Anna, Giulia Dragotto ed Elena Lietti parlano della nuova serie Sky (Video)
Le due attrici, interpreti di Anna, la protagonista, e Maria Grazia, sua madre, ci hanno raccontato il lavoro sul set e sui loro personaggi
E’ arrivato il giorno di Anna. La nuova serie tv di Sky, diretta da Niccolò Ammaniti (che l’ha anche scritta con Francesca Manieri) e tratta dal suo omonimo libro del 2015 -edito da Einaudi, disponibile anche in e-book- da oggi, venerdì 23 aprile 2021, è disponibile con tutti e sei gli episodi online su Sky e su Now. Per chi volesse seguirla in tv, invece, l’appuntamento è alle 21:15 su Sky Atlantic con i primi due episodi (i restanti andranno in onda nelle prossime settimane).
Di Anna vi abbiamo già dato numerosi dettagli, tra cui la decisione di affidare il ruolo della protagonista alla giovane (ha solo 14 anni) Giulia Dragotto, qui al suo esordio sul piccolo schermo. In occasione del lancio della serie, abbiamo scambiato due chiacchiere (video in alto) sia con lei che con Elena Lietti, che interpreta Maria Grazia, sua madre.
Giulia, in conferenza stampa hai detto che questa esperienza ti ha insegnato molte cose. Ce n’è però una, in particolare, che ti sei portata dietro anche dopo la chiusura del set?
“Anna mi ha lasciato tante cose, veramente. Una in particolare, però, è che non bisogna arrendersi mai di fronte a nulla. Prima di questa esperienza ero una persona che davanti alle difficoltà si buttava giù. Anna, invece, mi ha trasformata: ora davanti ad una difficoltà, la utilizzo come scusa per dare tutta me stessa. Mi ha insegnato la tenacia”.
Come tutti i ragazzi della tua età, anche tu sarai appassionata di serie tv. Ce n’è una da cui hai cercato ispirazione per immergerti nel mondo di Anna?
“Durante la quarantena ho fatto la pazzia di guardarmi le dieci stagioni di The Walking Dead. Lì si parla di zombie, è un po’ differente rispetto ad Anna, però mi ha appassionata tanto. Anche in quel caso c’è una catastrofe e muoiono delle persone, che poi rinascono… sotto un altro aspetto! (ride, ndr). Però mi ha aiutato”.
Il tuo personaggi riceve dalla madre il Libro delle cose importanti, da lei scritto prima di morire. E’ un libro dentro cui ci sono numerosi consigli su come affrontare la vita. Immagino che tu non abbia avuto un vero e proprio libro di consigli sul set, ma ne avrai ricevuti. Te ne ricordi uno che ti è servito più degli altri, considerato anche il set non proprio semplice da affrontare?
“Ho ricevuto l’aiuto sul set di Lorenza Indovina (la moglie di Niccolò Ammaniti ha lavorato come acting coach degli attori minorenni, ndr), ma ho ricevuto anche l’aiuto da diversi laboratori… Non sembravo pronta al set ed al mondo di Anna, che è particolarmente faticoso. Ho ricevuto vari consigli, ma mai generici: si basavano a seconda della scena da girare. Uno in particolare diceva di immedesimarmi nel personaggio, ma ricordarmi che sono sempre Giulia e che ci dovevo mettere anche qualcosa di me stessa”.
Elena, il personaggio della madre di Anna è quello che più di tutti (anche se può sembrare paradossale, perché nel presente del racconto non esiste) subisce un’evoluzione. Tramite i flashback scopriamo infatti che Maria Grazia all’inizio è molto dura verso sua figlia, quasi insofferente. Poi, con il tempo, si ammorbidisce, fino a scrivere il Libro che, secondo me, oltre ad un gesto pratico è anche un grande gesto d’amore: tu l’hai interpretato più come un atto protettivo verso i figli o come un modo per ricordare loro di non fidarsi degli altri?
“Sicuramente quello di Maria Grazia è un atto di fiducia, un lasciar andare le cose con grande senso pratico, una sensibilità che la porta ad intuire gli accadimenti prima di altri. Scrivere questo Libro per me è sempre stata un’azione essenziale e quindi intelligente ed eroica. Anche perché raccoglie indicazioni pratiche, ma anche alcune relative alla vita spirituale, emotiva ed affettiva dei bambini. C’è un monito bellissimo sull’importanza del racconto, della lettura e della memoria, che ho sentito come motore dell’intera storia”.
Si è detto di come un’ambientazione post-apocalittica come questa potrebbe spaventare il pubblico o allontanarlo dalla storia di Anna, che in realtà ben presto diventa altro. Lavorando sul set non avete avuto la percezione di come i telespettatori avrebbero potuto recepire la serie?
Giulia: “Personalmente, quando guardo una serie tv o film la vivo in modo soggettivo, ognuno avrà un modo tutto suo di interpretarla”.
Elena: “Prima di vedere la serie sì, ci possono essere dei dubbi, ma dopo averla vista o durante la visione ci si rende conto che si parla di altro. Il lavoro di Niccolò presuppone che non ci sia mai un pubblico passivo: la serie è veramente un’esperienza che richiede una disponibilità del pubblico a lasciarsi coinvolgere anche emotivamente, ma non perché la premessa è un’epidemia”.