Servant la seconda stagione arriva su Apple Tv+ e ci riporta dentro l’incubo della famiglia Turner
Prodotta da M. Nght Shyamalan che vi fa lavorare anche la figlia, la seconda stagione di Servant la consacra tra le migliori di Apple Tv+
La paura scorre nel sangue della famiglia Shyamalan, ma anche l’abilità dietro la macchina da presa. Il regista de Il Sesto Senso, produttore di Servant, ha portato nel team di registi della seconda stagione della serie tv Apple TV+, la figlia Ishana. La famiglia come filo conduttore di un thriller horror psicologico che arriva da oggi venerdì 15 gennaio con il primo episodio della seconda stagione.
Anche in questo caso Apple TV+ opta per un rilascio settimanale della serie che permetteranno allo spettatore di ritrovare una modalità di visione passata seppur nella cornice dello streaming. Servant è un horror ma ha il formato di una commedia con episodi da 30 minuti che sono però l’ideale nella costruzione del racconto. La prima stagione della serie, tutta disponibile in 10 episodi su Apple TV+ (accessibile non solo tramite supporti della stessa marca ma anche via browser, Fire Stick Amazon e Smart Tv compatibili), ci introduce alla famiglia Turner. Dorothy (Lauren Ambrose) è una giornalista e mamma amorevole, Sean (Toby Kebbell) è uno chef impegnato ed esperto, Julian (Rupert Grint) è il simpatico e instabile fratello di Dorothy. Si prendono tutti cura del piccolo Jericho, c’è però un piccolo particolare, il bambino è in realtà una bambola surrogato usata per far superare la depressione di Dorothy dopo la morte del vero Jericho.
La vita della famiglia è sconvolta dall’arrivo di Leanne (Nigel Tiger Free) chiamata per prendersi cura del bambino. E lì accade l’imprevedibile: Jericho è di nuovo vivo. Parte così un thriller dalle venature horror profondamente psicologico in cui nessuno riesce bene a capire cosa sta succedendo. Alla fine della prima stagione Leanne scompare insieme al bambino e per Dorothy è l’inizio di un declino sempre più profondo mentre Julian e Sean sono totalmente spiazzati dalla situazione.
Non si esce da casa Turner
La seconda stagione di Servant riparte proprio dal finale della prima e se qualcuno aveva dubbi sul futuro della serie e sulle possibilità di proseguire un racconto che sembrava non avere sbocchi, si dovrà ricredere in fretta. Non solo perchè è già stata ordinata una terza stagione, ma anche perchè la seconda stagione mostra tutte le potenzialità e le sfaccettature della paura. La claustrofobica reclusione del racconto nella casa di questa famiglia borghese di Philadelphia è una parte centrale del racconto. Tutto si svolge all’interno delle quattro mura di legno della casa, mentre il mondo esterno arriva filtrato attraverso una telecamera, che sia reale o di uno smartphone.
Essendo parte del mondo Apple Servant non lesina l’uso di iPhone, Mac, iPad, iTv mostrando tutte le potenzialità degli strumenti come trasformare una video chiamata in un film in tv. La vita dei Turner fuori dalla casa è così costantemente portata da altri strumenti perchè la loro realtà è tutta nelle quattro mura domestiche. Il quarto episodio, diretto proprio dalla figlia di Shyamalan e intitolato “Pizza” è il manifesto dell’anima claustrofobica della serie con intere sequenze in un’altra casa riprese da body cam per portare l’esterno dentro casa Turner.
Servant e quella paura settimanale tutta da..ridere
La scelta del rilascio settimanale degli episodi non è solo dettata dalle esigenze di riempire le settimane degli abbonati Apple Tv+ senza avere titoli acquisiti, vecchie serie tv e produzioni in abbondanza. Ma anche, se non soprattutto, una precisa scelta narrativa. Come una vecchia serie da generalista (che mai però si sarebbe sognata di far così paura), Servant accompagna lo spettatore settimana dopo settimana, dosando le informazioni e i personaggi ulteriori rispetto al nucleo dei protagonisti, costruendo ogni puntata settimanale intorno a un tema specifico, a un evento, a un ricordo.
Costruendo così nel tempo la psicologia dei diversi personaggi, rendendo ogni loro azione coerente e perfettamente inserita nella situazione in cui si trova. La lucida follia in cui sprofonda Dorothy e che esplode nel quinto episodio (diretto da M. Night Shyamalan) è diretta conseguenza degli eventi raccontati negli episodi precedenti. Così come la profonda ironia che pervade tutta la serie non stona e si trasforma in un valore aggiunto di questa seconda stagione creando dei momenti imperdibili come Dorothy che sperando di parlare al figlio dà le notizie del TG come se parlasse a un neonato, o la scelta, al limite della blasfemia di chiamare la finta pizzeria dei Turner Cheesus Crust.
Il tono ironico e surreale che avvolge Servant permette allo spettatore di affrontare la deriva soprannaturale del thriller psicologico abbracciandone l’anima assurda senza trovarla incoerente o fuori luogo ma finendo per esorcizzare quella forma di paura.
Servant è una forma di intrattenimento magari non per tutti ma perfettamente riuscito capace di catturare lo spettatore e fargli aspettare il prossimo episodio, la prossima stagione per godere di altri trenta minuti di buona serialità, ben scritta, ben girata e capace di raccontare qualcosa andando oltre le mode del momento.