Ospite di Propaganda Live a una settimana dal no di Rula Jebreal per la mancanza di donne nel programma, Barbara Serra riporta in asse in discorso sulla rappresentazione di genere. Lo fa con uno ‘spieghino’ (“Non volevo fare uno spiegone, ho finito per fare uno ‘spieghino'”, ha scherzato) col quale apre il suo intervento sulla guerra tra Israele e Palestina, ragione per la quale, spiega Bianchi, è stata invitata: un’occasione anche per parlare del bombardamento con il quale le forze israeliane hanno distrutto il palazzo dei media a Gaza, che ospitava anche gli uffici di Al-Jazeera.
Correttamente, Barbara Serra non ha ignorato il convitato di pietra che aleggiava nello studio di Propaganda Live: arrivare una settimana dopo il no di Jebreal (che nel frattempo aveva spiegato le ragioni della propria azione da Corrado Formigli a PiazzaPulita) portava inevitabilmente con sé tutta l’eco di quanto successo in questi ultimi sette giorni (caso Roberto Angelini a parte). E così, con gran classe – a giudizio di chi scrive – Barbara Serra argomenta la questione sulla rappresentanza di genere senza rigidità o condiscendenze, inserisce il discorso nel contesto italiano e con tutta la consapevolezza di cosa voglia dire fare un programma tv, perché lei lo fa. E punta soprattutto sul concetto, scivoloso, di competenza.
“Probabilmente nel panorama tv italiano non si salva nessuno. Io ti parlo di competenza e lo faccio anche da donna italiana che vive all’estero da quando aveva 8 anni, che si formata tra Danimarca e Inghilterra. A parità di competenza, io vivo esperienze diverse da donna quando sono in Italia e quando sono all’estero: non siamo l’Arabia Saudita né dobbiamo diventare la Svezia, noi siamo l’Italia, magari un paese un po’ più equo…”
dice la Serra, che quindi contestualizza analisi e argomentazione. Ma, dicevamo, il punto resta la competenza, mettendo in guardia sull’effetto ‘foglia di fico’ e ‘giustificazione’ che può rappresentare se non affrontato con consapevolezza.
“Quando si parla di competenze in tv non penso si mostri tutta la complessità della questione italiana. Io sono qui con le mie competenze, ma io sono qui con le mie competenze a 46 anni perché per i 25 anni precedenti ho avuto delle opportunità, per lo più all’estero…”.
E allora sì, il problema è la rappresentatività di genere in tv, ma ancor prima vuol dire avere delle possibilità di affermarsi nel settore professionale: una questione strutturale, culturale, profonda che la Serra evidenzia con estrema linearità, al di là della ‘cruda’ conta. Che pure viene fatta e di cui, questa volta, viene illustrata la logica, al di là di tweet e commenti social al vetriolo.
“E’ un dovere degli autori tv risolvere un problema così complesso? Probabilmente no. Ma tutti noi che lavoriamo in tv possiamo fare qualcosa. Per cui ti do dei consigli non richiesti […] proprio per la competenza maturata lavorando con media italiani, anglosassoni e arabi. La prima è che tutti i programmi dovrebbero tenere conto di chi invitano: lo so che sembra da secchioni fare il conto perché non stai invitando gente per il genere, ma per quello che dicono. Ma è una cosa che facciamo quando siamo in Par Condicio, per cui per qualcosa di importante lo si fa”
nota la Serra. Certo è che la logica di Par Condicio applicata da noi finisce spesso per azzerare i confronti in assenza di un bilanciamento.
Diciamo che il suggerimento è quello di entrare nell’ordine di idee che la competenza non è una ‘giustificazione’ sufficiente. Non altrove, almeno.
” Ogni programma dovrebbe stabilire un proprio limite: il 50% è quasi impossibile perché molte delle posizioni di potere in Italia sono occupate da uomini, ma si può immaginare una percentuale più bassa. Quello che si fa da tempo in Inghilterra, e che ora sta dando i suoi frutti, è andare a cercare voci diverse o anche far crescere voci diverse. So che non è facile perché anche io cerco ospiti per il mio tg e so che costruire un programma tv non è solo rappresentare i generi, ma la rappresentanza è importante e sfortunatamente è uno dei punti deboli nel nostro paese. Sta migliorando, ma c’è ancora da fare. E talvolta parlare solo di competenze nasconde certi problemi di base”
chiosa la Serra. Il problema è sicuramente strutturale e l’intervento della Serra – che sono certa per qualcuno sarà ‘womansplaining’ – mette sul tavolo in maniera propositiva una serie di spunti concreti su cui si può ragionare. La differenza è tutta qui. Ed è tanta.