Ginny & Georgia non sono Lorelai & Rory, ma sono molto (e troppo) altro: la recensione in anteprima della serie Netflix
Una madre, una figlia, amori e misteri, in una tranquilla cittadina: tanta carne al fuoco, anche troppa, per il nuovo family/teen/crime di Netflix
Fonte: Netflix
Qualche anno fa, subito dopo l’uscita -ed il successo- del revival di Una Mamma per Amica, Netflix aveva annunciato di essere al lavoro su una nuova serie tv con protagonista una madre ed una figlia, quest’ultima più matura della prima. Quella serie è Ginny & Georgia, e da domani, 24 febbraio 2021, sarà disponibile in streaming in tutti i Paesi in cui è attivo il servizio.
Chiariamolo subito: Ginny & Georgia non sono le nuove Lorelai & Rory. Superata la breve sinossi che vi abbiamo riportato qui sopra, questa nuova serie tv non scimmiotta né aspira a diventare il nuovo Gilmore Girls degli anni Venti. Cosa voglia essere, in realtà, non è ben chiaro: tante, forse troppe, le strade che la trama intraprende nel corso dei dieci episodi di questa prima stagione, un calderone di temi -tra il serio ed il faceto- che a fine visione ci fa chiedere “Ma di cosa parla?”.
La trama di Ginny & Georgia
https://www.youtube.com/watch?v=At08jgGG0VA&t=4s
Iniziamo dalla premessa. Ginny & Georgia ha come protagonista una madre ed una figlia, abituate a cambiare casa e città molto spesso. Georgia Miller (Brianne Howey) è una trentenne che, quindici anni prima, non solo è fuggita da casa e da una situazione familiare estremamente complicata, ma è anche rimasta incinta.
Oggi, sua figlia Ginny (Antonia Gentry) sta per compiere sedici anni: vorrebbe un po’ di stabilità nella sua vita e non essere costretta a passare di Stato in Stato insieme al fratellino Austin (Diesel La Torraca) a seconda delle vicissitudini che coinvolgono la madre. Succede anche quando Kenny, marito di Georgia, muore all’improvviso per un infarto: la donna incassa l’eredità e si sposta a Westview, adorabile cittadina del New England dove i residenti sono molto attivi nella vita della comunità.
“Siamo qui per restare”, assicura Georgia a Ginny ed Austin: sebbene diffidente nei suoi confronti, la figlia inizia a crederle, fino a stringere amicizia al liceo con tre ragazze. Tra queste, l’esuberante Maxine (Sara Waisglass), sua vicina di casa nonché sorella dell’affascinante Marcus (Felix Mallard).
Georgia, invece, si integra nella comunità riuscendo in ciò che le viene meglio: adattarsi alle situazioni e trarre dalle difficoltà il meglio per sé stessa. Si fa così assumere dal sindaco Paul Randolph (Scott Porter) all’interno della sua squadra, attirando non poche critiche dalle altre mamme della città, ad eccezione di Ellen (Jennifer Robertson), la madre di Maxine e Marcus.
Ma il passato di Georgia torna a bussare alla sua porta: i segreti che la donna si porta dietro da sempre e che ha nascosto anche ai figli rischiano di far crollare quel castello di carte che ha costruito appena trasferitasi. E Ginny, che già deve vedersela con i soliti problemi adolescenziali ed esistenziali, inizia a sospettare che sua madre non sia colei che ha sempre creduto che fosse.
Family! No, teen! No, crime!
Creato da Sarah Lampert, Ginny & Georgia stupisce per la quantità di temi che butta dentro i dieci episodi della prima stagione (ed è facile pensare che la serie possa tranquillamente andare avanti per almeno un altro paio). Uno dei motivi per cui non si può cadere nel tranello del paragone con Una Mamma per Amica è proprio questo: se Amy Sherman-Palladino aveva fatto viaggiare il suo racconto sul binario ben definito del rapporto madre-figlia e sullo sfondo di una comunità che alimentava il lato comedy, in Ginny & Georgia i contorni sono molto più sfumati ed, a volte, in modo anche fastidioso.
La serie propone storyline che passano dal teen drama al family, fino a toccare il crime e la comedy contemporanea. Tanta, troppa carne al fuoco: a questo si aggiungano temi ben più seri, legati al vissuto di Georgia ed al presente sofferto di Ginny, che buttati nella mischia di idee proposte perdono il loro impatto e diventano solo un qualcosa in più da mostrare al pubblico.
E non sono gli unici casi: anche la questione razziale -Ginny è figlia di una donna caucasica e di un uomo afroamericano, il che a volte la mette in difficoltà nel trovare una propria identità, soprattutto a scuola- e quella legata ai disturbi alimentari sono sfiorati in un modo che ne fanno perdere l’impatto narrativo, diventando un semplice valore aggiunto, una spunta da mettere ad una casella.
Ma qual è il pubblico di Ginny & Georgia?
Viene così legittimo chiedersi a quale pubblico Lampert e Netflix si vogliano rivolgere con questa serie: il pubblico adolescenziale, quello dei giovani adulti, i nostalgici delle Gilmore Girls o quello più incline ai gialli? Evidentemente, l’operazione vuole avvicinare un po’ tutti, e così facendo confonde e distrae.
Nel buttare qua e là varie scene appartenenti in cerca di differenti effetti da suscitare, il risultato è che Ginny & Georgia tergiversa per buona parte della stagione: solo al settimo episodio, con una rivelazione sul passato di una delle protagoniste, la serie trova un punto di svolta. Ma siamo ormai verso il finale di stagione, che peraltro si chiude senza nessun “botto”, ma solo strizzando l’occhio ad un possibile seguito.
Nel voler soddisfare tutti, la serie delude molti: chi si trova costretto a vedere lunghe scene di pigiama party in cui i protagonisti più giovani mostrano la loro abilità nel ballo; o scene in cui a far compagnia è solo la colonna sonora, non sufficientemente drammatica per alimentare la tensione; o flashback che hanno solo un compito didascalico e commenti con voce fuori campo che non riescono purtroppo a creare quella tridimensionalità dei personaggi che la sceneggiatura cerca invano.
Basti pensare che, più delle protagoniste, il personaggio ad attirare maggiore interesse è quello di Maxine: adolescente, gay dichiarata, chiacchierona, cerca di nascondere con il suo carattere dirompente la solitudine che una cittadina imprime a chi, come lei, fatica a trovare l’amore. Ma un personaggio secondario -per quanto importante per l’inserimento di Ginny nella nuova scuola- non basta a dare alla serie la marcia giusta per procedere.
Una serie “figlia” del passato tv
Abbiamo citato più volte Una Mamma per Amica, ma Ginny & Georgia più che essere conseguenza del successo di una serie solo, è germogliata dai semi di tanti altri titoli che nel corso degli anni -complice la visione a posteriori ed in streaming- sono diventati dei cult da cui attingere.
Ritroviamo così l’ambientazione suburbana che fu centrale nello sviluppo delle storie delle protagoniste di Desperate Housewives, ma anche le complicazioni delle amicizie ai tempi dell’adolescenza raccontate in Pretty Little Liars o la scoperta di un mondo che piano piano entra nelle vite delle due protagoniste fino a renderle parte attiva, come già visto in Hart of Dixie (in cui, tra l’altro, ha recitato Scott Porter).
Insomma, Ginny & Georgia è di tutto questo, un po’: e proprio la sensazione di già visto, mista a quella di incertezza sulla strada intrapresa dal racconto che regna per gran parte degli episodi fa storcere il naso: quell’idea centrale e davvero nuova manca, il resto è tutto un “ma di cosa parla?”.