Petra, la recensione in anteprima: una serie tv positivamente contraddittoria
La recensione di Petra, la serie tv di Sky tratta dai libri di Alicia Gimenez-Bartlett e con protagonista Paola Cortellesi nei panni dell’Ispettrice della Omicidi di Genova Petra Delicato
Per portare in tv un personaggio all’apparenza (e tenetelo bene a mente) poco empatico come Petra Delicado, Sky ha puntato su un volto a cui, invece, siamo abituati associare risate e buona compagnia, Paola Cortellesi. Una contraddizione che ben si inserisce nel quadro che fa di Petra, la serie tv Sky Original in onda da oggi, 14 settembre 2020 su Sky Cinema ed in streaming su Now Tv, una serie tv positivamente contradditoria.
Lo abbiamo scritto subito: Petra Delicato -sia nei libri di Alicia Gimenez Bartlett (editi in Italia da Sellerio) da cui è tratta la serie, sia nella sua trasposizione televisiva- è un personaggio che solo all’apparenza sembra fredda e distaccata. Nel primo episodio, quasi ci caschiamo: Petra non sorride, indaga controvoglia, vorrebbe restare attaccata a quell’ufficio dell’Archivio che, proprio come la teca dentro cui vive il suo ragno, protegge lei dagli altri e viceversa.
Poi, però, Petra inizia a rivelarsi, e con lei tutta la serie tv, che solo verso la fine del primo episodio (e poi nei successivi) trova un ritmo tutto suo, un’impronta tale per cui la si possa distinguere dalle altre produzioni crime. Il merito, certo, va al personaggio creato dalla Gimenez Bartlett e dalla capacità degli sceneggiatori Giulio Calenda, Furio Andreotti ed Ilaria Macchia (ed in un episodio Enrico Audenino) di farlo aderire al contesto italiano senza dimenticarsi delle sue origini spagnole.
Paola Cortellesi, però, ha saputo ancora una volta dimostrarsi all’altezza della situazione: lavorando di sottrazione, ha regalato una Petra che sembra una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere con tutte le sue emozioni ma capace di trattenerle. Perché? Questo resta un mistero, ma anche una delle varie contraddizioni di cui sopra.
Il detto-non detto di Petra arriva a toccare anche le corde del poliziesco, lasciando qua e là dei piccoli dubbi sullo sfondo di una città come Genova, finalmente location televisiva e capace, così di offrire nuovi spunti e nuove suggestioni per immagini.
A proposito di immagini, quelle tramite cui la regista Maria Sole Tognazzi racconta Petra non puntano all’effetto stupore, ma preferiscono insinuarsi nel racconto mettendosi al servizio dei personaggi, siano essi i protagonisti o quelli della puntata. Ne esce un ritratto umano, a tratti sofferente, in bilico tra la rassegnazione, il sorriso e la speranza.
Quattro puntate sono solo un antipasto di quello che Petra potrebbe offrire sia come racconti (ma sappiamo che si sta già pensando alla seconda stagione: d’altra parte il materiale letterario non manca) sia come offerta del catalogo di Sky, solitamente abituato ad offrire racconti dal forte impatto emotivo e che qui, invece, gioca a fare un passo indietro per lasciare che sia lo spettatore a sbriciare nella vita della protagonista. Una contraddizione, che però funziona.
[Foto di Luisa Carcavale]