Tv e Privacy: quale limite?
Prendo spunto dalla vicenda del piccolo Tommaso per fare una riflessione sulla Tv e su quel diritto chiamato Privacy (volutamente scritto maiuscolo) del quale si sente tanto parlare e che nel concreto è continuamente violato dai mass media. “E la libertà di informazione?” si chiederà qualcuno. A tutto c’è un limite. Il diritto alla Privacy
“E la libertà di informazione?” si chiederà qualcuno. A tutto c’è un limite.
Il diritto alla Privacy non è una cosa dei giorni nostri, ma nasce già in Inghilterra nel lontano 1700. La storia credo non interessi a nessuno, ma un passaggio importante è il riconoscimento di quel diritto dapprima nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e poi nella Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo.
In Italia sia il diritto alla Privacy che la libertà di informazione sono previsti dalla Costituzione rispettivamente all’art. 2 (riservatezza, identità personale e diritto alla protezione dei dati personali) e all’art. 21. Quali siano però i limiti dell’uno e dell’altro, non è scritto ed è materia dibattuta anche dai più grandi esperti.
In “teoria”, i mass media dovrebbero essere tenuti a valutare quali notizie abbiano rilevanza pubblica e quali particolari riguardanti la notizia siano da diffondere e quali no.
Un’attenzione estrema ci dovrebbe essere soprattutto quando al centro di una vicenda vi sia un minore, come nel caso che ho citato all’inizio dell’articolo.
Eppure in questi giorni non sentiamo parlare d’altro che di Tommaso. Servizi di apertura dei telegiornali, approfondimenti, articoli di giornale di più pagine, appelli anche durante il Festival di Sanremo, un blog su Internet, ecc.
Che la notizia sia importante non ci sono dubbi, soprattutto per le condizioni precarie di salute del piccolo, ma mi chiedo quanto realmente tutta questa “pubblicità” possa servire per il ritrovamento di Tommaso e quanto possa essere d’aiuto alle forze dell’ordine la “cronaca minuto per minuto” delle mosse che hanno compiuto e che stanno per compiere.
Le valutazioni fatte dai giornalisti prima di dare in pasto a tutti ogni minimo particolare della vicenda, hanno tenuto conto della Privacy di una famiglia che, nella tragedia per il rapimento del piccolo, è stata anche messa completamente a nudo?
La mia risposta (che non pretende di essere una verità assoluta) a tutte queste domande è NO.
Non vedo nient’altro che un accanimento e una gara a “chi ha la notizia più fresca”, “chi ha retroscena più interessante”…“chi ne sa di più”.
L’attenzione che si sta dando alla vicenda ricorda molto quella data al caso Cogne. Com’era Annamaria Franzoni a 15 anni? Come si sono conosciuti i coniugi Franzoni? Che cos’ha mangiato la famiglia Franzoni la sera prima del delitto? Che tipo di mobili aveva la casa di Cogne? Domande sciocche che però hanno tutte trovato risposta nelle centinaia di ore di trasmissione dedicate al caso.
La conoscenza di questi stupidi particolari a che cosa ha portato? A niente.
Trovo tutto molto squallido.