Barack Obama ospite di Fazio a Che Tempo Che Fa di domenica 7 febbraio 2021 è di per sé un evento tv. Una di quelle cose per cui si può ringraziare il passaggio a Rai 3 (che ha l’aria di avere meno vincoli per redazione e conduttore dell’Ammiraglia) e, cinicamente, anche lo ‘sdoganamento’ delle interviste in collegamento, necessarie in epoca Covid, ma un tempo considerate insostenibili per un talk tv. La necessità di variare il linguaggio ha quindi aperto nuove frontiere ai parterre di ospiti, che riescono ormai a intercettare celebrities e personaggi di spicco d’Oltreoceano e non solo, sempre per chi ha voglia di mettersi alla prova. E allo stato dell’arte direi che all’orizzonte solo Fabio Fazio e Diego Bianchi, decisamente diversi per stile e contesto.
“Ciao!- dice in italiano il già Presidente USA – Vorrei essere lì con voi, ma verrò appena finisce la pandemia”
aggiunge Obama, sorridente e perfetto, patinato come solo una ripresa made in USA può essere. Doppia camera, montaggio in loco: niente è lasciato al caso nella realizzazione dell’intervista a Washington. Al centro della conversazione la presentazione dell’ultimo libro di Obama, Una Terra Promessa. Un collegamento che fila liscissimo, talmente perfetto da non sembrare vero, tanto più se paragonato ad altre conversazioni ben più faticose avvenute in collegamento con Fazio a Che Tempo Che Fa, sia pur dal territorio nazionale.
La prima domanda? “A sua moglie è piaciuto il suo libro?“. Di certo sono concordate, ma un inizio così non è sembrato proprio il massimo.
“Non abbiamo mai visto contestare la realtà come oggi, anche se abbiamo accesso a molte pià informazioni. Dobbiamo insegnare ai nostri figli a distinguere la verità dalle false notizie”
dice il Presidente che si aggancia al problema della consapevolezza e dell’informazione. Peccato per la traduzione simultanea: difficilissimo riuscire a rendere la prosodia, la profondità, la capacità retorica di Obama, in grado di ipnotizzare anche chi non conosce l’inglese. La tecnica della simultanea purtroppo uccide la prosodia magnetica del Presidente.
“La cosa interessante della presidenza USA è che devi traslocare in questo ambiente davvero strano, che sembra un albergo a cinque stelle, ma il senso di isolamento e di prigionia è una cosa alla quale non mi sono mai abituato”
racconta Obama quando si entra nella parte più privata della conversazione, sempre tratta dal libro appena uscito. E non manca la domanda à la Fazio: “Come si dorme alla Casa Bianca? Tutti i film fanno vedere che attaccano la Casa Bianca… io non dormirei tranquillo”.
“All’inizio è strano, ma il personale è fatto di persone meravigliose. Buona parte del personale è di colore o latino-americano e si vedeva che erano orgogliosi di avere qualcuno che somigliava a loro. Ci hanno trattati splendidamente”
risponde Obama, che riesce a dare un senso anche a una domanda tipica da Che Tempo Che Fa. Un confronto di stili, che vede da una parte lo stile perfettamente ‘leccato’ delle interviste USA con quel tocco di rilassatezza costruita e di calore dato dalla fotografia, dall’altro il freddo italico dei programmi in diretta che si cerca di compensare con le clip omaggio e con le foto dell’infanzia. La retorica della famiglia vs la costruzione del racconto, la retorica fine a se stessa vs ‘la’ Vis retorica tout-court. Il risultato è la giustapposizione di due programmi diversi, di due stili che provano a cercare un’armonia.
“Quando ero piccolo il mio sogno più grande era quello di giocare e nuotare. Poi volevo fare l’architetto ed ero interessatissimo al basket, ma non ero proprio Le Bron James: non ho mai avuto il sogno di essere presidente, ma di essere un bravo ragazzo. Volevano che dessi il mio contributo alla società. Solo all’Università ho iniziato a pensare alla politica”
dice il Presidente, che poi deve anche seguire il video-omaggio costruito dalla redazione e che segue in un PiP come in un qualsiasi programma di infotainment.
Una clip che sembrava destinata a chiudere l’intervista e che invece la taglia a metà.
“Bello, Fabio, grazie. L’unico problema quando vedo questi video è che mi rendo conto di quanto siano diventati grigi i miei capelli”
scherza Obama, che riesce ad agganciare subito dopo un passaggio sulla guerra in Siria e sulle migrazioni.
“La democrazia non è un dono che viene dal cielo, ma noi cittadini dobbiamo continuamente investire in essa”
ricorda Obama che inevitabilmente commenta anche gli eventi del Campidoglio del 6 gennaio scorso.
Fazio chiude con un gioco: elencare le tre cose più importanti della vita (e non valgono concetti astratti e affetti). Obama non si ritrae: i libri, intesi proprio come oggetti, i palloni da basket e i momenti con le sue figlie. E tra la copia autografata di Cent’anni di solitudine e una cena con le figlie opta per la seconda: domanda che contiene al suo interno una risposta fin troppo scontata, che però fa scattare l’applauso di Fazio e dello studio.
Mezz’ora di intervista, preceduta e seguita da spazi sul Covid con Burioni: Obama è stato un intermezzo. Il Presidente sta lavorando al secondo volume e ha promesso di venire in Italia per la sua presentazione, a pandemia finita, magari proprio nello studio di Che Tempo Che Fa. Fazio sta già studiando e intanto ringrazia Monica Tellini, head of casting di Endemol, in diretta tv: i complimenti per l’ospitata ci stanno tutti. Chapeau.