“La Botteri ha un mocio vileda in testa, paghiamole il parrucchiere”. La battuta è del 2011 (e Striscia non c’entra)
L’ironia sulla Botteri teneva banco anche nel 2011 e non a Striscia. Il caso di Victor Victoria per analizzare la metamorfosi tra due epoche
Stesso bersaglio, battute simili. A cambiare però sono le epoche. Giovanna Botteri teneva banco anche dieci anni fa, come testimonia una puntata di Victor Victoria del 2011 nel corso della quale Geppi Cucciari prese di mira proprio la giornalista del Tg3. Nel mirino finirono i capelli, l’abbigliamento e il trucco dell’allora corrispondente da New York che nel 2020 ha invece raccontato da Pechino i momenti più bui della pandemia.
Proprio in una di quelle occasioni Striscia la Notizia dedicò un servizio alla Botteri, spesso presa in giro da comici e colleghi per il suo look, considerato poco curato. Sulla sua reale riuscita si potrebbe discutere per settimane, così come di tutte le interpretazioni e le polemiche che seguirono.
La questione, infatti, non rimase circoscritta ai confini televisivi. Divenne un affare di Stato, tra accuse di body shaming e difese ferree, sia aziendaliste (da parte della Rai) che di genere.
“Sono stati giorni difficili per lei ed è piuttosto giù di morale”, spiegò Maurizio Mannoni in una puntata di Linea Notte. “Non si aspettava una cosa del genere, tutto si sarebbe aspettata tranne attacchi di questo genere. Le rinnoviamo tutta la nostra stima, del resto chi segue questa rete e questo tg da tanti anni non può che apprezzare la bravura di una collega inviata di guerra straordinaria. Appare del tutto incomprensibile come qualcuno abbia sentito l’esigenza di fare attacchi su un look normale, dovrei dire”.
Attenzione, il coinvolgimento di Mannoni non è causale. Il giornalista era infatti ospite di Victoria Cabello negli istanti in cui la Cucciari faceva battute mostrando i risultati di un sondaggio – realmente effettuato – tutto incentrato sullo stile della Botteri. “Potendo, metterebbe dieci euro di tasca sua per pagare un parrucchiere alla Botteri, quella da New York, ed evitare che vada in onda con un mocio vileda in testa?”.
Per la cronaca rispose sì quasi il 50% degli interpellati, tra le risate generali. Stette al gioco pure Mannoni che, va sottolineato, espresse parole al miele: “Sta benissimo così, Giovanna la difendo con passione”.
Cucciari rincarò tuttavia la dose, mostrando una foto in diretta, accompagnata a quelle di altri inviati uomini: “Vediamo se vuoi ridire questa frase dopo averla vista. Ha i capelli un po’ anni ottanta, probabilmente nella diaria non ci sono i soldi per il parrucchiere, quindi lei si organizza con la spazzola come può. E’ uno stile preciso quello del Tg3. Vi vestite ancora come se il muro di Berlino fosse appena crollato e voi foste rimasti sotto”. Salvo poi precisare: “Non parliamo del suo lavoro, ma della sua dimensione tricologica. Come giornalista va benissimo”.
Nonostante le analogie evidenti, nessuna bufera si imbatté sul programma. Non che la Cucciari meritasse furenti attacchi, sia chiaro, ma una riflessione sui tabù innescati in appena due lustri si potrebbe tranquillamente avviare. Si eccedeva troppo prima? Si è spinto troppo sull’acceleratore del moralismo dopo?
A tal proposito, tornano alla mente le recenti esternazioni dell’attrice Matilda De Angelis, protagonista all’ultimo Festival di Sanremo: “Ho trovato veramente assurdo essere giudicata per come ero andata vestita o avevo portato i capelli”. Potrebbe essere un eccesso di permalosità. O forse la perfetta fotografia dell’attuale momento storico dove anche le virgole finiscono sotto la lente d’ingrandimento.