Grande Fratello, vent’anni fa la prima volta. Segnata da un mezzo flop
Il 14 settembre 2000 partiva il Grande Fratello. La prima puntata raccolse ‘appena’ 5,4 milioni a fronte dei 5 e mezzo di Fantastica Italiana. Nella finale del 21 dicembre gli spettatori furono 16 milioni. La conduzione della Bignardi, la diretta no-stop su Stream, il boom del portale Jumpy e le tentate incursioni di Quelli che il calcio e Striscia
Quando il mattino dopo tutti si fiondarono a controllare gli ascolti, un clima di gelo calò in casa Mediaset. La primissima puntata del Grande Fratello era stata infatti superata dallo show di Rai1 Fantastica Italiana. 5,452 milioni contro i 5,521 milioni totalizzati da Mara Venier e Massimo Lopez, nonostante uno share che – anche grazie alle durate differenti – premiò Canale 5 (24,78 vs 23,75%). Numero più, numero meno, il responso venne considerato un mezzo disastro. Tutti si aspettavano una partenza sbanca Auditel e i 5 milioni che, al contempo, era riuscito a realizzare Rai2 con il film Delitti inquietanti non fece altro che incrementare l’amarezza.
Il 14 settembre del 2000 era un giovedì. Canale 5 arrivava da mesi di promo distribuiti su tutto il palinsesto. “La tv non sarà più come prima”, ripeteva una voce fuori campo che spiegava come i concorrenti, una volta entrati, non avrebbero avuto a disposizione televisione, radio, telefonino, ma nemmeno carta e penna.
Ad oltrepassare la porta rossa furono appena dieci concorrenti: Francesca Piri, Roberta Beta, Sergio Volpini, Maria Antonietta Tilloca, Lorenzo Battistello, Marina La Rosa, Rocco Casalino, Salvo Veneziano, Pietro Taricone e Cristina Plevani. Non sarebbero stati più così pochi. La prima fu anche l’unica edizione a non prevedere ritiri e squalifiche, con i possibili sostituti – già allertati – che non fecero mai la loro apparizione.
Al timone del programma, prodotto dalla Endemol, finì Daria Bignardi, fino a quel momento nota al grande pubblico per aver guidato il talk di Italia1 Tempi Moderni. Il volto giusto per unire l’alto al basso e generare quel senso di distacco che solo una conduzione non troppo empatica e coinvolta avrebbe garantito. Marco Liorni, invece, ricoprì il ruolo di inviato, chiamato ad accogliere gli eliminati e a riportarli nel mondo reale.
Il mezzo flop dell’esordio venne giustificato dalla lentezza di un kick-off che imponeva la lunga presentazione dei partecipanti, con tanto di coinvolgimento di amici e familiari. “Tutto cambierà con l’avvento delle nomination e delle eliminazioni”, garantirono gli autori. Ed ebbero ragione. La settimana successiva, il 21 settembre, il Gf salì a 7.445.000 spettatori sfiorando il 29% di share, mentre il 28 settembre sfondò il muro degli 8 milioni (31,2%), lasciando Fantastica Italiana – che nel frattempo aveva smaltito la sbornia – al 17,7 per cento. La salita divenne inarrestabile: il 23 novembre si oltrepassò la soglia del 40% di share (11,7 milioni), mentre l’epilogo del 21 dicembre toccò i 16 milioni, con 60 televisori su 100 sintonizzati. Roba da finali sanremesi.
Il Grande Fratello si trasformò in una gallina dalle uova d’oro e se ne accorsero pure in Rai. Il 5 novembre Quelli che il calcio tentò un’incursione a Cinecittà per mezzo di una mongolfiera sulla quale venne fatto salire Francesco Paolantoni. Il comico avrebbe dovuto comunicare ai ragazzi i risultati delle partite, ma la produzione azionò gli idranti e sparò la musica a tutto volume vietando agli inquilini di uscire in giardino, pena l’esclusione. A fronte di una media del 29,5%, nei minuti dell’incursione il programma di Fabio Fazio incrementò la curva fino al 36,2.”E’ crollato il muro di Berlino, o meglio il muro della Rai”, commentò sarcasticamente Fabrizio Rondolino, consulente speciale per la comunicazione del reality. “Nonostante sapessi che c’era addirittura una direttiva di Celli (direttore generale Rai dell’epoca, ndr) per non far parlare i programmi Rai del Grande Fratello, vedo che Fazio ha fatto crollare il muro”.
Pochissimi giorni dopo ebbe decisamente più fortuna Striscia la Notizia che con un mini-elicottero radiocomandato riuscì a recapitare ai concorrenti un messaggio con i quali li avvisava delle minacce di impotenza che, secondo alcuni studi, gli uomini correvano nell’indossare per 18 ore al giorno i microfoni senza fili. “Sono il Gabibbo. Volevamo avvertirvi dei rischi ai quali state andando incontro. Se volete, salvatevi. Se no, pazienza”. La produzione vietò di leggere il messaggio, Pietro tuttavia disobbedì e, venuto a sapere della notizia, minacciò di abbandonare il gioco. Annuncio che rimase tale.
Per seguire le vicende della casa ventiquattr’ore su ventiquattro occorreva possedere un abbonamento a Stream. Qui Barbara Palombelli conduceva il talk al quale prendevano parte i primi eliminati. Parallelamente, su internet la trasmissione si poté seguire sul portale Mediaset Jumpy, che in quei mesi raggiunse il picco di contatti.
Per novantanove giorni il bunker rimase davvero inaccessibile. Solo due le eccezioni: l’ingresso di un cane a metà del percorso e l’intrusione di Emilio Fede travestito da Babbo Natale nella penultima puntata del 14 dicembre 2000.
C’è stato un prima e un dopo Grande Fratello. Quel 14 settembre la televisione si è spaccata in due, segnando una sorta di avanti e post Gf. Al di là del concetto di privacy, letteralmente stravolto, il primo reality show italiano ha trascinato con sé nuovi comportamenti, termini e stili.
Negli anni il Grande Fratello sarebbe divenuto altro. Suite, tuguri, sorprese, subentri in corsa, concorrenti visti altrove e tutt’altro che novizi. Un altro spirito, un’altra concezione di segregazione che poi vera segregazione non è. Ecco allora che, nonostante siano passati vent’anni, il Gf – quel Gf – appare ancora oggi qualcosa di rivoluzionario.