Family Food Fight, Antonino Cannavacciuolo a Blogo: “Un’edizione agguerrita, ma famiglia e rispetto sono la prima cosa”
Antonino Cannavacciuolo ci racconta la seconda edizione di Family Food Fight e ripercorre MasterChef Italia 10, tra “Famiglia” e “rispetto”.
La seconda edizione di Family Food Fight è appena iniziata ma ha già fatto capire di ‘che pasta’ è fatta. Subito una selezione senza sconti per i concorrenti che quest’anno non hanno da difendere solo il ‘buon nome’ della famiglia, ma quello del proprio ristorante. Come detto, la principale novità di FFF 2021 è che a sfidarsi ci sono famiglie di ristoratori provenienti praticamente da tutta Italia. E a raccontarci come questa novità abbia cambiato anche le dinamiche del format e il rapporto tra giudici e concorrenti ci pensa chef Antonino Cannavacciuolo. Fresco reduce dalla (strepitosa, lo diciamo) decima edizione di MasterChef, chef Cannavacciuolo si è lanciato anima, corpo e paccheri in questa nuova avventura tv, ritrovando al suo fianco Lidia e Joe Bastianich nel format prodotto da Endemol Shine Italy per Sky. La parola d’ordine, però, resta ‘Divertimento’: non c’è spazio per la pesantezza in questo format, che anzi ha trovato anche nuova linfa e nuova freschezza con la scelta di un diverso tipo di concorrenti.
Ma abbiamo avuto il piacere e la gioia di poterne parlare con chef Antonino. E prima ancora di lasciargli la parola lo ringraziamo per la chiacchierata (e per le risate).
Parto col fare i complimenti per la decima edizione di Masterchef. Per me, telespettatrice, è stata una boccata d’aria, anche perché è stata costruita in maniera tale da non dare la sensazione di essere realizzata in piena pandemia. Il che vuol dire uno sforzo produttivo notevole. Ma come è stato viverla dall’altra parte?
Quello che avete visto voi a casa l’abbiamo vissuto anche noi da quest’altra parte delle telecamere. Per noi è stata anche un po’ una rivincita visto che sembrava che fosse impossibile fare MCI in pandemia e invece la produzioneha fatto un lavoro pazzesco, permettendo così che il programma si facesse. A quel punto la parola d’ordine per noi giudici è stato “Divertiamoci!” e questa cosa è passata, anche se posso garantirvi che avete visto solo il 30-40% dell’affiatamento, del divertimento, della leggerezza che c’era tra noi giudici e con i concorrenti.
Devo dire che la struttura a tre giudici si è rivelata particolarmente efficace: e poi quest’anno si è vista ancora di più la vostra armonia.
E’ nato questo trio spettacolare! (Ride) Io e Bruno (Barbieri, ndr) ci ‘acciuffiamo’ continuamente e ogni tanto poi interviene Giorgio (Locatelli, ndr) che viene un po’ da me e un po’ da lui… (ride ancora, di gusto). Sembra una dinamica creata e invece è tutto spontaneo, tutto assolutamente naturale (e continua a ‘sorridere’).
E i risultati si sono visti: una delle migliori edizioni di sempre, anche per gli ascolti…
Guarda, noi ci siamo davvero divertiti. Quando c’è voglia di divertirsi e di fare sempre meglio i risultati arrivano: vale in tv, ma vale anche nella ristorazione. Ancor di più in un momento come questo, tra paura e incertezza. Devo dire che questa edizione è stata una chicca, forse irripetibile… però a pensarci bene anche l’anno scorso abbiamo pensato che fosse un’edizione ‘irripetibile’, con la bella vittoria al cardiopalma di Antonio su Maria Teresa e Marisa e invece eccoci qua…
Beh, uno dei punti di forza delle ultime edizioni di MasterChef è quello di essere riuscito a migliorarsi, cosa affatto scontata per un format ormai decennale e per di più in pandemia…
Come dicevo, c’è stato un grande sforzo dietro le quinte e il merito va a tutti quelli che vi hanno lavorato. C’è stato bisogno anche di tanta attenzione e tanta concentrazione in più per seguire tutte le procedure di sicurezza, tra percorsi tracciati per rispettare le distanze, mascherine ovunque. Ma è un lavoro che ha portato grandi risultati: fare più di 1 milione su Sky contro la serata delle Cover di Sanremo è davvero tanta roba. Con Sanremo si sono fatti male parecchi programmi… (e si sente tutto il giusto orgoglio per un risultato da record).
Adesso però c’è un’altra avventura in corso, quella di Family Food Fight, con una grande novità, quella dei concorrenti ristoratori…
Per me è una BELLA novità e sinceramente mi sono divertito molto. Avere a che fare con i ristoratori mi mette più a mio agio: ‘valutare’ o ‘rimproverare’ nonnine, zie, comunque persone appassionate che ce la mettevano tutta mi creava qualche difficoltà. Un po’, lo dico, mi dava fastidio, perché io sono cresciuto con intorno mia nonna, con le mie zie, con mia mamma che cucinava, insomma con la famiglia. E criticare le famiglie non mi appartiene, per nulla. Infatti puntavamo per lo più sui membri giovani delle famiglie con i quali era più facile giocare e ai quali qualche consiglio, qualche rimprovero magari non faceva male. Quest’anno invece ho di fronte dei colleghi: sono sì famiglie, ma sono tutti ristoratori e la situazione cambia.
In fondo la conduzione familiare è il nerbo del sistema ristorativo italiano e hai già avuto a che farci con Cucine da Incubo, in cui finivi sempre per raddrizzare dinamiche familiari più che procedure di cucina…
E infatti se vediamo qualcosa che non va, io e Joe ci inca..voliamo pure, perché certi errori non si possono accettare da chi ha un ristorante! Anche qui abbiamo finito per entrare nelle dinamiche dei rapporti familiari, ma devo dire che anche in FFF vedrai una finale molto tesa. Fino alla fine sono stato indeciso sul verdetto e con concorrenti alla pari finisci per far valere il percorso fatto: vedi chi ha sbagliato di meno, chi è cresciuto di più, chi si è salvato in calcio d’angolo più volte. E secondo me alla fine ha vinto la famiglia che ha fatto il miglior percorso.
C’è un po’ di strategia anche in questa gara, no?
Guarda, devo dire che è importante come si costruisce la squadra, in FFF come nella ristorazione e anche nella vita: c’è chi ha puntato tutto sul caposquadra bravo e ha ‘raccolto’ tre concorrenti meno forti e chi invece ha puntato su un gruppo più equilibrato. Ed è questa la mossa giusta: in cucina non ci può essere solo uno bravo. Anche perché poi noi ti mettiamo una prova staffetta in più e se non hai i collaboratori giusti finisci per fare più fatica…
Beh, del resto lo dici sempre che in cucina la brigata è essenziale…
Sì, lo dico da 25 anni e da 25 anni, da quando faccio questo mestiere, io parlo col ‘NOI’. In cucina non esiste l’IO. Ma nella vita proprio… Il singolo può avere il momento no, la giornata sbagliata, un periodo difficile, poca voglia di fare e squadra ti protegge, altrimenti non c’è nulla da fare.
Ma la scelta di far partecipare famiglie di ristoratori è legata in qualche modo alla pandemia? E’ un modo di dare visibilità a un settore che sta soffrendo più di altri le conseguenze economiche del Covid?
Guarda, credo che in primo luogo sia stata una scelta di format pensata per dare qualcosa in più e di diverso rispetto alla prima edizione. I ristoratori sono di certo più abituati a gestire il tempo e lo stress del pass ed è importante anche per affrontare la gara: noi siamo abituati a fare due servizi al giorno e di conseguenza vedi anche piatti migliori e sfide più belle. E tu alla fine vedi come questa gara, questo avere a che fare col ‘tempo’, che mette in crisi anche i più grandi professionisti, trasforma le famiglie, le migliora: le registrazioni sono durate tre mesi e si vede come sono cambiati dal primo giorno all’ultimo. Pensa a come è cambiato Aquila nel percorso di MasterChef, che crescita pazzesca che ha fatto… E poi capita anche di vedere quelli che si sparano subito tutte le migliori cartucce, mostrano tutto quello che hanno studiato, ma poi si fermano perché non hanno più niente da dare.
Abbiamo famiglie di ristoratori, quindi dinamiche di ‘consanguinei’ e attese professionali: l’edizione si è presentata subito particolarmente densa.
Io direi ‘agguerrita’, nel senso positivo, competitivo del termine. Arrivano al pass più aggressivi, più determinati perché è anche un modo per far conoscere la propria cucina, per difendere il proprio ristorante, la propria immagine, perché poi con quell’immagine domani dovranno lavorare. Ed è importante.
A proposito di lavoro, di crescita, di opportunità, di determinazione, hai già adocchiato qualche concorrente di MasterChef da arruolare nelle cucine di Villa Crespi?
Io ho sempre preso dei ragazzi per la mia brigata. Pensa che da quest’anno è Junior Sous-Chef Gianni Bertone, che ha partecipato alle selezioni di MasterChef 5 senza però entrare nella Masterclass: gli avevo detto di no proprio io! E poi ho i ragazzi della Chef Academy: c’è ancora Davide Marzullo, il vincitore della prima edizione, e appena riapriremo arriverà anche Francesca Stabile, che ha vinto la seconda stagione.
E dell’ultima edizione di MasterChef chi vorresti?
Devo dire che mi stuzzica Antonio per le sue conoscenze e capacità chimiche. Vorrei aprirmi a un nuovo mondo, affiancare alla mia cucina un laboratorio dove sperimentare e provare nuove combinazioni… (e si sente che è già perso dietro a nuovi possibili progetti).
Certo è che la situazione dei ristoranti è sempre più difficile…
Spero che si riesca a riaprire dopo Pasqua e che con i vaccini la situazione migliori. Se rispettiamo le regole ce la possiamo fare: io porto la mia esperienza, quella di chi in un anno ha lavorato in tre diversi programmi tv e in nessuno di questi c’è stato un caso di Covid. Il che vuol dire che se rispettiamo le regole il virus non si diffonde. Noi però abbiamo sempre un po’ questa mentalità degli ‘altri’, che devono stare attenti, che devono provvedere, che devono regolare. E invece no, siamo tutti. Tutti dobbiamo rispettare le regole. E a chi invoca sempre lo ‘Stato che deve fare’ non dimentichiamoci che lo Stato siamo noi: se rispettiamo tutti le regole ce la possiamo fare. Anche perché tutti abbiamo investito tanto in sicurezza: il rispetto è la parola chiave.
Rispetto è sicuramente una parola importante, anche perché ogni singolo comportamento sbagliato e irresponsabile è uan mancanza di rispetto per chi è costretto a chiudere le proprie attività di fronte all’incremento dei contagi. Ma torniamo a FFF. Cosa vorresti che il pubblico cogliesse di questo programma più di ogni altra cosa?
L’importanza della famiglia: lo penso da sempre, lo dico da sempre. La famiglia è alla base del successo, in qualsiasi campo. E questo programma credo mostri proprio questo: magari ogni tanto ci si deve dare un pizzico sulla pancia e sopportare qualcosa, ma la famiglia è essenziale. E il rispetto è fondamentale. E dobbiamo fare più figli, guagliu’…
Vabbè Chef, ma non è semplice…
In questo mondo magari no, non è semplice. Ma in un altro tipo di mondo, forse…
E qual è il tipo di mondo che sogni, Chef?
Il mio sogno? Il mio sogno è vedere tutte le cascine oggi abbandonate recuperate da giovani appassionati, capaci di far rinascere coltivazioni e allevamenti per una natura pulita… non sintetica, pulita! Io penso che il nostro futuro sia proprio nella terra più che nelle nuove tecnologie: la ricchezza vera sarà di nuovo la terra con nuove generazioni di contadini, contadini in giacca e cravatta, laureati, preparati e appassionati.
Beh, nuove forme di agricoltura e allevamento pulite, sostenibili, tecnologicamente avanzate e sostenute da giovani, ma saldamente nella terra stanno affermandosi sempre di più in effetti…
Guarda come te lo dico, quello è il futuro. Fino a qualche tempo fa fare il contadino era visto male, un po’ come fare il cuoco fino a poco tempo fa: pensa che ci si vergognava a dire di fare questo mestiere. Oggi è tutto diverso; persino i calciatori ci dicono che ormai siamo più famosi di loro! Ecco, questo succederà con i contadini: oggi ci sono giovani laureati, magari lontano da casa, che tornano nelle aziende di famiglia e mettono su magari piccole coltivazioni d’eccellenza che rendono ancora più ricco il nostro Paese. Noi neanche ci rendiamo conto della nostra ricchezza, della nostra straordinaria biodiversità: noi abbiamo il tartufo e il mango, abbiamo ghiacciai, laghi, mare, pianura, abbiamo tutto. Un patrimonio da brividi e neanche ce ne rendiamo conto (e qui si sente tutto il suo entusiasmo e la voglia di fare… un vulcano in ebollizione).
Ti piacerebbe fare un programma in giro per l’Italia alla scoperta di questi giovani coltivatori e di queste bio-eccellenze agro-alimentari?
Io ti dico solo che sono ‘erede’ di contadini: mio nonno aveva terre e uliveti e io amavo stare con lui, vedere come crescono i prodotti, conoscere la stagionalità. Penso che sia un elemento fondamentale anche per stare in cucina. E chissà che nel futuro non ci sia qualche progetto proprio con la terra…
E noi non vediamo l’ora. Intanto ci godiamo l’entusiasmo, la passione e la gioia della cucina di Antonino Cannavacciuolo in Family Food Fight, in onda ogni giovedì alle 21.15 su Sky Uno (canale 108, DTT 455), sempre disponibile on demand su SkyGo e in streaming su NOW.