Barbara Palombelli in contemporanea su La7 e Rai3. Ma sono solo due (severe) parodie
A una settimana da Sanremo, tiene ancora banco il monologo di Barbara Palombelli con le parodie di Guzzanti e Germani su La7 e Rai3. E c’è pure la Graci
Un monologo che ha lasciato il segno. A una settimana dalla sua apparizione a Sanremo, si parla ancora di Barbara Palombelli. Il giudizio però resta estremamente negativo, per via di un monologo, “dedicato a tutte le donne”, tutto incentrato sulla sua vita di lotta ed emancipazione. Un testo definito debole dai più e soprattutto pieno di elementi mescolati senza un apparente collegamento logico.
Impossibile pensare che la satira ne rimanesse indifferente. E così è stato. Nella prima serata di venerdì una ‘finta’ Palombelli è infatti apparsa sia su La7 che su Rai3. Ad impersonarla, rispettivamente, Sabina Guzzanti a Propaganda Live e Gabriella Germani a Titolo V.
Due caricature note al pubblico, tuttavia rispolverate per l’occasione con lo scopo di demolire l’intervento della giornalista. Due performance rivelatesi sovrapponibili, capaci di giocare entrambe su contraddizioni e paradossi.
L’imitazione più severa è parsa quella di Sabina Guzzanti, che ha inserito nello sketch pure chiari riferimenti politici.
Ci sono state polemiche dovute ai pregiudizi, vi chiedo di giudicarmi solo come donna, riuscendo a dimenticare per un attimo la villa sull’Appia, a dimenticare il Giubileo e il grosso buco che ha lasciato Rutelli al Comune di Roma. […] Alle giovani che si sono risentite dico che non hanno dovuto lottare. Non vi è mai capitato di dover andare da vostro padre e dirgli in faccia: ‘io sarò giornalista e madre’. Tutte e due le cose insieme. Mio padre ricordo stava per svenire. Voi oggi con la scusa del lockdown non vi fate nemmeno la ceretta, rischiate di adagiarvi. Ho pensato di fare questo discorso per stimolarvi. Studiate fino alle lacrime. Come si fa? Per esempio mettendo il libro alla rovescia. Sono una fonte inesauribile di consigli, l’ultimo che voglio darvi è questo: donne, se per caso un giorno vi capiterà di incontrare sul vostro percorso una donna come me, fatevi il segno della croce.
Nulla di nuovo sotto al sole, con l’attrice che ben diciotto anni fa a Raiot lanciò il suo primo affondo comico nei confronti della conduttrice di Stasera Italia. Per quel che riguarda la Germani, invece, pure qui la gag ha origini lontane (da Artù agli show di Fiorello), ma è tornata inevitabilmente di moda ora, tanto da sostituire la parodia dell’altra regina dell’access prime time, Lilli Gruber.
“Ho ancora l’adrenalina di Sanremo – esordisce la Germani nella sua ex copertina, da un po’ di settimane spostata in coda – sprizzo entusiasmo da tutti i pori, faccio la ola con i mignoli. Ringrazio Spielberg che ha chiesto i diritti per trarre un film dal monologo. Ho lasciato il segno, sembra che si sia cancellato automaticamente dalla Costituzione il diritto al voto delle donne. Purtroppo ci sono ancora donne che non hanno accesso ai diritti fondamentali come i massaggi alla aloe vera. Quando ti finisce ti viene voglia di uscire sul terrazzo di 400 metri quadrati e urlare ho votato Civati […] Da ragazza ho mangiato la pizza, ho fatto anche quello. Entravo nell’ascensore in 5, anche se c’era scritto nella targhetta ‘portata massima 4 persone’. Camminavo sull’erba dove c’era scritto ‘vietato calpestare le aiuole’. Che mattacchiona che ero”.
Alla lista, inoltre, va di diritto aggiunta la meravigliosa rilettura offerta (solo sui social) da Valeria Graci per Striscia la Notizia: “lo voglio dedicare questo monologo alle donne che in questo momento così delicato hanno il compito di tenere in ordine il Paese, ma soprattutto casa mia. Stirano e lavano. Non mollate mai. Sono stata ribelle, compravo i fotoromanzi e non li leggevo […] Ho lottato sempre per i diritti, poi un giorno il mio maestro di tennis ha detto che non dovevo pensare solo ai diritti ma anche i rovesci”.
Se vale il detto che un’imitazione corrisponde ad una consacrazione, figuriamoci tre in appena sette giorni. Ma stavolta qualche dubbio sul concetto di ‘consacrazione’ è legittimo averlo.