Esordi su Radio 2, Gino Castaldo ed Ema Stockolma: “È un no-talent perché la gara non ha niente a che vedere con la musica”
Gino Castaldo ed Ema Stockolma ci raccontano Esordi, un ‘no-talent’ per giovani cantautori su Radio2 e RaiPlay dal 31 ottobre in prima serata
Una prima serata radiofonica dedicata a un ‘no-talent’ con cantautori esordienti e ospiti di spicco pronti a dare consigli: è un po’ questa la struttura di Esordi, al via da sabato 31 ottobre alle 21 su Radio 2 e in simulcast su RaiPlay. Otto puntate condotte da Ema Stokholma e Gino Castaldo: e la coppia Stokholma- Castaldo ormai è un marchio per la rete diretta da Paola Marchesini, per la quale conducono anche Back to Back, in onda dal lunedì al venerdì dalle 21.00 alle 22.30.
Ma veniamo a Esordi: in ogni puntata tre giovani cantautori presentano i propri brani al pubblico e a grandi artisti ospiti pronti a dar loro consigli e suggerimenti e a ricordare i propri primi passi nel mondo della musica. I primi ‘esordienti’ incontreranno come ‘big’ Mogol, Francesco Gabbani, Calcutta e Massimo Cervelli. La formula ricorda per alcuni verso lo spirito di quell’AmaSanremo partito giovedì su Rai 1 con la partecipazione proprio di Ema Stokholma che conduce il programma in parallelo ad Amadeus live su Radio 2 e in simulcast anche su RaiPlay. E per lei c’è pronto al decollo anche un altro programma, Stranger Tape in Town, un ciclo di incontri con talenti del Rap e del Trap italiano in onda su Rai 4 dal 2 novembre.
Ma per ora ci muoviamo sul nuovo cantautorato italiano: per tracciare il percorso di questo nuovo programma e per riflettere anche un po’ sul ruolo della radio abbiamo avuto il piacere di una chiacchierata con i padroni di casa.
Partiamo dal concept di Esordi: perché viene presentato come un no talent? Qual è l’elemento ‘negativo’ che viene espunto e rifiutato dal format?
Gino Castaldo: “Esordi” non ha le caratteristiche che si attribuiscono ai talent. Prima di tutto non c’è una gara, che è l’elemento che apporta quella drammaturgia che non ha niente a che vedere con la musica e con lo spettacolo. Cercheremo di promuovere e valorizzare le cose nuove senza le necessità televisive della gara.
Tolto quindi ‘il conflitto’, diciamo che si mantiene una la funzione del tutoring propria del talent: è quest’ultimo l’elemento su cui punta, oltre che sulle canzoni?
Gino Castaldo: Non proprio. Quello che proponiamo è un confronto e una narrazione degli esordi che possa avvicinare i giovani a quelli che sono stati gli inizi di grandi artisti, per ripercorrere insieme la narrazione dell’esordio.
Approfitto di Castaldo per una riflessione più ampia sul racconto della musica in tv, che al momento – e penso soprattutto alla tv generalista – passa per diversi format: penso a Grazie dei Fiori, a Unici, agli speciali come quello di Mia Martini, a una prima serata come Una Storia da Cantare, da cui Esordi sembra riprendere un po’ ‘il filo’ del cantautorato. Un’operazione che ha al centro soprattutto la storia…
Raccontare e conoscere la storia è essenziale per chiunque voglia lavorare sull’espressione e più in generale per vivere. In musica lo vediamo continuamente: gli artisti più forti sono quelli che sanno bene da dove vengono e che hanno chiaro dove vogliono andare. Quello che abbiamo scoperto in queste settimane di “Esordi” è che spesso le vicende che avvengono all’inizio di una carriera, i primi passi di un artista, sono molto significativi perché ci si gioca il rapporto tra convinzione e consapevolezza di se stessi.
Ma è il momento di coinvolgere tutti la coppia per uno sguardo più ampio sui media e sull’operazione di ‘rimediazione’ tra radio-tv-web che Esordi sembra voler incarnare. Proprio la radio finora ha mostrato di essere il mezzo che più di altri ha saputo adattarsi all’evoluzione tecnologica e mediale. Ma in questo adattamento la radio ha perso qualcosa della propria identità profonda?
Castaldo: Al momento no. Nel senso che tutto il resto sono aggiunte, amplificazioni inevitabili nel sistema contemporaneo, maoggi quello che continuiamo a fare è sempre e soprattutto un programma radiofonico. Quello rimane la natura più profonda e la matrice intoccabiledi quel che facciamo.
Stokholma: Forse non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda perché sono decisamente di parte. Per me la radio mantiene, ha mantenuto e manterrà sempre il suo fascino: così come quando ero piccola questo mezzo meraviglioso mi ha cresciuta, anche ora continua a farlo. Adesso sono una donna e la radio continua a contribuire alla mia crescita. La sua evoluzione è stata sicuramente positiva.
In fondo sembra che la radio si spinga ormai oltre la radiovisione tanto da tornare – ed Esordi ne è un esempio – a una delle suoi funzioni pionieristiche, far conoscere nuova musica e nuovi artisti. E’ un modo per rosicchiare un po’ di ‘posizioni’ al web?
Stokholma: La radio e il web vanno di pari passo: la mia ricerca musicale nasce dal web, ma poi la porto in radio e la condivido. Dalla radio poi, torno nuovamente al web, per comprare musica e guardare video per esempio.
Castaldo: Non si vuole “rosicchiare” niente al web, non può esistere una competizione su quel piano. Invece, si ha il piacere di approfondire il ruolo della radio che può essere e deve essere far conoscere cose nuove. Questo è il ruolo primario e la bellezza del mezzo radiofonico.
Qualche curiosità sulla costruzione del programma però ce l’ho e la chiedo a Ema. Come viene preparata la puntata? La selezione degli esordienti e la scelta dei maestri sono correlate? Insomma, ‘vengono prima i maestri o gli esordienti’?
In realtà la scelta degli emergenti e degli artisti che ospitiamo al telefono o i conduttori che ci vengono a trovare è casuale, forse è proprio questo il bello: raccontare e mischiare i racconti, le storie e gli aneddoti degli esordi di tutti, confrontandosi.
Dal racconto della storia alla presentazione del presente, ma in conclusione vorrei dare con Ema un’occhiata al futuro prossimo della musica live, segnato dalla pandemia. La musica vive anche di condivisione nello stesso spazio e nello stesso luogo: il blocco dell’attività live è una gran botta per un comparto competitivo, centrale nell’industria musicale e dal notevole impatto lavorativo, diretto e di indotto. Ci sono però tentativi di immaginare altre forme live. Penso al ‘superlive’ dei BTS, ad esempio, anche se può trattarsi di un caso ‘fuorviante’ considerata la macchina organizzativa ed ecomica che c’è dietro. Ma quella dei live pay a distanza pensi possa essere una strada percorribile anche in Italia? Ci sono altri esempi magari utili a tuo avviso?
Secondo me non c’è nulla che possa rimpiazzare la musica dal vivo, non ci sono concerti in streaming o dirette che tengano, niente del genere potrà mai rimpiazzare le sensazioni che si provano durante un evento live. Noi ci meritiamo la musica dal vivo e, come tutti, spero e mi auguro che possa ricominciare molto presto.
Per adesso il live si fa in radio, in tv e sul web: l’appuntamento con Esordi è il sabato, dal 31 ottobre, per 5 settimane dalle 21.00 su Radio2 e RaiPlay.