V – Chiodo scaccia chiodo
Il bello e il brutto di questo lavoro è che occorre essere in grado di riciclarsi. In che modo, direte voi? Be’, è semplice, occorre saper fare un po’ di tutto. Così, mentre ieri finivo finalmente il montaggio – con Premiere Pro – dello spot (spero di poterlo mostrare presto anche in rete, sicuramente l’anteprima
23 Ottobre 2005 10:54
Il bello e il brutto di questo lavoro è che occorre essere in grado di riciclarsi. In che modo, direte voi? Be’, è semplice, occorre saper fare un po’ di tutto. Così, mentre ieri finivo finalmente il montaggio – con Premiere Pro – dello spot (spero di poterlo mostrare presto anche in rete, sicuramente l’anteprima sarà il 30 di novembre a Ostia. Sarò più preciso in futuro), due giorni fa ero in trasferta a Firenze per fare il cameraman in una serie di documentari sulla musica lirica vista attraverso il racconto della vita di personaggi legati a questa realtà. In questo caso, toccava a un mezzosoprano, Daniela Barcellona, che si è rivelata essere una persona deliziosa.
Ecco l’altro lato positivo di questo lavoro: la possibilità di incontrare persone, di conoscerle, di sentire le loro storie. E quando si ha a che fare con una persona come Daniela, cui parlare risulta facile, fluido, semplice e evocativo, diventa tutto più facile.
Era un vero piacere stare a sentire il suo racconto di sé, delicatamente ricostruito attraverso le domande del regista, Andrea Bevilacqua; e contemporaneamente cercare di fare qualche inquadratura significativa, che valorizzasse il suo racconto, senza dare troppa importanza all’immagine rispetto alle parole, ma cercando comunque di dare loro un senso anche visivo.
E così, dopo la passeggiata per Firenze – la più problematica, dal punto di vista delle inquadrature, perché dovevo fare le coperture mentre l’altro cameraman teneva l’inquadratura principale precedendo Daniela e seguito dal regista – e dopo un interessante tour all’interno della mostra Donna Donne, a Palazzo Strozzi, siamo finiti naturalmente a teatro, dove da venerdì sera Daniela è in scena con Tancredi di Gioacchino Rossini. E mentre lei ci raccontava del palco, dell’emozione, del recitare, io cercavo per quanto possibile di raccontare lei e il teatro con la mia telecamera. Il lavoro continuerà nella sua Trieste e poi a Barcellona, ma purtroppo non ci sarò. Mentre salutavo Daniela e suo marito – davvero una bella coppia di persone interessanti – con una punta di invidia per chi sarà con loro al Caffé San Marco di Trieste, ecco che davo un piccolo calcio a un chiodo del palco. Il chiodo rotolava giusto una volta su se stesso per fermarsi poco lontano.
L’avevo cercato, un chiodo, all’ingresso, senza fortuna. E ora mi capitava lì, e chiedeva solo di essere raccolto e messo nel mio fido portatutto. Ché i chiodi del palcoscenico portano bene e accompagnano verso il prossimo lavoro in cui mi riciclerò.
Ecco l’altro lato positivo di questo lavoro: la possibilità di incontrare persone, di conoscerle, di sentire le loro storie. E quando si ha a che fare con una persona come Daniela, cui parlare risulta facile, fluido, semplice e evocativo, diventa tutto più facile.
Era un vero piacere stare a sentire il suo racconto di sé, delicatamente ricostruito attraverso le domande del regista, Andrea Bevilacqua; e contemporaneamente cercare di fare qualche inquadratura significativa, che valorizzasse il suo racconto, senza dare troppa importanza all’immagine rispetto alle parole, ma cercando comunque di dare loro un senso anche visivo.
E così, dopo la passeggiata per Firenze – la più problematica, dal punto di vista delle inquadrature, perché dovevo fare le coperture mentre l’altro cameraman teneva l’inquadratura principale precedendo Daniela e seguito dal regista – e dopo un interessante tour all’interno della mostra Donna Donne, a Palazzo Strozzi, siamo finiti naturalmente a teatro, dove da venerdì sera Daniela è in scena con Tancredi di Gioacchino Rossini. E mentre lei ci raccontava del palco, dell’emozione, del recitare, io cercavo per quanto possibile di raccontare lei e il teatro con la mia telecamera. Il lavoro continuerà nella sua Trieste e poi a Barcellona, ma purtroppo non ci sarò. Mentre salutavo Daniela e suo marito – davvero una bella coppia di persone interessanti – con una punta di invidia per chi sarà con loro al Caffé San Marco di Trieste, ecco che davo un piccolo calcio a un chiodo del palco. Il chiodo rotolava giusto una volta su se stesso per fermarsi poco lontano.
L’avevo cercato, un chiodo, all’ingresso, senza fortuna. E ora mi capitava lì, e chiedeva solo di essere raccolto e messo nel mio fido portatutto. Ché i chiodi del palcoscenico portano bene e accompagnano verso il prossimo lavoro in cui mi riciclerò.