Io ti cercherò, la recensione: Gassmann e la pancia di un Paese stanco
Alessandro Gassmann dona intensità ad un ruolo che, nella sua frustrazione e rabbia, rispecchia un’Italia di periferia che a volte sembra non farcela più
Due episodi su otto non bastano per capire se Io ti cercherò non sia effettivamente “una serie da Raiuno”, come ci ha confidato Alessandro Gassmann. Eppure, la miniserie in onda da oggi, 5 ottobre 2020 (è stata in anteprima su RaiPlay nel fine settimana), per quattro prime serate, ci lascia intuire da subito che la linea gialla che l’attraversa è solo un pretesto per raccontare e mostrare altro.
Una verità sepolta in una Roma lontana dal centro
Che Io ti cercherò sia ambientata a Roma lo si capisce da subito: basta sentire i protagonisti parlare per capire che la Capitale resta una delle location preferite da chi fa fiction. Ma gli eventi che vengono narrati, ovvero la ricerca di Valerio (Gassmann) della verità circa le misteriose circostanze in cui è morto il figlio Ettore (Luigi Fedele), ci conducono in una Roma meno centrale e più periferica.
Il giovane Ettore frequentava un Centro sociale con la fidanzata Martina (Zoe Tavarelli), era reduce da un periodo di volontariato a Lampedusa, viveva in un piccolo appartamento lontano dalle grandi vie centrali cittadine. Valerio, dal canto suo, dopo essere stato congedato con disonore dalla Polizia per una questione di droga (ma è davvero colpevole?) si è trasferito ad Anzio, dove lavora come benzinaio e si è totalmente chiuso in se stesso.
La decisione di tornare a Roma per capire cosa sia successo veramente, le indagini insieme alla vecchia fiamma ed ex collega Sara (Maya Sansa) e l’ospitalità del fratello Gianni (Andrea Sartoretti) fanno sempre in modo che Io ti cercherò non giochi la carta della Città eterna per conquistare il pubblico.
Gianluca Maria Tavarelli, regista delle otto puntate, indaga piuttosto in luoghi in cui si è più vicini alla periferia, dove lo sfarzo non si sa cosa sia, dove riesce meglio a portare a termine la sua mission. Che è quella di raccontare un thriller, certo, ma anche di inserirci al suo interno una rabbia che esplode e che diventa dolore.
La pancia del Paese in prima serata
La trama crime della miniserie sembra essere solo un pretesto per agganciare il pubblico da prima serata di Raiuno. Io ti cercherò riesce a ben amalgamare le intenzioni della tv generalista che strizza l’occhio alla serialità dell’ultima generazione. Non a caso, a scriverla sono stati Maddalena Ravagli e Leonardo Fasoli, artefici di Gomorra-La serie, e Monica Rametta e Massimo Bavastro, al lavoro invece soprattutto per la fiction Rai.
Succede così che la linea gialla della serie segue le regole del genere: indagini, rivelazioni, testimonianze e misteri. Ma, come ormai spesso accade in serie tv di questo tipo, ad interessare davvero è ciò che circonda tutto questo.
Nel caso di Io ti cercherò emerge una sensazione di fondo che, a partire dal personaggio di Gassmann, pervade poi tutti i comprimari. E’ una frustrazione, una rabbia, una desolazione che, per un motivo o per l’altro, tocca tutti i personaggi, ad eccezione di Ettore, la vittima, la cui solarità raccontata tramite flashback permette di alleggerire un tono che altrimenti sarebbe stato troppo cupo.
La rabbia di un padre che sa non rivedrà più il figlio ed il disperato tentativo di rendergli giustizia in alcune scene diventa un’ira nei confronti di un’epoca che non fa altro che metterci di fronte a problemi, discussioni e tragedie.
Quando Valerio spinge verso il mare un ragazzo extracomunitario che ha appena inseguito per farsi restituire il bottino di un furto e gli urla “Tornatene a casa tua!”, salvo poi sedersi a terra ed ammutolirsi, ci restituisce un’Italia stanca, con il fiatone, che cerca colpe altrove ma che sa, in fondo, di dover imparare a guardarsi negli occhi.
Io ti cercherò, una serie non da Raiuno?
In definitiva, Io ti cercherò rispetta tutte le carte necessarie per entrare nel mondo della fiction Rai. Ha un attore protagonista estremamente popolare e garanzia di ottima recitazione; unisce il dramma sociale al giallo; non manca di far emozionare con un amore apparentemente impossibile che trova forza nella tragedia.
Le chiavi per entrare nelle case degli italiani che amano la generalista ci sono, così il tentativo di bussare alla porta di chi fa fatica a seguire una serie su un canale così popolare. Si poteva bussare più forte, certo, ma Io ti cercherò riesce a garantirsi il giusto merito di aver spinto ancora un po’ i limiti delle serie generaliste.