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God or The Girl – Il parere di don Diego

C’è un Curato di Campagna, che per inciso scrive ogni tanto anche su uno dei blog più noti della blogosfera italiana, Macchianera e che ha un suo blog. Si tratta di don Diego, prete e blogger, che mi è sembrata la persona più indicata per dire la sua sulla questione relativa a God or The

19 Aprile 2006 00:22

Curato di Campagna C’è un Curato di Campagna, che per inciso scrive ogni tanto anche su uno dei blog più noti della blogosfera italiana, Macchianera e che ha un suo blog. Si tratta di don Diego, prete e blogger, che mi è sembrata la persona più indicata per dire la sua sulla questione relativa a God or The Girl, il docu-reality della AETV che sta per andare in onda con le vicende di un gruppo di seminaristi. Pubblico integralmente la risposta di don Diego Goso, che ringrazio per la gentilezza e la rapidità con cui mi ha risposto. Potrei averlo influenzato negativamente parlando di reality in senso stretto (come ho scrittopost precedente a giudicare da quel che si legge sul sito ufficiale si tratta di un qualcosa di un po’ diverso), ma credo che la sua risposta sia comunque interessante e rappresentativa di un interessante e interessat punto di vista.

Carissimo Malaparte, mi fa davvero piacere ricevere la tua richiesta di opinione. Non ho visto il reality in questione per cui mi limito a buttarti giù un commento sull’idea.

Quando qualcuno mi chiede come facciamo noi preti senza una donna, mi viene sempre da domandare in replica come facciano loro con una sola…
Nel senso che troverai sempre qualche “novità” capace di emozionarti, di accendere in te il desiderio, di spingerti ad iniziare una nuova relazione. Inoltre l’esperienza umana ci racconta che sono diversi i rapporti che stendiamo con l’altro sesso e che qualcuno vive davvero più relazioni amorose contemporaneamente, magari sul lavoro, a casa e nel luogo di vacanza.

Il reality che sottoponi mi pare giochi proprio su questo: avere una limitazione o lasciare libero il desiderio della relazione sentimentale.

Funziona di sicuro per la sua componente emotiva ma mi pare imposti proprio male il problema dell’amore, in cui anche la scelta celibataria si colloca.
Amare vuol dire non poter vivere senza quella persona particolare accanto, indirizzare a lei ogni pensiero e azione del proprio essere.
Non è un gioco da mettere alla prova per vedere se riesce. Amare è stare bene con Dio (per le vocazioni religiose) o con la propria compagna o compagno (per le scelte di vita di coppia). Il tradimento, in ciascuno dei due casi, si consuma quando l’altro non ci basta più, quando l’affetto si è raffreddato, quando non ci sono più i momenti di tenerezza e comprensione che lo rendevano alto e prezioso.

Per cui la vocazione non va in crisi e non va in crisi l’amore di coppia se sono vivi e maturi. Crollano se qualcosa in essi già non va da prima. Tornando al reality mi sembra quindi la solita provocazione. Il solito gioco dove si va a cercare la forte emozione raccontata, il cedimento
del tabù supremo sotto la forte arte della seduzione.
Nulla di male se uno lo prende come un gioco e si è alla fine tutti d’accordo forse.
Ma riguardo al mio amore per Dio preferisco vederlo diverso da una bottiglia di spumante che magari scoppia perchè la agito troppo. E spero che sia così anche per i partecipanti.

Un caro saluto a te.
don Diego Goso

P.S. Non sono l’unico a aver pensato di chiedere il parere di qualche blogger addetto ai lavori, se mi perdonate la locuzione. Una coppia di pareri si trova anche su TvBoomerang.