Home Rai 2 Cast, location e musiche: ecco cosa c’è da sapere su L’Alligatore, la nuova serie tv di Raidue

Cast, location e musiche: ecco cosa c’è da sapere su L’Alligatore, la nuova serie tv di Raidue

Dai romanzi di Massimo Carlotto le avventure di Marco Buratti, ex cantante di blues ora investigatore

24 Novembre 2020 18:13

Sta per emergere dalle acque delle paludi venete per fare capolino nel mercoledì sera di Raidue, serata questa ormai scelta dalla seconda rete Rai per le sue storie borderline. Stiamo parlando de L’Alligatore, la nuova serie in otto episodi (e quattro prime serate), in partenza da domani, 25 novembre 2020 (ma l’intera stagione è già disponibile su RaiPlay). Scopriamo, allora, qualcosa di più su serie, personaggi ed atmosfere.

L’Alligatore che arriva da Massimo Carlotto

Il personaggio di Marco Buratti, ex cantante di blues noto a tutti come Alligatore ed appena uscito di prigione dopo sette anni per un crimine mai commesso, nasce dalla penna di Massimo Carlotto. E’ stato lui, nel 1995, a dare alle stampe “La verità dell’Alligatore”, primo libro di una saga che è proseguita negli anni con altri nove romanzi, tutto editi da e/o (l’ultimo, “Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane”, risale al 2017).

Il personaggio di Alligatore, inoltre, compare anche nei due racconti “Storia di Gabriella, vedova di mala” ed “Il confronto”. I libri come la serie sono ambientati a Padova, dove Alligatore (nome preso dalla band in cui suonava) si muove per risolvere i casi che accetta di seguire.

Uscito di galera, infatti, Buratti ha deciso di mettere le sue conoscenze nella mala al servizio di chi ha bisogno di aiuto e si rivolge a lui. Spesso sono casi in cui è richiesta la lontananza delle Forze dell’ordine, motivo per cui Alligatore, nelle sue indagini, si muove sempre stando lontano da avvocati e magistrati, ed affidandosi piuttosto all’aiuto di improbabili amici non sempre immacolati.

Considerato uno dei migliori scrittori di noir ed hard boiled, il lavoro di Massimo Carlotto gli ha permesso di farsi conoscere anche in Francia, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Grecia, Danimarca e Polonia. Fondamentale la sua presenza nel dietro le quinte della serie: ha firmato infatti il soggetto di serie e di puntata, con Andrea Cedrola e Laura Paolucci, e sempre con loro ha anche collaborato alle sceneggiature.

Il cast de L’Alligatore

Per il ruolo del protagonista, la scelta è caduta su Matteo Martari, visto già in numerose fiction come Un Passo dal Cielo, I Medici, I Bastardi di Pizzofalcone, Non Mentire e Bella da morire. “Matteo Martari è veneto nel più profondo di se stesso”, ha detto di lui il regista e supervisore artistico Daniele Vicari, “è cresciuto immerso in quei paesaggi ed ha pescato nella laguna tutta l’energia e tutto il ‘marcio’ necessari per dare ad Alligatore il vitalismo e al tempo stesso la malinconia con cui Carlotto ha immaginato Marco Buratti. Matteo ha un rapporto complesso con la propria voce, con il suo bellissimo corpo, con la sua immagine pubblica, esattamente come un cantante, ed ha fin da subito messo al servizio del racconto questa complessità”.

Al suo fianco, troviamo Thomas Trabacchi nei panni di Beniamimo Rossini, ex compagno di cella milanese di Alligatore, un “pistolero edonista”. Secondo il regista, l’attore “ha scavato nella ‘mala meneghina’ per costruire i tic, le fisse, il linguaggio e la forza di un personaggio che travolge ogni cosa e che sa mescolare il nichilismo tipico dei disillusi di tutte le rivoluzioni con la mitologia di una “malavita etica” che probabilmente è esistita solo nella fantasia popolare”.

A Gianluca Gobbi è invece andato il ruolo di Max la Memoria, in tv leggermente differente rispetto alla versione letteraria. “Ha fatto un percorso altrettanto ricco”, ha spiegato Vicari, “mixando l’utopia del ‘ricercatore sociale’ con la rabbia e la cocciutaggine del combattente che si scontra con i misteri di una terra crocevia di poteri e conflitti”.

Molto variegato anche l’universo femminile rappresentato dalla serie, con i personaggi di Greta (Valeria Solarino), ex fidanzata di Alligatore; Virna (Eleonora Giovanardi), giovane che resta affascinata dal protagonista; Marielita (Shalana Santana), ragazza di Max, appassionata di misticismo e Sylvie (Maya Talem), ragazza che vive con Rossini. “Queste attrici”, sottolinea Vicari, “hanno messo a disposizione la loro forza e la loro passione diventando le stelle intorno alle quali ruotano le meteore dei maschi sempre occupati in chissà quale battaglia in chissà quale luogo sperduto”.

A questi personaggi si aggiungono i protagonisti: Castelli (Fausto Maria Sciarappa) e Pellegrini (Andrea Gherpelli). “Con questi attori”, spiega Vicari, “abbiamo pensato di lavorare ad un livello di caratterizzazione dei personaggi basato su una infinita varietà di sfaccettature, partendo dai luoghi comuni del ‘cattivo vincente’ per sfociare poi nel ‘debole perdente'”.

Le location e la musica de L’Alligatore

L'Alligatore
Valeria Solarino è Greta

La laguna veneta e Padova sono e location perfette per un noir italiano quale è L’Alligatore. Ambientazioni volute a Carlotto e scelte anche da Vicari, che ha definito, durante la videoconferenza stampa, una “Louisiana triste”. Per il regista “la bellezza dei canali che da Comacchio si espandono fin sopra Venezia non poteva non entrare con la sua ‘musica visiva’ nel nostro racconto. Così dai marroni e dai verdi della laguna sono emersi i colori della fotografia di Gherardo Gossi che hanno determinato quelli della scenografia e dei costumi. Abbiamo cercato di “sentire” e “vedere” Alligatore muoversi per quei canali, nel suo ambiente naturale”.

In questo contesto, il blues diventa la perfetta colonna sonora degli otto episodi:

“Quando Teho Teardo (che ha curato le musiche, ndr) ha tirato fuori la magnifica raccolta di Alessandro Portelli che per anni ha registrato per le strade e nelle case della Lousiana il blues ‘originario’, quello che emerge dai cuori delle persone che vivono nell’intrigo di canali più filmato del mondo, è come se avesse aperto il vaso di pandora: quelle voci roche e crude, quella musica strimpellata nelle fiere e nei cortili, viene direttamente dall’anima di Alligatore che è un’anima dolente, un’anima scesa a patti con il dolore e solo il blues esprime questa dolenza”.

La contaminazione con il cinema anni ’60/’70

L'AlligatoreInfine, la trasposizione televisiva de L’Alligatore. Per Vicari l’ispirazione è stata molto chiara, come lui stesso ha spiegato:

“Abbiamo contaminato il racconto di Carlotto con suggestioni provenienti dal cinema di genere italiano degli anni sessanta-settanta con un occhio alla serialità di massa, così l’immaginario (irraggiungibile) de ‘Gli intoccabili’ di Mamet/De Palma si è mescolato nelle nostre intenzioni con l’ironia e il sentimento d’amicizia della serie Starsky & Hutch, come il sapore cinico e divertito di film straordinari come ‘Pulp Fiction’ e ‘Bad Lieutenant’ si è mescolato con il Bava di ‘Blastfighter’, senza alcuna pretesa di emulazione di questi grandi maestri, soltanto un gioco consapevolmente leggero di suggestioni volto a restituire la massima vitalità possibile al racconto di quella Louisiana ‘triste’ che è il luogo elettivo dove esistono, combattono, soffrono, amano i nostri personaggi”.

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