I funerali del principe Filippo e la classe tv
I funerali del principe Filippo, col loro rigore e la loro ‘intima solennità’ ricordano la differenza di stile nel coprire gli eventi tv.
I funerali del principe Filippo hanno catalizzato l’attenzione del mondo nel pomeriggio di Sabato 17 aprile 2021 e confermano la perfezione della BBC nella copertura degli eventi reali, soprattutto se paragonata alla copertura media italiana di eventi simili. E’ vero, noi non abbiamo famiglie reali su cui fare pratica dalla nascita del mezzo, né protocolli consolidati per seguire eventi dal grande impatto simbolico e politico. Ma quando dico ‘noi’ escludo ovviamente il Vaticano, che in fatto di immagini, regia, copertura di eventi, anzi creazione di eventi resta un punto di riferimento planetario.
Chi però ha scelto di seguire i funerali del principe Filippo su una rete generalista italiana ha assistito all’ennesima corsa al commento, al gossip, alla polemica, alla chiacchieratina superficiale: nessuno spazio alla cerimonia religiosa, alla solennità di un funerale reso ancor più rigoroso dalle norme anti-Covid che hanno cancellato di fatto tutto l’aspetto ‘mondano’ che un funerale reale – per quanto non di Stato – porti con sé.
E sulle tv italiane c’è stato un po’ di tutto: lo Speciale TgLa7 (senza Enrico Mentana) apre cercando nel corteo i segni dell’importanza del Duca di Edimburgo, in vita e in morte, mentre da Windsor arrivavano le immagini pulitissime e suggestive del Castello e della scenografia/coreografia determinata dal posizionamento delle forze militari che hanno porto i propri omaggi al Duca. Il tutto condito da una quantità di sovraimpressioni che da casa chiamavano proprio un “Ma sì, mettetecele due grafiche, che sennò non si capisce!”.
Il troppo, sempre.
Anche Canale 5 è andata di Speciale Tg5: se il TgLa7 ha comunque lasciato la maggior parte dello spazio video alle immagini in diretta da Windsor, occupando a fiume la colonna audio, Canale 5 ha invece giocato da subito con l’ospite ‘che ne sa’, ovvero lo storico inviato Rai da Londra Antonio Caprarica, debordando sul video oltre che sull’audio.
Rai 1 ha invece scelto un’altra opzione, quella dell’infotainment, lasciando a Marco Liorni e al suo Italia Sì il compito di seguire i funerali. Funerali che invece scompaiono del tutto, fagocitati dal programma e soprattutto da una regia che non riesce proprioa tenere le immagini secche e pulite da Windsor, nonostante l’inviato Rai al Castello Marco Varvello faccia più volte riferimento alla suggestione di una cerimonia che chi ha scelto Rai 1 di fatto non vede, soffocato da schermi splittati che, a rotazione e in diverse combinazioni, inquadrano Liorni, o lasciano spazio a foto di Elisabetta e Filippo, all’inviato e persino agli ospiti, con Shel Shapiro che parla di un 1968 che non ha intaccato la Monarchia (mi sa che non ha visto The Crown…), mentre le immagini che arrivano da Windsor inquadrano il feretro solitario di Filippo. Uno stridore da unghie sulla lavagna.
Il tutto mentre la BBC dava ancora una volta magnifica prova di sé nella messa in scena di un evento reale, per quanto doloroso. Camere posizionate in maniera millimetrica, per cogliere con angolazioni suggestive e simboliche tutte le fasi del corteo e della cerimonia; stacchi netti e anch’essi millimetrici (come nel momento in cui da dietro uno spigolo spunta esattamente nella frazione di secondo dello stacco il feretro di Filippo portato a mano verso la Land Rover); movimenti di macchina di grande eleganza, il tutto senza ignorare, ma senza indugiare, quello che il pubblico voleva vedere, su tutti la Regina e il suo dolore.
E lei, sempre a capo chino, integralmente in nero, sola nel coro della St. George Chapel è stata inquadrata poco e senza morbosità: ma pochi passaggi più ‘rubati’, come il suo ingresso dall’accesso laterale della Cappella e quel voltarsi indietro, da sola, in attesa di qualcuno che la accompagnasse, ha mostrato tutta la solitudine della Regina. Una Elisabetta che però ha voluto offrire un ultimo regalo al suo Filippo, seguendo il feretro in corteo, sia pure in auto e sia pure solo in parte: non era previsto, ma per una volta la Regina ha lasciato che il Duca camminasse davanti a lei.
Neanche le tensioni tra William ed Harry sono state ignorate dalla regia inglese, ma senza morbosità, con inquadrature ‘dovute’ ma ricche di sottotesti: e la scelta della famiglia di aver interposto tra i due un cugino ha reso sicuramente il compito più facile a tutti. Il capo profondamente chino di Harry ripreso durante la cerimonia in cappella sarà stato per qualcuno il segno di una riflessione profonda sulla sua condotta, sarà valso paginate per le prossime edizioni speciali dei tabloid, peraltro domani in edicola di default.
Ma tutta la diretta della BBC non solo si è caratterizzata per la perfezione delle inquadrature, per la precisione della regia, per la pulizia delle immagini – vista la totale assenza di grafiche e una giornata a Windsor benedetta da un cielo limpido e azzurrissimo -, per la maniacale attenzione per la simmetria (aiutata certo da un protocollo e da un cerimoniale che non lascia nulla al caso, neanche la disposizone dei parenti strettissimi ai piedi della gradinata su cui il feretro attende l’ingresso) ma anche per la totale devozione alla cerimonia religiosa, seguita senza nessun tipo di commento: spazio solo alle parole degli officianti e al coro che ha occupato la maggior parte della cerimonia. E a simboleggiare la volontà di non interferire in nessun modo con la cerimonia anche la scelta della regia che nel minuto (e più) di silenzio ha offerto una lunga inquadratura dell’ingresso durata decine di secondi: l’opposto della paura del vuoto e del silenzio che domina da noi.
“Una cerimonia così potente nella sua semplicità” dice il commentatore della BBC a cerimonia terminata. Lo stesso si può dire della sua trasmissione internazionale. A funerali terminati c’è tempo per qualche commento e per qualche notazione, come la chiacchierata tra Harry e William, uno accanto all’altro, sulla via che li riporta a ‘casa’.
Per il resto c’è la chiassosità della nostra copertura. Certo, noi non abbiamo gli obblighi e i legami della BBC con i Reali. Ma qui si va oltre la questione della ‘misura’ di devozione e di obbligo; qui si ragiona di misura e di opportunità televisive. E di stile di racconto.