Karol Wojtyla e i media
Qualcuno è giunto anche qui, cercando notizie sulla copertura mediatica che riguarda il progressivo peggioramento della salute di Karol Wojtyla. C’è poco da dire, in effetti, se non che le reti televisive italiane stanno compiendo un’operazione becera. C’è un motivo ben preciso per il quale le[…]
Qualcuno è giunto anche qui, cercando notizie sulla copertura mediatica che riguarda il progressivo peggioramento della salute di Karol Wojtyla. C’è poco da dire, in effetti, se non che le reti televisive italiane stanno compiendo un’operazione becera.
C’è un motivo ben preciso per il quale le trasmissioni continuano, i coccodrilli e le commemorazioni si sprecano, i collegamenti si prolungano oltre ogni logica di buon senso. E il motivo è molto più materiale di quel che si possa pensare: tutti, i Fede, i Vespa, tutti vogliono essere i primi a dare la notizia del decesso.
Per rispetto – un rispetto che va al di là del semplice essere o meno credenti – non aggiungerò altro; chiuderei però con una “notizia” che, unica voce fra le tante che si sono levate nel marasma mediatico, ha dato poco fa Pierluigi Diaco su Radio24: anche se si affrettano i preparativi per la successione, anche se i coccodrilli sono già pronti – e in qualche caso già squallidamente pubblicati – il Papa è ancora vivo, con buona pace di tutti quei corvi che aspettano.
Update: Fabio Fazio in “Che tempo che fa”, intervistando Ferruccio De Bortoli (direttore de “Il Sole 24 ore”), ha appena detto la sua sul tema: non siamo forse partiti un po’ troppo presto?