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Il mondiale avvelenato

Sarà un mondiale di calcio decisamente atipico, quello che si sta avvicinando. Tanto per cominciare, perché la RAI non trasmetterà tutte le partite e ritorneremo indietro di almeno una trentina d’anni, quando il posto per vedere i mondiali era il bar: le televisioni non erano in tutte le case, il tubo catodico era un investimento

1 Giugno 2006 08:55

Sarà un mondiale di calcio decisamente atipico, quello che si sta avvicinando.
Tanto per cominciare, perché la RAI non trasmetterà tutte le partite e ritorneremo indietro di almeno una trentina d’anni, quando il posto per vedere i mondiali era il bar: le televisioni non erano in tutte le case, il tubo catodico era un investimento per i locali. Oh, sì, certo, l’Italia è appannaggio anche del servizio pubblico, ma gli appassionati non si fermeranno a pochi grappoli di partite.
La stessa cosa è accaduta per un po’ per il campionato, ma il mondiale è il mondiale.
Però.
Però quest’anno c’è qualcosa di diverso. C’è che il calcio degli interessi, delle fideiussioni, delle quotazioni in borsa, delle intercettazioni e dei furbetti, dell’italietta e dei miliardi ha avvelenato il clima. E chi rischia grosso, in questo senso, è proprio la televisione che, con il suo meccanismo perverso e a tratti insulso, ha alimentato – insieme alla quotazione in borsa delle squadre – un calcio che trascende dallo sport e diventa semplicemente affari. La tv rischia di soccombere a causa del sistema stesso che ha alimentato. Ma l’Italietta riuscirà, questo è fuori discussione, a resuscitarla, trovando qualche capro espiatorio e fingendo che tutto sia sotto controllo. Almeno provarci, a ricordarlo oggi per il futuro, è già qualcosa.