Amore?
RaiUno. Amore. Qualche milione di spettatori avrà appena assistito – come il sottoscritto – a uno degli spettacoli televisivi più devastanti della televisione recente. La Carrà e la sua imitatrice – di quelle che non fa ridere, che si traveste per imitare, lanciata da Costanzo, che uno non avrebbe mai pensato di trovarsi ancora in
RaiUno. Amore. Qualche milione di spettatori avrà appena assistito – come il sottoscritto – a uno degli spettacoli televisivi più devastanti della televisione recente.
La Carrà e la sua imitatrice – di quelle che non fa ridere, che si traveste per imitare, lanciata da Costanzo, che uno non avrebbe mai pensato di trovarsi ancora in giro il sabato sera su RaiUno. Lei, Emanuela Aureli – cantano una canzone che ha dell’orrendo e parla di un’infermiera biondina che esce dall’armadio.
Roba da suicidio di massa previa adesione preventiva a una setta segreta che predica la distruzione degli apparecchi televisivi.
Aggravata da un balletto che si compie – vero e proprio misfatto che contribuisce all’omicidio del varietà – sul retro, ripreso con il minor numero di stacchi che si ricordi a memoria d’uomo, statico, quasi ieratico, se l’aggettivo non fosse fin troppo elevato per un numero del genere.
Messo in scena con un manipolo di ballerine in divisa da infermiera e reggicalze bianco.
Pensavo che quel tipo di infermiere in tv fosse finito con la Cavagna a.F. (avanti Fattoria, nella foto). Invece no, avevo sottovalutato il fatto che intitolare un programma Amore e condirlo di buoni sentimenti non è sufficiente per fare con amore anche la televisione.