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All’ultimo posto fra i telespettatori europei

Era l’ultima puntata di questa edizione de L’Eredità: l’ultima con Amadeus – seguirà Carlo Conti? -. E il dato interessante, che vorrei commentare con voi, deriva da un gioco. Un gioco che causò anche qualche problema a L’Eredità a causa della “discinta” Giovanna, poco gradita a certi puritani che ogni tanto si ricordano di accendere

5 Giugno 2006 18:38


Era l’ultima puntata di questa edizione de L’Eredità: l’ultima con Amadeus – seguirà Carlo Conti? -. E il dato interessante, che vorrei commentare con voi, deriva da un gioco. Un gioco che causò anche qualche problema a L’Eredità a causa della “discinta” Giovanna, poco gradita a certi puritani che ogni tanto si ricordano di accendere la tv e si scandalizzano per il nulla. Si tratta, l’avranno capito gli appassionati de L’Eredità, del gioco chiamato La scossa.
Ebbene, questa sera si parlava di televisione, ne La Scossa, e in particolare si chiedeva di non nominare – questo il meccanismo del gioco – il popolo europeo che guarda meno la televisione.
Ora, nonostante tutto, lo sapete qual’è questo popolo? Gli italiani.
C’è poco da fare: il numero totale di persone che in Italia si sorbisce la sempre meno decente televisione generalista è in diminuzione, al punto da collocarci proprio all’ultimo posto fra i telespettatori europei. Nonostante la televisione sia sempre più spesso un parcheggio per i bambini (ma i genitori usano le cassettine, per parcheggiarli. Chiedete, chiedete in una scuola elemetare).
Cosa ci insegna tutto questo?

A noi poco: la tv continuiamo a guardarla, se siamo qui a scriverne, a parlarne, a cercar notizie, a commentare. La guardiamo per piacere, per dovere, per lavoro, ma la guardiamo.
E dobbiamo riconoscere che la qualità di questa tv è in calo, e che se la fuga dei telespettatori si compie (verso altre piattaforme? verso altri media? verso l’alcol o verso un destino di punch e giornale?) ci sono responsabilità oggettive di chi produce e mette in onda i contenuti.
La disaffezione è un dato estremamente pericoloso per tutto il sistema, e la risposta alla disaffezione non può che essere un cambiamento. Perché lorsignori che ragionano in termini di punti percentuale dovrebbero sapere che il valore assoluto è quello che conta, a lungo termine. In quale direzione? Parliamone.
Io ho le mie idee e qualche ricetta, non miracolosa, è chiaro. Produzione di fiction seriale di qualità – da vendersi anche all’estero -, rispetto dei palinsesti e delle messe in onda per la fiction seriale estera, ripensamento del ruolo del reality show, idee, storie da raccontare, informazione e intrattenimento leggero di qualità (si può fare, ne sono certo), sfruttamento delle tecnologie digitali e della loro versatilità per abbassare i costi delle realizzazioni a scapito di un impegno maggiore in fase di ideazione e scrittura, rispetto dei ruoli (per gli attori si scelgano veri attori e non conduttori che si improvvisano), e via dicendo.
Certo, è un “proclama” un po’ astratto, e realizzabile in chissà quanto tempo.
Ma è un qualcosa, mi pare. Discutibile, modificabile, completabile, ma è un qualcosa.