Quindici mesi di assenza fisica dal piccolo schermo, con l’ultima apparizione concessa a Fiorello su Rai Play nel dicembre del 2019. In mezzo un film, amato e criticato, difeso e discusso, ma sempre e comunque campione d’incassi con ben 46 milioni di euro incassati in una stagione che di successi ne avrebbe incrociati pochissimi a causa dell’imminente esplosione della pandemia.
Checco Zalone ha sempre giocato per sottrazione, per sparizione. Che abbia in promozione un film o meno, la sua è una concessione col contagocce. L’esatto contrario dei suoi lavori, riproposti con assidua frequenza e utilizzati come un usato sicuro.
Prima di Rai Play c’era stato un altro ampio periodo di nulla. D’altronde Luca Medici conosce il rischio della saturazione, reazione che avrebbe sicuramente generato se si fosse concesso a destra e a manca, abusando di quel ‘cozzalone’ che, in quanto maschera, va utilizzata con cura e intelligenza.
Per questo venerdì sera ha fatto effetto vederlo su Rai 3 a Via dei Matti numero 0, seduto al pianoforte a suonare ‘Blackbird’ dei Beatles mentre tutti i riflettori del mondo erano accesi sulla conferenza stampa di Mario Draghi.
Pochi annunci, poca pubblicità. Zalone si è riaffacciato in tv nell’indifferenza generale, tra lo stupore di chi lo ha incrociato in corsa durante lo zapping e il disappunto di chi se l’è proprio perso. Perché, cronometro alla mano, alla fine parliamo di appena otto minuti di show.
Se ti chiami Zalone non puoi non affrontare il tema del politicamente scorretto. Tra riflessioni profonde e inevitabile ironia. “E’ un concetto che muta al mutare delle sensibilità dei gruppi sociali, è da storicizzare. Lo dico per il pubblico di Rai3; il mio ha già cambiato canale”. Quindi analizza Rimmel di Francesco De Gregori e L’Edera di Nilla Pizzi, quest’ultima “responsabile della sperequazione dei diritti della donna rispetto a quelli dell’uomo”. Fino all’appello rivolto al Presidente della Repubblica: “Abbattiamo tutte le statue di Nilla Pizzi. Se non ne esistono, costruiamole e abbattiamole”.
L’incursione nel programma di Stefano Bollani e Valentina Cenni, assicura Checco, è a titolo gratuito. Il motivo? Presto spiegato: “Non devolverò il mio cachet in beneficenza perché poi ti scrivono su Facebook: ‘sono soldi pubblici, devi darli in beneficenza’. Io pur di non dare ragione a ‘sto stronzo, vengo gratis”. L’ultimo sgarbo, tuttavia, è il mancato rispetto di una legge. Quale? “La Fabio Fazio del 2006. Ogni volta che entri in uno studio Rai devi promuovere qualcosa. Io non ho niente, ma ho mio fratello che sta aprendo un posto che fa panzerotti ed è pure laboratorio d’analisi: l’Antica Tamponeria del Corso”.
Appuntamento alla prossima ospitata, nella speranza che quel giorno il Presidente del Consiglio in carica non abbia nulla da comunicare.