espresse.
I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno gli scienziati e i politici, ma se si trasformano da agenti di controllo in comunicatori, allora abbiamo un unico patto che tiene insieme giornalisti, scienziati e politici. Questo fatto è riduttivo per la democrazia. Si può accettare che in un tg non si veda mai uno che non è d’accordo con la campagna vaccinale? Ci sarà pure qualcuno che quando arriva il giornalista dica ‘non mi voglio vaccinare?’.
Gelato da Floris (“Se parlo del globo terreste non devo per forza avere un terrapiattista in studio”), Santoro è stato preso di mira pure da Marcello Sorgi e Alessandro Sallustri, che lo hanno accusato di essere diventato un simpatizzante no-vax.
“Ho fatto il vaccino, sono assolutamente favorevole”, ha replicato stizzito il diretto interessato. “Siccome dico che bisogna rappresentare l’opinione dei no-vax, divento un no-vax. È un atteggiamento che non si può accettare. Quindi se sono no-vax non devo pagare il canone Rai, in quanto non ho diritto a veder rappresentata la mia opinione. Questo blocco ha reso inerte il dibattito democratico, quasi inutile. Se devo stare fermo a casa non è detto che la tv debba ammorbarmi con cose tutte uguali. Sono fermo? Allora fatemi vedere un dibattito[…] Non siamo potuti uscire, non ci siamo potuti parlare, non ci siamo potuti riunire. Per voi è un momento in cui la democrazia galoppa? Questo per voi è un momento democratico? Se voglio fondare un partito, dovrò poter andare in una piazza. il dibattito che c’è in rete per voi è la vera democrazia? Non c’è più bisogno di gente che si incontra? Ci si incontra sulla rete con l’algoritmo di Facebook che decide a quante persone fare arrivare un messaggio”.
L’affondo ha pertanto coinvolto i virologi e le loro previsioni spesso pessimistiche:
Abbiamo avuto manifestazioni di massa recentemente. Sono passati giorni, avremmo dovuto vedere delle impennate dei contagi. Invece non è accaduto. A parte la retorica, non abbiamo studiato a fondo la dinamica di questo virus. I virologi su che basi studiano? Dovremmo avere dati empirici. Vorrei capire sperimentalmente che succede in un ristorante, quali pericoli effettivi ci sono. Manca lo studio accurato, mancano i dati analitici che ci possono far comportare in un modo invece che in un altro, scegliere certe precauzioni piuttosto che altre.