Stanotte con Caravaggio vuole raccontare una persona e non un luogo: la difficoltà di questa ‘versione’ anomala di Stanotte a… è davvero tutta qui. Di Caravaggio si ripercorrono storia e carattere, vicende private e pubbliche con una sorta di indagine che porta Alberto Angela alla scoperta di Michelangelo Merisi al di là della leggenda. Una storia che punta al personaggio più che alla sua opera e che così strutturata non può che ricorrere alla ricostruzione fictional. In questo caso c’è una base già pronta, ovvero la miniserie Caravaggio, in onda su Rai 1 nel 2008, con Alessio Boni protagonista, la regia di Angelo Longoni e la fotografia di Vittorio Storaro. Una base utile per imbastire il racconto che si muove poi tra luoghi significativi nella storia personale a artistica di Merisi, da Castel Sant’Angelo alla Galleria Borghese. Il Covid non permette di seguire Caravaggio nel suo peregrinare per il mondo e quindi ci si affida alle immagini e alla ricostruzione fictional offerta dalla Rai. E pure troppo.
Nonostante l’interessante caccia alle fonti storiche delle vicende di Caravaggio negli archivi fisici (quintessenza della ricerca stessa), le parti fictional cannibalizzano buona parte del racconto e allontanano dalla magia che ha sempre caratterizzato Stanotte a…, con quel suo muoversi esclusivo in luoghi inaccessibili. Qui l’accessibile è il già visto in tv: un elemento inevitabile se si vuole raccontare qualcuno di lontano e senza potersi allontanare. Carattere, relazioni, conoscenze, legami, delitti di una ‘testa calda’ come Merisi: sono questi gli assi del racconto. Amori e delitti finiscono per mettere in ombra la grandezza dell’artista: è una scelta precisa, certo pop, ma che toglie molto alle potenzialità di questo speciale. E’ come se avvertissi per la prima volta in maniera netta la ‘paura’ di fare troppa cultura, troppa arte e il ‘bisogno/volontà’ di affabulare il pubblico col feuilleton cappa e spada più che con l’arte di chi ha riscritto il canone pittorico occidentale.
Il problema di Stanotte con Caravaggio, quindi, è che rischia di perdere di vista proprio l’opera, la vera essenza della sua storia e del suo essere. E non è un caso che lì dove Angela illustra la pittura di Merisi si ritrova tutta la bellezza del format. Un risultato che si ottiene anche grazie – se non soprattutto in questa specifica circostanza – all’intelligente e raffinato uso delle risorse digitali che riescono a rendere reale il virtuale. La spiegazione dell’affresco murario, il tour nella Galleria Borghese e soprattutto la visita a quello scrigno che è San Luigi dei Francesi, con la Trilogia di San Matteo sono i momenti migliori di questo lungo racconto di prime time. Emoziona trovarsi di fronte alla devozione quasi mistica del tre volte Premio Oscar Vittorio Storaro di fronte alla Conversione di San Matteo nella Cappella Contarelli, raccogliere le sue impressioni sull’opera che gli ha cambiato la vita, così come direi che l’essenza del format è tutta nell’immersione di Alberto Angela nel dipinto. La spiegazione artistica non è molto più che una infarinatura rispetto alla contestualizzazione storico-psicologica del personaggio, ma regala comunque uno sguardo diverso e inedito su un’opera che nella sua collocazione ‘naturale’, peraltro, non offre una gran libertà di osservazione né una prospettiva comoda.
La squadra tecnica di Napoli, peraltro, riesce a fare il miracolo di illuminare il Pio Monte della Misericordia – una missione che sfiora l’impossibile, come sa chi ci è entrato almeno una volta nella vita -, e soprattutto costruisce un intero speciale su Caravaggio omaggiandolo e citandolo nell’uso della luce, come insegna il Maestro. Si tratta, infatti, di una puntata giocata più del solito su luci e ombre, con una fotografia che gioca con gli stilemi caravaggeschi per tutta la sua durata. Con un racconto più chiuso tra musei, chiese e gallerie – privo di quella spettacolarità data dalle riprese aeree e dagli scorci inediti di luoghi conosciutissimi – il movimento arriva proprio dalla luce, con neri più marcati, ombre che si allungano fin dalla primissima scena, chiaroscuri che esaltano le immagini. Se non è arte televisiva questa…
Riepilogando, Stanotte con Caravaggio concede troppo alla fiction: parlare di Merisi solo attraverso la sua opera era forse una speranza eccessiva per una puntata dedicata esclusivamente alla pittura in prima serata su Rai 1. Un tocco ‘gossip’, un taglio di ‘nera’ può certo aiutare a irretire il pubblico per portarlo nei capolavori di chi ha segnato un prima e un dopo nella storia dell’arte e della visione in generale. In fondo è questo l’obiettivo della ‘missione Angela’, ovvero catturare e divulgare, ma la formula ‘personaggio’ finisce per concedere troppo alla fiction e forse lascia trasparire un po’ troppo una certa paura di esagerare col pubblico tv del prime time feriale . Ed è un peccato.
PS. Non è che si può fare un nuovo editing solo sulle opere? Io ci provo… Intanto vi invitiamo a vedere una chicca su RaiPlay, il Caravaggio in versione sceneggiata del 1967: merita.