Andrea Pezzi e il Tornasole su TvBlog
Andrea Pezzi e il suo Tornasole riscuotono consensi – e dissensi – anche in rete e sul TvBlog. Ma se ne parla, e questo è un bene per qualsiasi programma. Anche per una trasmissione di nicchia, mi si passi il termine, per orario e contenuti. E anche per intenti. Pezzi dichiarò infatti che Il Tornasole
Andrea Pezzi e il suo Tornasole riscuotono consensi – e dissensi – anche in rete e sul TvBlog. Ma se ne parla, e questo è un bene per qualsiasi programma. Anche per una trasmissione di nicchia, mi si passi il termine, per orario e contenuti. E anche per intenti. Pezzi dichiarò infatti che Il Tornasole è un programma fatto per chi non guarda la televisione. Ma è davvero così? In una breve intervista telefonica – anticipata qui -, Andrea, disponibilissimo, risponde a questa e altre domande.
Io non guardo molta televisione, ecco perché ho deciso di fare un programma come questo. Per parlare di temi reali nel modo in cui la gente ne parla a cena con gli amici. Nessuno, quando chiacchiera con amici intelligenti, parla dei temi che tratta la televisione, e sicuramente non ne parla in quel modo. A Il tornasole proviamo a parlare delle cose come se ne parla abitualmente.
Su internet c’è molto interesse per il tuo programma, pensi di avere un debito nei confronti della rete?
Dipende. Internet da solo non è niente, internet è la sintesi di tante cose, ma svuotata dall’uomo è un nulla. Dentro quel nulla a volte trovi cose e persone intelligenti. Io non adoro internet, anzi, non vorrei che creasse una generazione di disadattati: prima del mezzo io metto l’uomo. Certo, internet spesso tocca delle tematiche che sono reali. Quindi un programma come Il Tornasole che, si spera, parla di temi reali si riverbera su internet, nei forum, nei blog di chi normalmente ha un interesse, una curiosità per quelle tematiche. Ma non è internet ad avere questo valore da solo. Di mezzo c’è la persona. E così come internet dà sfogo a un sacco di persone intelligenti, allo stesso modo lo dà a un sacco di imbecilli.
Andrea distingue molto nettamente il mezzo dalle persone che lo usano, anche se riconosce che
internet per sua natura è più portato a interessarsi di certi argomenti, a differenza della televisione (nota: ieri, su Il Sole 24 Ore, un articolo di Andrea Pezzi proprio su questo tema).
Parliamo degli ascolti de Il Tornasole.
Andrea si dice molto soddisfatto. Gli ascolti sono superiori all’obiettivo di rete, e soprattutto c’è una crescita notevole: il programma non ha un buon traino, parte da un 2% e arriva a un 13%. La media è il 7%, ma il delta di share fra inizio e fine programma è molto buono. La penultima puntata è andata peggio – ma c’era Dalema a Porta a Porta su RaiUno -, ma la lettura dei dati dev’essere fatta in base a queste valutazioni.
Poi c’è una buona attenzione per il programma, al di là delle valutazioni in termini di ascolti. In quindici giorni ho ricevuto 1230 e-mail al mio indirizzo di posta personale, la linea audio è scaricabile come podcast (ed è in classifica fra i podcast più popolari in Italia sull iTunes Music Store, ndR), un caso unico fra i programmi della RAI.
Nel corso della telefonata leggo a Andrea il commento che un’utente firmatasi Professoressa Pozzesi. E’ una piccola carrambata. Andrea è sorpreso, ride e ci dice che è tutto vero: era la sua professoressa di francese alle medie.
Mi dava delle belle strigliate, ma io nutrivo nei suoi confronti una grossa stima e simpatia, e credo che anche per lei fosse lo stesso. Si firma “la professoressa dai voti a colori” perché segnava i voti con matite colorate diverse e capiva la situazione dei suoi allievi con una semplice occhiata al registro. E’ bello ritrovarla così. Grazie ai suoi colori si creava tutta una mitologia fra studenti: per esempio, i secchioni li salutavamo dicendo “Ué, uomo azzurro, come va?“.
E tu come andavi in francese?
Avevo la sufficienza. Ora lo parlo bene, vuol dire che qualcosa mi è rimasto.
Aldo Grasso vi ha un po’ massacrati sul Corriere
In merito non ho molto da dire, sono opinioni, ognuno ha le sue e ha il diritto di esprimerle. Io faccio il mio piccolo programma, credo che non sia il più bel programma della storia, ma neanche il peggiore.
Parliamo di Morgan
Morgan è un ragazzo straordinario. Le nostre strade si sono incrociate, ci siamo aiutati, poi persi, poi incrociati di nuovo; io ho fatto per finta quello che lui ha fatto sul serio e viceversa. Abbiamo un destino legato, c’è un ottimo rapporto fra noi, una bella intesa. A un certo punto dissero che eravamo gay. Non è così, ma io credo in una sorta di omosessualità intellettuale, di un’attrazione puramente intellettuale che si manifesta fra uomini intelligenti, che si capiscono. E’ così fra noi, si vede che tra me e lui c’è un feeling molto bello, che a me piace molto.