Away, la serie tv di Netflix che va su Marte: la recensione in anteprima (Video)
La recensione di Away, la serie tv di Netflix disponibile dal 4 settembre 2020 e con protagonista Hilary Swank nei panni del Comandante Emma Green, scelta per guidare la prima spedizione di astronauti che andrà su Marte, un viaggio che però rivela ostacoli e paure
L’uomo arriverà mai su Marte, e se sì, quando? In quel di Netfix non si pongono neanche la domanda e sono già partiti, per un viaggio a cui sono invitati tutti i suoi abbonati. E’ Away, nuova serie tv disponibile dal 4 settembre 2020, la novità della piattaforma streaming che propone un genere che ha già fatto capolino in passato sul piccolo schermo, con esiti altalenanti, ovvero lo space drama.
Una spedizione su Marte guidata da… Hilary Swank
Creata da Andrew Hinderaker su ispirazione da un articolo di Esquire di Chris Jones e con, tra i produttori esecutivi, Jason Katims (creatore di Parenthood ed anche autore di un episodio della prima stagione) e Matt Reeves (“Cloverfield” ed il prossimo “The Batman”), Away parte sulla Terra, ma ha lo sguardo diretto verso il Pianeta Rosso.
La serie tv (la cui prima stagione è composta da dieci episodi) racconta infatti l’ambiziosa spedizione internazionale -con, ovviamente, la Nasa in testa- che vuole portare cinque esseri umani su Marte per la prima volta. A guidare il gruppo c’è il Comandante Emma Green (il Premio Oscar Hilary Swank), che ha accettato questa missione della durata di tre anni consapevole di quanto avrebbe dovuto lasciare sulla terra, in primis il marito Matt (Josh Charles) e la figlia adolescente Alexis (Talitha Bateman).
Con lei, un gruppo formato dal pilota di caccia Ram (Ray Panthaki), dal botanico ghanese di fama mondiale Kwesi Weisberg-Adebayo (Ato Essandoh), dalla “star” cosmonauta ed ingegnere russo Misha Popov (Mark Ivanir) e dal chimico cinese Lu Wang (Vivian Wu) che, come la protagonista, lascia a casa il marito ed un figlio.
Partendo dalla base lunare, il viaggio del gruppo capitanato da Emma non sarà facile: tra convivenza forzata, intoppi e dubbi che tutta la missione vada in fumo fino al rischio di non sopravvivere, per la protagonista ed il resto del gruppo raggiungere Marte diventa non solo un obiettivo, ma anche un incubo. Il tutto, mentre sulla Terra Matt ed Alexis seguono le vicende della madre e cercano di vivere le loro vite, non senza problemi e tensioni.
La curiosità che muove lo space drama
Di space drama in giro non se ne vedono molti: un po’ perché raggiungere il successo ottenuto da Star Trek e dalle sue serie derivate è pressoché impossibile, un po’ perché trovare un racconto che sappia adeguarsi a tempi e luoghi… fuori dal mondo è sempre una sfida, sia a livello narrativo che produttivo.
Qualche anno Extant aveva solleticato la curiosità dei telespettatori, mentre più di recente The Orville e Space Force (anche quest’ultimo su Netflix) avevo virato verso la dramedy. Lo spazio genera curiosità, ma bisogna anche sapere come tenere agganciato il pubblico oltre gli effetti speciali e le premesse ultra ambiziose.
Away ci riesce? Ebbene sì, anche se fa strano dirlo. In effetti i dieci episodi che formano la prima stagione non sono tutti riuscitissimi: in alcuni si ha la sensazione di un riempitivo per ingannare l’attesa necessaria per avere la risposta alla domanda che ci si pone fin dal primo episodio, ovvero “riusciranno davvero ad arrivare su Marte?”.
Una risposta che si avrà solo alla fine, sebbene -come si dice spesso- conti più il viaggio che la destinazione. Ed Away, grazie a dei personaggi costruiti in modo tale da offrire numerosi spunti di riflessione (si passa dal tema della spiritualità a quello del perdono, fino ad affrontare anche le attualissime tematiche Lgbtq), non pecca di presunzione accontentandosi delle sue premesse.
Andrew Hinderaker investe molto sui cinque astronauti scelti per la spedizione, dando loro una tridimensionalità che li rende umani prima che eroi. In questo senso l’etichetta di “space drama” diventa quasi rassicurante: sappiamo di essere davanti ad una serie fantascientifica (ma chissà che tra qualche anno non diremo “lo avevano previsto”…), ma non abbiamo il timore di perderci in dialoghi troppo tecnici o scene riservate esclusivamente ad un pubblico di nicchia. Away si propone per tutti e, episodio dopo episodio, ti fa arrivare al season finale quasi senza che te ne accorga.
Netflix, allora c’è vita oltre i teen drama!
A parte qualche raro caso, era da tempo che Netflix non proponeva una serie tv per un pubblico un po’ più adulto, che andasse oltre il teen drama o lo young adult. Proprio nella prima estate senza nuove stagioni di Orange Is The New Black (sì, è già passato un anno), Away regala una boccata di ossigeno all’offerta di serie tv originali della piattaforma, anche se siamo “lontani anni luce” dagli intrighi del Litchfield e dai suoi incredibili personaggi.
Come detto, non stiamo parlando di una serie da incorniciare, ma l’equilibrio trovato tra racconto fantascientifico e quello drammatico (per quanto quest’ultimo possa risultare per certi versi prevedibile) le permettono di raggiungere il suo obiettivo. Away potrebbe diventare, in caso di rinnovo, un appuntamento estivo di Netflix, senza troppe pretese e capace di farci viaggiare… lontano.