Elezioni Usa in tv: Sechi show da Mentana, Porro con la sigla di Rocky. Su Sky Tg24 nuova grafica e tazzine brandizzate
Elezioni Usa coperte ampiamente dalla tv italiana. Mentana il più lungo, Porro ‘filo Trump’, Sgarbi si addormenta. Tg3 spiazzato, Sky con la nuova grafica
Notte americana, notte di maratone, notte senza la proclamazione di un vincitore. Le elezioni Usa regalano alla nostra tv un racconto lungo ma senza un epilogo, con la narrazione che proseguirà inevitabilmente nell’arco dell’intera giornata.
Tutto inizia attorno a mezzanotte. Enrico Mentana ‘sega’ gli ultimi cinquanta minuti di Di Martedì per dare il via al suo lungo speciale. Alla fine della corsa sarà quello che avrà resistito di più. Su Rete 4 c’è Nicola Porro che parte a mezzanotte e cinquanta e lancia i titoli di coda alle 6. Fa un po’ meglio Porta a Porta, con Bruno Vespa e Monica Maggioni che passano il testimone a Uno Mattina alle 6.50.
Per le all-news rispondono ovviamente presente Sky Tg 24 e Rai News. Nel primo caso viene inaugurata una grafica ad hoc. Conduzione affidata a Renato Cohen, a cui succede all’alba Tonia Cartolano. Per l’occasione appaiono anche le tazzine brandizzate alla Letterman: stellina bianca su sfondo rosso e blu.
TgCom 24 come al solito opta per il simulcast, prima con Quarta Repubblica e poi col Tg5. Da segnalare come il logo di Rete4 resti visibile pure sulla rete di Paolo Liguori, mentre non accade il contrario sul canale generalista.
Porro opta per una sigla suggestiva: nientemeno che la colonna sonora di Rocky. L’orientamento generale, manco a dirlo, è trumpiano. Ci sono Paolo Guzzanti – che alle 3 di notte pronostica una vittoria certa del presidente in carica – e Maria Giovanna Maglie. Immancabile Vittorio Sgarbi: il deputato e critico d’arte attorno alle 5 si addormenta in diretta.
Scenario opposto e prevedibile su Rai 3, dove c’è Giovanna Botteri alla guida dell’approfondimento del Tg3. La campagna anti-trumpiana viene cavalcata da Rula Jebreal e dalla stessa ex corrispondente dalla Cina, tuttavia col passare delle ore e con lo stallo generato dalla rimonta di Trump ci pensano Lucia Annunziata e Antonio Di Bella a criticare aspramente la stampa americana che aveva dato per spacciato il tycoon. “Tutti noi siamo cresciuti col mito del Washington Post e del New York Times – osserva il volto di In mezz’ora in più – per la seconda volta di seguito questi grandi media sbagliano a capire la dinamica profonda del Paese, mi dispiace per il nostro mestiere. I grandi giornali di una volta sono in crisi”. Gelo in studio.
A regalare i titoli migliori rimane comunque Mentana. L’economista Paola Tommasi commenta la procedura del voto per posta e si sbilancia oltremodo. “Il voto postale si presta ai brogli e il partito democratico è più portato, negli Usa e anche in Italia, ai brogli elettorali”. Il riferimento è alle elezioni del 2006 che videro Prodi imporsi per un soffio. Walter Veltroni la ascolta in silenzio, il direttore no e la stoppa: “Il ministro dell’Interno dell’epoca era Pisanu, che era di Forza Italia. I brogli non li fa chi è all’opposizione”.
Mario Sechi, fedelissimo di Mentana, è negli Usa. La comunicazione diventa più complessa del solito, con il giornalista dell’Agi che rimane freezato due volte. Al terzo tentativo il contatto va in porto, ma Sechi perde il ritorno audio. Il risultato – delizioso – sono quasi cinque minuti di intervento a braccio senza che Mentana riesca a intromettersi: “Sopprimetelo! Voglio vedere dove vuole andare a finire, se trovo quello che gli ha tolto l’audio di ritorno…”.
Sechi si è quindi trasferito a Rai News e al Tg3. Doppia performance pure per il fondatore di Youtrend Lorenzo Pregliasco (Sky e Tg La7). Addirittura tripletta per Federico Rampini: Tg3, Sky Tg 24 e Tg5.